Un girone infernale

Il Teatro Quirino di Roma, all’interno della rassegna Autogestito, riporta in Italia lo spettacolo-denuncia Bad people in Guantanamo a sostegno di Amnesty International.

La sala del Teatro Quirino è gremita, e si respira un’aria di grande attesa per uno spettacolo che dichiara sin da subito la sua carica eversiva, essendo esplicitamente vietato ai minori di quattordici anni.

Bad people in Guantamo – regia di Fabio Omodei – è stato presentato al Festival Mondiale di Bratislava nel 2010 dall’Accademia Teatrale di Roma Sofia Amendola, che ora lo riporta in Italia.

Le azioni messe in scena sono tratte da una storia vera, e sia l’antefatto che la conclusione sono raccontati dai reali protagonisti di questa realtà assurda e disumana.

Un gruppo di ragazzi inglesi originari del Pakistan tornano nella terra natia per il matrimonio di uno di loro ma, in seguito a una serie di vicissitudini, sono catturati con l’accusa di terrorismo e sottoposti a torture fisiche e psicologiche per più di due anni nelle carceri di Guantanamo.

In scena sette attori che interpretano i quattro ragazzi pakistani e tre dei soldati che infliggono loro le torture eseguendo l’ordine di «trattarli come cani». Lo spettacolo è una cavalcata attraverso le barbarie più impensabili: sevizie, maltrattamenti, offese, umiliazioni, violenze fisiche e abusi sessuali.

Lo spettatore è trasportato in un girone infernale: la scena si riempie di fumo e le piccole luci di cui sono muniti gli attori che interpretano i soldati accentuano il senso di angoscia e oppressione, sottolineando i momenti più crudi e il ritmo incalzante delle sevizie. La dignità umana è ignorata in modo terribile e ostinato, e i detenuti ne sono completamente spogliati, metaforicamente e letteralmente: la libertà di poter sfogare su di loro qualsiasi pulsione o basso istinto dà agli aguzzini un brivido di onnipotenza. Ma loro stessi, da carnefici, si trasformano in vittime di questa presunta libertà: in quello che sembra essere il sogno grottesco di uno dei carcerieri, infatti, i ruoli si capovolgono, si confondono: sono tutti «soldatini» nelle mani di altri.

Alla fine di questa tragica esperienza nessuno esce indenne: tutti portano i segni dell’alienazione, della disumanizzazione, della perdita totale di identità e valori. Forse coloro che risultano più colpiti – e irrimediabilmente – sono proprio i carcerieri, in cerca di un Dio che non riescono più a riconoscere.

Bad people in Guantanamo è uno spettacolo duro non solo per lo spettatore, ma anche e soprattutto per gli attori, che affrontano la scena e la tematica con coraggio, forza e notevole talento, rimanendo sempre centrati sui ruoli.

L’ambientazione è sì Guantanamo, ma potrebbe un qualunque altro carcere in cui torture e abusi siano pratiche quotidiane: metafora brutale di come – anche nella vita di ogni giorno – troppo spesso si dimentichi che l’altro è un essere umano, e ci si abbandona senza razionalità all’odio e alla vendetta.

La domanda che chiude lo spettacolo – semplicemente «Perché?» – è quella che ciascuno dovrebbe porsi: perché accettare che nella società civile – così definita, talvolta, per mera convenzione – ci sia ancora il tacito consenso alla pratica della tortura. La storia dimostra che la violenza, la sofferenza, la morte inflitte in reazione ad altra violenza non sono senz’altro una buona risposta.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Quirino
via delle Vergini, 7 – Roma
martedì 31 maggio, ore 20.45

Accademia Teatrale di Roma Sofia Amendola e Le Nuvole Teatro presentano:
Bad People in Guantanamo
regia di Fabio Omodei
con Pierluigi Bevilacqua, Ramona Genna, Chiara Marchetti, Vincenzo Paolicelli, Alessandro Piantini, Silvia Torino e Stefano Vitantonio
con la partecipazione degli studenti del Biennio Accademico I Livello Sofia Bigazzi, Giulia Bolatti, Simone Boscarino, Mariangela Conte, Manuel Costantini, iuseppe Decollanz, Flora Giannattasio, Andrea Onori, Riccardo Sati, Martina Schiavone, Gino Dominelli, Valeria Iacampo, Debora Iannotta, Veronica Nolte, Federico Pastore, Eric Paterniani, Mariagrazia Torbidoni, Gianluca Tortosa e Fabio Ulleri
costumi Monica Raponi
foto di scena Fabio Barbati