Le Belle Addormentate son tornate

teatro-verdi-pisaLa Befana, al posto delle calze, ha portato al Teatro Verdi di Pisa lo spettacolo Belles de sommeil di Philppe Talar. Dopo aver debuttato a Lussemburgo nel 2013, arriva in Italia per la seconda volta avvalendosi della collaborazione dell’Opus Ballet, la nota Compagnia fiorentina formata da giovani danzatori.

La presentazione suggerisce di interpretare lo spettacolo, liberamente ispirato alla favola de La Bella Addormentata nel bosco di Perrault, come tentativo di spaziare tra la realtà e l’onirico, toccando varie situazioni della vita femminile odierna. Alla base dell’idea di Talard starebbe lo studio di opposti che si attraggono per raccontare quello che l’inconscio umano sente nel bene e nel male – sempre accompagnato dalla speranza di un amore risolutore capace di risvegliare dagli incubi peggiori. Tutto rappresentato in uno spettacolo che integra ogni elemento della scrittura scenica, in accordo con la poetica del coreografo francese. Idea legittima e interessante. Soprattutto perché sembra andare oltre la solita libera ispirazione al grande classico.

Il sipario si illumina grazie alle proiezioni di un bosco bellissimo, di un verde intenso; il sipario si apre; e il pubblico si addentra nell’inconscio della protagonista. Ad accompagnarlo, la sua voce – che fa da sottofondo alla coreografia dei dodici danzatori in scena. Tutti in bianco. Entriamo nell’inconscio umano cercando di individuare il confine tra sogno e realtà, tra odio e amore. È tutto molto fascinoso, ma anche cupo e tetro. Attendiamo un’evoluzione, che porti al famoso risveglio. Si susseguono proiezioni meravigliose che si riflettono sugli abiti bianchi; le musiche talvolta monotone e talaltra coinvolgenti, soprattutto per quanto riguarda i brani cantati, sembrano davvero ravvivare la coreografia spesso oscurata dalla voce recitante – che finisce con il mettere in secondo piano proprio la danza. Questo è il vero nocciolo della questione: un difetto – a nostro parere – non di poco conto, considerata anche l’energia richiesta agli interpreti. Anziché entrare nell’inconscio, nella mente di Aurora, gli spettatori entrano, purtroppo, in un “semplice spettacolo” che parte, come si diceva, da un’ottima idea, realizzata, però, con troppi accessori scenici (come le pareti metalliche), troppe parole che confondono il pubblico, troppi movimenti fini a se stessi che tendono a celare – invece di esaltare – il filo drammaturgico. Con ciò non si vuole lamentare la mancanza di un piano narrativo, si sa bene che i sogni e le allucinazioni possono essere intessuti di emozioni contrastanti. Il punto è che non viene data la giusta attenzione ai singoli elementi – sia drammaturgici che scenici – e all’equilibrio complessivo dei loro rapporti. Lo spettacolo si traduce in una nebbia dove si intravedono i vari elementi senza il debito rilievo da riservare a ciascuno di essi. E questo è un peccato, soprattutto perché alla fine quella speranza del risveglio d’amore, speranza vitale per tutti noi, finisce per rimanere delusa.

Questi spunti di critica, naturalmente, non vogliono mettere in ombra i pregi dello spettacolo (i momenti coreografici con l’enorme telo, le canzoni che accompagnavano i momenti corali, alcuni passi a due molto ben fatti, le belle proiezioni) bensì vogliono solo essere un suggerimento per costruire e rappresentare lo spettacolo con una maggiore attenzione alle proporzioni dei singoli elementi della scrittura scenica, in modo da costruire davvero uno spettacolo completo, totale ma, soprattutto, chiaro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Verdi
via Palestro, 40 – Pisa
mercoledì 6 gennaio, ore 21.00

Belle de sommeils
regia e coreografia Philippe Talard
musiche originali Armand Amar
danzatori Daniele Bianco, Camilla Bizzi, Vincenzo Cappuccio, Leonardo Germani, Chiara Mocci, Giada Morandin, Claudio Roffo, Chiara Rontini, Jennifer Rosati, Adrien Ursulet, Gabriele Vernich, Valentina Zappa
attrice Laura Bandelloni
scenografie Max Kohl
produzione Compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello e Grand Théâtre de la Ville de Luxembourg