Guanella Campo Tearale: in scena, Barbara Apuzzo e una rana di peluche, una sedia con le ruote e una senza, un paravento e tanto bianco. Quando l’handicap non cerca commiserazione, l’ironia è pulita, la teatralità scorre e il messaggio arriva forte e chiaro.

D’impatto, Baba stupisce, colpisce, comunica. Una sedia volutamente  troppo alta, una luce troppo bianca, la grande comunicatività dell’attrice e altri tre ingredienti fondamentali fanno di questo spettacolo un’esperienza forte e interessante, capace di suscitare lacrime, risate e pensieri, senza mai scadere nella banalità.

Primo ingrediente: una teatralità consapevole. Barbara Apuzzo, interprete e coautrice (insieme a Gigi Ghezzi) dell’opera, rivela una piena conoscenza e padronanza del linguaggio teatrale. La voce, il testo, il corpo e soprattutto il viso, lo spazio e i tempi sono gestiti con lucidità e sicurezza, e creano delle scene complete, piene ed efficaci. Frasi all’apparenza neutre e innocue,  come «se mi ubriaco dondolo», si caricano di un’espressività e un’acutezza non comuni grazie a Barbara, alla sua espressività e alla sua autoironia. Ottimi stratagemmi teatrali rendono tangibili ed emozionanti immagini che altrimenti resterebbero solo faticose astrazioni – la rana sulla sedia a rotelle, i disegni di Giorgia da cui Baba riparte per raccontare di sé, l’uso del paravento per i cambiamenti di ruolo. Certo, qualche volta i movimenti sono un po’ troppo didascalici e ridondanti (come quando, trascinata dall’enfasi del racconto, Baba mima la costruzione di castelli di sabbia) e la scelta musicale non è proprio impeccabile (l’irrealistico lento per la scena del ballo sembra puntare ad una pilotata commozione in sala più che a una coerenza espressiva) o non altamente curata, come dimostra l’utilizzo dei brani dei Sigur Ros, sicuramente evocativi e ricercati ma ormai inflazionati dalla loro massiccia presenza nello spettacolo italiano contemporaneo; ma forse queste imperfezioni sono da attribuire alla scelta di salvaguardare un importante caratteristica, che diventa così il secondo importante ingrediente: la fruibilità. Con il suo linguaggio semplice, diretto e senza fronzoli, i personaggi chiari e ben definiti, le situazioni quotidiane, gli oggetti riconoscibili e i simboli inequivocabili, Baba si propone come spettacolo adatto a tutti gli adulti e estendibile, con cautela, anche ai ragazzi delle superiori, con l’intento di portare il suo difficile tema e il suo importante messaggio al di fuori della troppo ristretta cerchia degli appassionati del teatro, e di quella ancora meno numerosa dei frequentatori delle piccole sale  che si impegnano a mettere in scena proposte contemporanee non propriamente commerciali, come appunto il Guanella Campo Teatrale.

Così si arriva direttamente al terzo ingrediente, il principale e allo stesso tempo il più delicato: Baba è un testo che parla di un handicap, nella sua cruda concretezza, senza generalizzazioni, buonismi o insegnamenti morali, messo in scena da un’attrice che è, lei stessa, reale portatrice di quell’handicap. Non si può prescindere da questo elemento. Barbara Apuzzo, in un’intervista rilasciata a Repubblica nel 2007 in occasione di ‘A Noce, il primo spettacolo della  Compagnia del Pappicio, parlava della «sfida di farsi apprezzare come autrice e attrice, non per il mio handicap» come della sua più grande difficoltà incontrata in ambito teatrale.

Non si può negare che il rischio ci sia, che la tentazione di giudicare ciò a cui si assiste con un metro diverso solo perchè la sua interprete e ideatrice è diversamente abile sia forte, soprattutto all’inizio. Ma man mano che i minuti scorrono, l’originalità con cui il tema stesso è trattato, partendo da una meticolosa scomposizione degli stereotipi per arrivare alla ricostruzione di una realtà autentica e la genuina abilità attoriale con cui Barbara porta in scena, di volta in volta, l’ironica caricatura di se stessa e la seria rievocazione dei momenti più difficili anche attraverso il personaggio di Giorgia, la bambina incontrata quasi casualmente che le ricorda il passato, senza mai cadere nel facile e brutto solco dell’autocommiserazione, riescono a rompere il pregiudizio e a coinvolgere totalmente lo spettatore.Tra salti temporali e artistiche sovrapposizioni di sensazioni e vissuti dei tre diversi personaggi (Baba, Giorgia, e perchè no, Rana), la bambina che invidiava il modo in cui la lumaca «è lenta, ma non si fa problemi», diventa adulta, e ricorda a tutti quanto sia «bello sentire di avere un corpo», il proprio corpo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Guanella Campo Teatrale

via Duprè 19, Milano

Baba
di Gigi Gherzi e Barbara Apuzzo
regia Gigi Gherzi
in scena Barbara Apuzzo
luci e scene Paolo Vaccani
selezione musiche e assistenza alla regia Paolo Vaccani
produzione Noura Produzioni