Sorvegliare e punire

Al Teatro Greco di Siracusa Carlus Padrissa, fondatore e regista del gruppo catalano Fura dels Baus, affida all’intensa Lucia Lavia il ruolo di Dioniso nelle Baccanti di Euripide in una messa in scena di forte impatto visivo.

Con le Baccanti, l’ultima tragedia di Euripide, scritta in Macedonia alla corte del re Archelao, un enigma chiude la stagione tragica dei Greci. Opera somma e misteriosa narra il ritorno di Dioniso a Tebe, dove il Dio sarebbe nato da una mortale, Semele, e da Zeus. Gli abitanti della città e, in particolare, il sovrano Penteo hanno negato la sua origine divina e Dioniso, già nel prologo, dichiara di volersi vendicare. Come le Coefore ed Elettra, e come Medea, le Baccanti sono una tragedia di vendetta, ma in questo caso si tratta della vendetta di un Dio.

L’enigma risiede nel fatto che il razionalista Euripide metta in scena il culto sacro delle baccanti, ne descriva la fenomenologia in due celebri racconti, ma non si schieri. Chi ha ragione? Dioniso, perché la città ha disconosciuto le ragioni del sacro? Penteo, che nega la sua divinità e vuole reprimere questi culti che portano disordine in nome di una ragione che all’occorrenza si arma e vuole solo punire? Bisogna cedere alla seduzione dell’irrazionalità o dominarla con la nostra ragione?

Certo l’azione repressiva di Penteo è destinata al fallimento: anche se Dioniso viene imprigionato, un terremoto lo libera. E naufraga anche il tentativo di capire: Penteo, scortato dal dio, si avventura indossando sul Citerone per spiare le baccanti: sarà sbranato da Agave, la sua stessa madre.

Sull’enigma della trama principale si innestano straordinari e complessi sviluppi: come dimenticare che Dioniso è il dio del teatro, che Penteo come un attore si traveste da donna per comprendere il fondo oscuro della realtà, rinunciando così al suo statuto tragico. Nel momento stesso in cui Euripide riflette sul problema dell’identità (e anche sull’identità di genere) si delinea una grande, grandissima riflessione sulle origini del teatro, nato per farci vedere (theaomai, in greco) il senso ultimo del reale, che la parola si sforza di comunicare. Se poi aggiungiamo che i racconti dei due messaggeri sono le uniche testimonianze che abbiamo sui riti delle baccanti, ecco che questa tragedia acquista anche un’assoluta importanza antropologica: è il documento che ci permette di dare uno sguardo su qualcosa che non conosciamo.

Molti registi si sono sentiti attratti da questo misterioso testo (ricordiamo in particolare l’edizione del laboratorio di Prato del 1978, quando Luca Ronconi ha attribuito a Marisa Fabbri tutte le voci). L’Inda affida ora a Carlus Padrissa, uno dei fondatori del gruppo catalano Fura dels Baus, una nuova produzione, di cui è regista, scenografo e musicista.
Padrissa si trova a suo agio con un’opera che parla di ebrezza dionisiaca: il teatro della Fura è infatti un teatro panico, fortemente fisico e acrobatico, tribale e urbano allo stesso tempo, che ama il corpo, ma anche la macchina. Negli anni ottanta il gruppo ha prodotto spettacoli di forte impatto, molto richiesti nei festival di teatro sperimentale. Poi, com’è accaduto per tanti altri, la Fura è entrata nei grandi circuiti di produzione: il Festival di Salisburgo, il Teatro alla Scala, le Olimpiadi di Barcellona del ‘92, di cui ha curato la cerimonia di apertura, e ora ecco il Teatro Greco di Siracusa.

Lo spettatore sin dall’ingresso è colpito da un’imponente statua cava di Dioniso, da una testa vuota e aperta in alto, dall’enorme gru cui si appenderà disegnando varie figurazioni il coro sospeso. Sul terreno è disegnata l’albero genealogico di Dioniso e di Penteo (che sono appunto cugini) a partire dal Caos primigenio. Alcuni nomi sono coperti dalla polvere, ma Cadmo (il nonno di Penteo, interpretato da Stefano Santospago) con un’aspirapolvere riporta alla luce, spiegandoli, tutti i rami di parentela tra i vari personaggi. Questo gesto rivela che l’approccio della Fura al testo, contrariamente a quello che ci si poteva aspettare, è didascalico e razionalistico, nonché umilmente rispettoso della parola. Con l’aiuto del regista assistente Emiliano Bronzino, Padrissa ottiene così da tutti gli attori una certa attenzione alle singole parole, che non sono mai dette a caso.

