Sul palcoscenico dell’Out Off, Lorenzo Loris rispetta il volere di Samuel Beckett e, insieme, rende attuale un testo senza tempo.

Samuel Beckett era e rimane un mistero.

La critica ha provato a spiegarne concetti e stile – celebre resta la definizione di “Teatro dell’Assurdo” coniata da Martin Esslin – ma l’autore irlandese per primo rifiutava quelle definizioni, così come di spiegare i suoi lavori. Del resto, il valore di un’opera sta nel riuscire a comunicare qualcosa a ognuno di noi, anche se non sempre la stessa cosa e, soprattutto, a distanza di anni dalla sua creazione.

La regia di Lorenzo Loris – firmata nel 2009 – quasi 60 anni dopo la prima rappresentazione di En attendant Godot, ha anzitutto il merito di restituire il divertissement, perché l’autore stesso affermava di essersi dedicato al teatro: «per rilassarsi, e rifuggire da quella prosa orribile che allora scriveva». Beckett, maestro nello scarnificare personaggi e vicende, attraverso il teatro dava finalmente corpo ai suoi protagonisti – usando, al posto della sostanza impalpabile di cui son fatti i sogni, la dura realtà. E sulle tavole di un palcoscenico, materiali come la quotidianità ed effimere come la vita, Beckett ieri e Loris oggi restituiscono tutta la complessità tragicomica dell’esistenza.

La reiterazione dei nonsense, gli abiti e i movimenti alla Charlot dei protagonisti, Vladimiro ed Estragone – anch’essi vagabondi come il personaggio di Chaplin – la filata di Pozzo che imita l’eroe tragico nel descrivere il tramonto – notata con acume inimitabile, nel lontano ’56, da Fruttero – l’attesa di Godot – il Deus ex machina che dovrebbe risolvere la situazione come nelle tragedie greche – che però non arriva mai e manda al suo posto il ragazzo – Hermes, il messaggero degli dei, nelle vesti di un pastore – e il continuo passaggio da linguaggio alto a battuta scurrile – che ben si sposa con la tradizione shakespeariana, anche se Aspettando Godot fu scritto originariamente in francese – oltre all’unità di tempo e luogo, insomma tutto in questo testo e nello spettacolo in scena all’Out Off suona come un grido disperato contro il néant, pennellato coi toni del nonsense, perché la disperazione umana si gioca troppo spesso sul campo della perdita di sé e di senso, nella noia e nell’incapacità di essere felici, più che consumarsi nell’autentica tragedia.

Un testo, quindi, che da sempre suscita molteplici letture: rappresentazione dell’impotenza umana di fronte ai lager, impossibilità di agire all’interno della contrapposizione tra i due blocchi durante la Guerra Fredda, speranza infondata di redenzione, etc. etc., e, oggi, può ricordare a tutti, in questo mondo globalizzato, bombardato dall’informazione usa e getta – che milioni di individui spinti ai margini condividono con Estragone e Vladimiro l’impossibilità di vivere, e non solamente sopravvivere nella nostra società fatta di lucchetti e cellulari.

E per restituire questo sforzo sovrumano di trovare un senso, un qualcosa da fare per non morire di noia e disperazione, ecco che i due bravissimi interpreti, Gigio Alberti e Mario Sala, si muovono con abilità su quel filo sottile, teso tra restituire l’umanità dei personaggi – decisamente forte il grido commosso di Alberti rivolto al pubblico – e mantenere la dimensione clownistica, fedele ai dettami dell’autore. Mentre Lorenzo Loris, Dimitris Statiris e Fabio Cinicola utilizzano le proiezione video in bianco e nero di alcuni escavatori al lavoro per rendere, anche a livello di immagini, questa continuo, costante, inumano e profondamente umano tentativo dei due clochard di spingere, come Sisifo, il proprio masso dalla base alla cima del monte – per l’eternità.

Lo spettacolo continua:
Teatro Out Off
via Mac Mahon 16, Milano
fino a domenica 7 febbraio
orari: da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16.00

Aspettando Godot
di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero
regia Lorenzo Loris
con Gigio Alberti, Mario Sala, Giorgio Minneci, Alessandro Tedeschi, Davide Giacometti
scene Daniela Gardinazzi
costumi Nicoletta Ceccolini
consulenza musicale Andrea Mormina
disegno video Dimitris Statiris e Fabio Cinicola
luci Luca Siola
produzione Teatro Out Off