Non esiste la mafia in Veneto

Al Teatro di Porta Portese arriva la testimonianza delle vicende dell’Aspide, società veneta condannata per associazione mafiosa nel 2011.

Ritmo. Ciò che colpisce di Aspide – Gomorra in Veneto è innanzitutto il ritmo. Incalzante ma misurato, rapido ma preciso.

Il testo non si concede divagazioni, arriva dritto al punto senza sbavature. Il suo autore, Tommaso Fermariello, qualche mese fa ha vinto il Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli per autori under 30 con il suo nuovo testo, Fantasmi.

La chiarezza è il secondo dei punti forti di questo spettacolo. Senza risultare in alcun modo retorico, Aspide prevede perfino una lavagnetta sul fondo del palco su cui una delle due protagoniste appende, nei primi minuti dello spettacolo, i nomi dei protagonisti della vicenda. È una scelta ovvia, ma poche volte praticata. Il miglior modo per condurre gli spettatori a scendere nei meandri più oscuri dell’Aspide, società che prestava denaro a usura a imprenditori in difficoltà all’indomani della crisi del 2008.

«Abbiamo deciso di concentrare le nostre operazioni nel nord-est perché qui il tessuto economico non è così onesto». Questa frase, pronunciata dal principale responsabile di Aspide Mario Crisci, è in qualche modo il centro dello spettacolo. La cornice narrativa è quella di una giornalista di un quotidiano veneto (Gioia D’Angelo) che, incaricata di scrivere un articolo sul processo contro l’Aspide, si addentra fra documenti d’archivio e verbali di processo, sempre più coinvolta dall’argomento di cui deve trattare e dal sogno di diventare la «Roberto Saviano del Basso Veneto»; accanto a lei trova spazio sul palco anche la voce e la storia di Rosalina Ruotolo (Martina Testa), moglie di un imprenditore di Padova che chiede all’associazione malavitosa un prestito dai pesanti tassi di interesse pur di salvare l’azienda edilizia famigliare dalla crisi.

Il gruppo di Aspide, che millantava legami con il clan dei Casalesi, si era spostato dalla Campania al Veneto, da dove aveva fatto nascere una rete di contatti e di rapporti di forza e di corruzione – «come un cancro», dice lo spettacolo – attraverso la quale aveva messo in ginocchio 130 industriali di diverse regioni di Italia. utilizzando metodi di stampo chiaramente mafioso e ottenendo, di converso, l’abituale omertà di chi vede ma fa finta di niente. È Rocco Ruotolo, marito di Rosalina, a ribellarsi e a denunciare il tutto alla polizia, che gli chiede però di passare alcuni mesi come infiltrato per poter raccogliere un numero sufficiente di prove.

Presentato lo scorso anno a Padova, Aspide – Gomorra in Veneto ha ricevuto il patrocinio di Libera – Associazione contro le mafie e sta adesso iniziando a girare l’Italia. Questo spettacolo recupera pienamente la dimensione di teatro documentario – che di recente aveva toccato livelli altissimi in Libya Back Home della Ballata dei Lenna, presentato al Roma Europa Festival sempre l’anno scorso – attraverso l’utilizzo e il riferimento continuo ad articoli di giornale e atti d’ufficio dei tribunali; niente è inventato, a cominciare dal nome della famiglia che avrebbe alla fine sporto denuncia; ma pur partendo da tutti questi dati concreti, cartacei, quasi burocratici la narrazione sa essere allo stesso tempo molto visiva, quasi cinematografica, riuscendo a imprimere nella mente dello spettatore le immagini di quanto viene raccontato semplicemente a parole.

Aspide – Gomorra in Veneto riporta così alla mente episodi e sensazioni di Cent’anni a Nordest di Wu Ming 1, straordinario racconto-inchiesta sui fantasmi e sulle contraddizioni del Veneto e del Friuli; comune alle due opere è la sensazione di una tendenza costante al nascondimento che come uno strato di nebbia avvolge e copre ogni cosa; la scoperta di una rete tanto fitta e tanto presente sul territorio è un vero e proprio shock culturale, tant’è che l’avvocato difensore di Crisci e compagni chiede al giudice di non accusare i suoi assistiti di associazione a delinquere a stampo mafioso in virtù del semplice fatto che la mafia sarebbe un fenomeno meridionale, del tutto estranea a una delle regioni più economicamente avanzate di Italia come il Veneto.

Anche se la recitazione forse non sempre è perfetta e tende un po’ all’eccesso, si esce di sala emozionati e al tempo stesso informati su una vicenda che sui giornali non ha ottenuto il peso che meriterebbe; sarebbe auspicabile una sua distribuzione nelle scuole.

Lo spettacolo continua
Teatro di Porta Portese
Via Portuense 102, Roma
Martedì 25 ore 21

Archipelagos Teatro presenta
Aspide. Gomorra in Veneto
patrocinato da Libera – Associazione contro le mafie
testo di Tommaso Fermariello
con Gioia D’Angelo, Martina Testa
audio e luci Alberto Maria Salmaso