Un assurdo classico

Il teatro Marconi presenta Aspettando Godot, storia dell’essere umano incatenato da un crudele destino e inutilmente costretto ad aspettare qualcosa, qualcuno per l’eternità.

Aspettando Godot è una delle opere più famose di Samuel Beckett, drammaturgo irlandese associato – suo malgrado – al teatro dell’assurdo. Il primo atto narra la vicenda dei barboni Vladimiro ed Estragone, i quali, aspettando il fantomatico Godot, passano le loro giornate a lamentarsi. L’incontro non avviene, ma i due si imbattono in un uomo e nel suo servo, presentatisi come Pozzo e Lucky, e successivamente in un messaggero che riferisce l’arrivo di Godot il giorno dopo. Il secondo atto ripropone ciclicamente le scene con delle lievi differenze.
Lo spettacolo presenta un forte accostamento all’originale, scegliendo di riprodurre le vicende con i canonici costumi e le classiche battute; gli attori si muovono placidamente sul palco proprio come farebbero due barboni stanchi e annoiati, non mancano i momenti di spensieratezza mescolati ad attimi seri, facendo sentire l’irrazionalità delle azioni e la vacuità delle parole. Il tutto è accompagnato sullo sfondo dall’immancabile albero morto, anche se, in questo caso, gli è stata data una consistenza metallica, piccola libertà che però non inficia l’atmosfera complessiva.
Gli attori vivono un eterno dramma, da una parte il dovere dell’attesa e, dall’altra, la volontà mai sufficiente di spezzare la ciclicità della loro vita che ruota intorno allo sconosciuto Godot. Questa dicotomia è ben interpretata grazie alla melanconia che, da un lato, spinge i due protagonisti a cercare una via di fuga dalla loro condizione, e, dall’altro, li ferma sempre poco prima di prendere una scelta. Tale caratterizzazione viene assistita dalla musica di Massimiliano Pace, ritmi lenti e note dolci evocano tutta la tristezza dei personaggi e il loro spaesamento di fronte all’assurdità della vita.
Proponendo una versione rispettosa dell’originale, Boccaccini porta Estragone e Vladimiro a parlare di argomenti futili e lontani dal contesto significante, dunque conduce Aspettando Godot sul solco di una dilagante incomunicabilità. Tuttavia a essere parzialmente persa dallo spettacolo è proprio la destrutturazione di una parola, che, privata del contenuto, non dovrebbe più a trasmettere nulla, tanto meno essere comica, ma che per l’enfasi cui viene costretta risulta piegata sul divertissement e, di conseguenza, smorzata nella propria intrinseca assurdità, così frenando l’ottima riuscita di uno spettacolo e rompendone l’atmosfera che andava via via formandosi.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Marconi

Viale Marconi, 698E – Roma
da giovedì 22 marzo a sabato 24 ore 21,00, domenica 25 ore 17,30

Aspettando Godot
di Samuel Beckett
regia Claudio Boccaccini
con Felice Della Corte, Pietro De Silva, Riccardo Barbera, Roberto Della Casa e Francesca Cannizzo
musiche di Massimiliano Pace