Mito e realtà

Torna a dilagare, per le strade di Reggio Emilia, la marea umana di Argonauti, composta da attori – professionisti e non – e cittadini.

Il mito degli argonauti in viaggio alla ricerca del vello d’oro fa da struttura drammaturgica all’ultimo lavoro del Teatro dell’Orsa. Archetipo di quella recherche che, in Europa, produrrà un profluvio di narrazioni, avendo per meta sia oggetti “reali”, quali il Santo Graal, sia immateriali, come la memoria perduta.
Il viaggio degli eroi greci si snoda come uno stationendrama attraverso vie e piazze centrali, quartieri periferici, luoghi dello spaccio e giardini pubblici – ritrovo di badanti straniere. La città di Reggio Emilia assume su di sé il compito di fare da scenografia naturale ma altresì metareale di questo viaggio iniziatico, che è scoperta di sé, dei propri limiti e risorse, e dell’altro da sé come fonte di arricchimento e possibilità di incontro.
E così può capitare che, in una serata umida e uggiosa, una marea di persone sia spinta a ritrovarsi per ascoltare il racconto non solamente del mitico Giasone, ma di qualunque uomo o donna costretto a errare – dalla necessità materiale o dal timore per la propria incolumità. E accanto allo straniero in cerca del vello d’oro, si affastella una serie di personaggi che spargono, come petali nel vento, i frammenti di racconti autentici – propri dei giovani protagonisti – e di rimandi al mito che, in un cortocircuito felice, si rispecchiano nell’esperienza comune, intessuta di bisogno di appartenenza, desiderio di rivalsa, oggettiva difficoltà a fare i conti con l’iniziazione alla vita. Medea, amante, che sogna un happy ending con Giasone non è distante, in quel suo innamoramento cieco, dalla liceale che farebbe di tutto pur di conquistare il proprio idolo.
Anche la dimensione metateatrale di disvelamento della finzione e dell’inganno aiuta a creare un clima insieme ludico e straniato, che consente l’interazione coi bambini ma anche il confronto intellettuale con l’adulto consapevole. Emblematiche, a tal proposito, le scene di Giasone che gioca a ping pong con Eete e la battaglia a colpi di rotoli di carta igienica; ma anche il fatto che tutto questo vada in scena là dove il cittadino di Reggio Emilia evita di recarsi, soprattutto di notte, per non ritrovarsi in situazioni di pericolo. Cortocircuito che dirompe nella figura del dittatore – di uno Stato africano – che rappa la sua ferocia nel cortile della Camera del Lavoro di Reggio Emilia: la negazione del diritto anche solo alla sicurezza personale agita in un luogo simbolo della dignità dell’essere umano, in quanto tale e ancora prima che lavoratore.
Come nei trionfi, in molti recano come stendardo la nave degli argonauti, fatta di semplici assette di legno verniciate coi colori, i messaggi e i pensieri di tanti cittadini – alcuni timorosi, altri addirittura ferocemente contrari e altri, infine, aperti verso lo straniero, il diverso, il non conosciuto.
Due ore intense ed emozionanti sfociate in una danza collettiva. Il rito laico del teatro scende in strada e trova spettatori e protagonisti – fuori dai bolsi salotti borghesi della domenica pomeriggio.

Lo spettacolo è andato in scena:
Reggio Emilia, varie location

sabato 16 settembre, ore 21.00

Argonauti – alla ricerca del vello d’oro della dignità
ideazione Monica Morini, Bernardino Bonzani e Annamaria Gozzi
ideazione e realizzazione grafica e scenica Michele Ferri
scenografie Franco Tanzi e Michele Ferri
musiche originali dal vivo Gaetano Nenna e Antonella Talamonti
Banda della Colchide: Martina Di Falco, Marcello Iotti, Gaetano Nenna e Matteo Sassi
luci Lucia Manghi
riprese video Samuele Huynh Hong
video Alessandro Scillitani
con 50 argonauti di qui e d’altrove. Giovani di seconda generazione, migranti, rifugiati, italiani
Ogochukwu Aninye, Aida Aicha Bodian, Barbara Bonomo, Elia Bonzani, Bah Boubacar, Sara Bulgaro, Moussa Camara, Giulia Canali, Giacomo Capucci, Umberto Capuano, Ezio Castagna, Omar Cham, Bakare Chigne, Fatou Audrey Coly, Ousmane Coulibaly, Alessia Davoli, Fabio Davoli, Djibril Cheickna Dembélé, Mamadou Diallo, Babou Diarra, Lucia Donadio, Ezekiel Ebhodaghe,Francesco Garuti, Elisa Gherpelli, Modou Gueye, Yasmin Vanessa Hanson, Margarita Jablonska, Musam Jawo, Alassane Kourouma, Monson Kone, Amadu Mohammed, Jules Souleymane Ndoye, Endurance Okho, Isabella Polisena, Lamin Singhateh, Chiara Ticini, Diawoye Toure e Frencis Yeboah
progetto MigrArti 2107 – MiBACT / Comune di Reggio Emilia
realizzato con Roots Evolution
partner Cooperativa Dimora d’Abramo, Camera del Lavoro Territoriale di Reggio Emilia, La Corte Ospitale, FederGAT, Europa Teatri
in collaborazione con Comitato Cittadini via Roma e Parco Santa Maria, Ghirba biosteria della Gabella, Nessuno Escluso, Ecocreativo, La Polveriera, Consorzio Sociale Oscar Romero, Centro Sociale Catomes Tot, Biblioteca Panizzi e decentrate, Til, Coop Alleanza 3.0
spettacolo inserito nell’ambito delle iniziative sui diritti del Comune di Reggio Emilia Città Mondo