Tessere un racconto

Il mito del filo di Arianna diventa una storia semplice ed attuale nella performance Arianna guance di panna: il palco del Teatro Due ospita questo riuscito ed ironico recital per la regia di Cinzia Villari che amalgama con sapienza la reinterpretazione di un classico con il potere emozionale di una cronaca della porta accanto.

Arianna è una ragazza sensibile: il suo affollato e dolente mondo interiore, che sbuffa parole e fumo di sigaretta, è costellato di granelli di sabbia che graffiano sottopelle. Suo padre, Minosse, è un uomo potente e cupo, un padre distante e sprezzate e un marito violento. Nessun membro della famiglia è al riparo dall’anaffettività del mostro paterno; la madre della giovane, devota al sacro veleno dell’alcool, ama incondizionatamente un marito che la umilia e la picchia: non sa difendersi dal suo orco e non riesce nemmeno a preservare i suoi figli, tanto che, percossa dal marito mentre portava in grembo il fratellino di Arianna, mette al mondo un figlio inumano, dalle fattezze mostruose. Arianna si dibatte nei ricordi lividi di un’infanzia negata; a lei è chiesto di divenire genitore, di assumersi la responsabilità del suo amato fratello, il Minotauro. I suoi coetanei la deridono e la isolano, prendono in giro suo fratello e lei si difende mitragliando l’aria con frasi ironiche, celando il dolore dell’isolamento con un umorismo che sa di sale. Arianna ha smesso panni di una eroina mitologica, ha perso forma e consistenza divina per franare nell’oblio dei mortali. La delicatezza dei suoi racconti, sviliti dal padre come i suoi quadri, implodono nella fragilità estrema di una principessa in minigonna che non piange. È l’amore, forse, il suo riscatto: è Teseo, il giovane dei suoi sogni, un eroe che la trarrà in salvo, facendola sorridere e proteggendola; un amore che viene dal mare, con le braccia forti e tanti capelli scuri. Come i granelli di sabbia catturati dal vento, l’Arianna dalle soffici guance di panna desidera di essere rapita e portata via, forse da un Dio che tutto vede, non bello come una statua ma pasciuto e buffo, con un capello e un solo, enorme, orecchio.
Lo spettacolo dura un doloroso battere di ciglia. Sul palco Alessandra Fallucchi, nei panni di Arianna, governa da sola lo spazio scenico, sostenuta dall’elegante commento musicale del maestro Marco Turriziani: carismatica e graffiante, l’attrice inchioda il suo pubblico con un monologo serrato, che lascia affiorare un dramma umano, fuso con l’immagine archetipica di un mito. La drammaturgia teatrale contemporanea rispecchia ineluttabilmente la realtà sociale che la nutre: l’urgenza di raccontare l’incomunicabilità, la frammentazione interiore e il silenzio trova sbocco nella rilettura di un classico, prestando la sua potente voce a una contemporaneità che ha perduto il suo filo insieme ad Arianna.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Due Roma
vicolo dei due macelli, 37 – Roma
venerdì 14 dicembre, ore 21.00

La compagnia Il Carro Dell’Orsa presenta
Arianna guance di panna
di Cinzia Villari
regia Cinzia Villari
con Alessandra Fallucchi
contrabbasso Marco Turriziani