La prima domanda alla quale giustamente il regista cerca di rispondere è: chi sono per noi oggi le baccanti? La risposta rimanda alle proteste delle donne messicane nel 2019, quando si sono ribellate ad una società violentemente maschilista scendendo per strada. In fondo gli studi di antropologia hanno interpretato il culto dionisiaco come una valvola di sfogo per quel mondo femminile che la società antica escludeva dalla vita sociale. Ed ecco che le baccanti della Fura circondano tutto lo spazio dello spettatore, lo sorprendono alle spalle, percorrono le scale della cavea, occupano il cielo costruendo una geometria di corpi.

La musica tende al percussivo e al tribale, si suona su grandi bidoni come in una periferia urbana (e purtroppo non manca il prevedibile ricorso a qualche pezzo rap). La scelta di Padrissa è però così netta e schierata, che finisce per azzerare il velo di ambiguità del testo.

La seconda domanda è: chi è Dioniso? Il regista catalano sceglie una donna e assegna il ruolo alla sempre brava Lucia Lavia, che rivive con intensa fisicità il personaggio del dio, contrapposta a un attore molto disciplinato e preciso, Ivan Graziano, perfetto per interpretare un personaggio prigioniero della sua stessa razionalità. Padrissa cita qui un illustre precedente, Ingmar Bergman, che si era rivolto a Sylvia Lindestrand, ma ovviamente l’intenso dialogo con il sovrano così finisce per normalizzarsi, perdendo la sua inquietante ambiguità.

Risulta efficacissimo invece il primo racconto della vita delle baccanti interpretato da un messaggero a due corpi, Spyros Chamilos e Francesca Piccolo, proprio perchè può essere letto come un’utopia sociale, e un particolare plauso va rivolto ad Antonello Fassari nel ruolo di Tiresia cui l’attore presta la sua lunga esperienza e una particolare intelligenza interpretativa.

La lettura sociale e laica del fenomeno delle baccanti rende però incomprensibile il monologo di Agave, la madre assassina di Penteo (Linda Gennari, comunque efficace e intensa) che porta in scena il capo mozzo del figlio, scambiato per un leone. Lo sparagmòs, cioè lo smembramento del corpo del re, sottratto al contesto religioso, diventa una violenza gratuita e accidentale.

Lo spettacolo continua
Teatro Greco
di Siracusa
Via Paradiso, 14
fino al 20 agosto

Baccanti
di Euripide
Traduttore Guido Paduano
Regia Carlus Padrissa (La Fura dels Baus)
Coreografie e assistente alla regia Mireia Romero Miralles
Scene, musiche Carlus Padrissa
Costumi e Scenografo Assistente Tamara Joksimovic

Regista Assistente Emiliano Bronzino
Direzione dei cori Simonetta Cartia
Collaborazione alla drammaturgia Toni Garbini, Michele Salimbeni
Assistente regia Maria Josè Revert
Disegno luci Carlus Padrissa
Progetto audio Vincenzo Quadarella
Costumi Laboratorio di sartoria Fondazione Inda Onlus
Scenografie Laboratorio di scenografia Fondazione Inda Onlus

Dioniso Lucia Lavia
Cadmo Stefano Santospago
Tiresia Antonello Fassari
Penteo Ivan Graziano
Primo messaggero Spyros Chamilos, Francesca Piccolo
Secondo messaggero Antonio Bandiera
Agave Linda Gennari
Corifee Simonetta Cartia, Elena Polic Greco

Coro di Baccanti Rosy Bonfiglio, Ilaria Genatiempo, Lorenzo Grilli, Cecilia Guzzardi, Doriana La Fauci, Viola Marietti, Katia Mirabella, Giulia Valentini
Coro sospeso di Baccanti Lorenzo Grilli, Viola Marietti, Giulia Valentini
Il coro aereo dello spettacolo è interpretato dagli allievi dei tre corsi dell’Accademia d’arte del dramma antico della Fondazione Inda
Coro sospeso Giulia Acquasana, Livia Allegri, Virginia Bianco,Guido Bison, Victoria Blondeau, Vanda Bovo,Valentina Brancale, Spyros Chamilos, Serena Chiavetta, Valentina Corrao, Gabriele Crisafulli, Rosario D’Aniello, Simona De Sarno, Matteo Dicannavo, Tancredi Di Marco, Gabriele Enrico, Carolina Eusebietti, Manuel Fichera, Caterina Fontana, Manfredi Gimigliano,Althea Maria Luana Iorio, Matteo Magatti, Alessandro Mannini,Roberto Marra, Francesca Piccolo, Edoardo Pipitone, Rosaria Salvatico, Jacopo Sarotti, Francesca Trianni, Gloria Trinci, Gaia Viscuso
Coro di cittadini Eleonora Bernazza, Sebastiano Caruso. Gaia Cozzolino, Enrica Graziano, Domenico Lamparelli, Federica Leuci, Emilio Lumastro, Carlotta Maria Messina, Maria Chiara Signorello, Flavia Testa, Giorgia Greco, Damiano Venuto
Guardie Rosario D’Aniello, Gabriele Crisafulli, Matteo Dicannavo
Rapper Domenico Lamparelli
Parto di Semele Viola Marietti