Travaso di identità

Il visual artist svizzero Simon Senn porta a Roma Be Arielle F., una performance incentrata su un reale scambio di identità e di genere attraverso l’ausilio delle tecnologie digitali.

Nell’ambito dell’edizione di quest’anno del longevo festival romano Short Theatre è arrivata alla Pelanda la performance Be Arielle F. del premiato videographer e visual artist Simon Senn di Ginevra. Be Arielle F. si colloca a metà strada fra performance (che in “realtà” è virtuale) e racconto pubblico di un’esperienza realmente vissuta: con spunti di danza e di teatro in diretta, il punto di partenza dello spettacolo è infatti l’acquisto, da parte dello stesso Senn, della replica digitale di un corpo femminile su un sito internet specializzato nella vendita di licenze di scansioni 3D, al costo di appena 12 dollari.

Dopo aver sviluppato ulteriormente con i propri software le potenzialità del modello 3D acquistato, Senn è riuscito letteralmente a entrare, attraverso la realtà virtuale, nel corpo della donna, scoprendo di apprezzare molto l’esperienza. Incuriosito da quanto accaduto, Senn ha rintracciato attraverso Internet la modella a partire dal cui corpo era stata ricostruita l’animazione 3D del corpo ed è andato in Inghilterra a filmare il loro incontro.

Definire sperimentale questo progetto è forse semplificatorio, ma certamente Simon Senn sa trasmettere il suo forte coinvolgimento emotivo verso la questione. In un primo momento, sembra avvertire nei confronti di Arielle – che lui ancora non conosce di persona, ma soltanto per il suo modello grafico in 3D – un curioso misto di empatia e senso di colpa.

Di fatto, si è inserito dentro il suo corpo, una funzione sicuramente prevista in sede di licenza di acquisto, ma non priva di implicazioni emotive, etiche e soprattutto identitarie. Sono fondamentalmente due le domande che Senn si pone: innanzitutto, qual è la definizione giuridica di sessualmente esplicito, dal momento che questo è l’unico utilizzo dell’immagine di Arielle esplicitamente vietato dal contratto – e Senn non tarderà a scoprire che non esiste una definizione chiara e inappellabile di sessualmente esplicito; più in generale, se il fatto che la riproduzione in 3D del corpo di Arielle sia in vendita su Internet sia un invito a fare «quello che ha fatto».

Si tratta evidentemente di una questione più viscerale di quanto potrebbe apparire a un primo sguardo, per quanto tutto si svolga su un piano virtuale – finanche la psicologa a cui Senn si rivolge dopo aver avuto un primo colloquio con la vera Arielle è una delle tante psicologhe online disponibili a conversazioni Skype. Entrando per la prima volta nel corpo di Arielle e poi continuando a tornarci più e più volte anche dopo aver conosciuto di persona la ragazza che ha fatto da base per quel corpo digitale, Senn si confronta con un doppio travaso di identità: innanzitutto, c’è un interessante scambio di genere sessuale di cui, come rimarca la psicologa, poche persone possono fare esperienza. Mettendosi anche letteralmente a nudo, Simon mostra di avere le idee chiare su questo punto: «non ho sentito di aver perso la mia identità maschile: era come se un’identità femminile le si fosse aggiunta».

È poi la sua identità in generale a essere, per così dire, posta in dubbio da questo travaso digitale, e, assieme ad esso, tutta la materialità del mondo fisico: la tecnologia di virtual reality che Senn sperimenta in diretta sul palco apre infinite possibilità di giocare con la realtà e di modificarla a proprio piacimento. Molto interessante, a tal riguardo, il passaggio della performance in cui Senn, sulle note di un videoclip, balla da solo sul palco, mentre sullo schermo compare al suo fianco anche uno dei tanti cloni di Arielle.

Al termine di Be Arielle F., ad accentuare il senso di dissociazione e di distacco fra realtà virtuale e realtà fisica, l’Arielle in carne ed ossa – il nome vero, viene spiegato, non è questo ma la donna è certamente lei – si collega attraverso FaceTime per interagire in diretta con Senn e con il pubblico. La sensazione generale che si ricava è piacevolmente straniante e Be Arielle F. è sicuramente un’esperienza interessante per sperimentare una modalità innovativa, destinata ad avere maggiori applicazioni in futuro, di performance che parta dalla dimensione teatrale ridefinendone i confini e, in un certo senso, l’identità.

Lo spettacolo è andato in scena
La Pelanda – Studio 2

Piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
Venerdì 11 settembre ore 19:30, sabato 12 settembre ore 20

Be Arielle F.
ideazione e regia Simon Senn
con Simon Senn, Arielle F. e un corpo virtuale
produzione Compagnie Simon Senn
coproduzione Theatre Vidy-Lausanne, Le Grutli, Centre de production et de diffusion des Arts vivants, Theatre du Loup