Oggetti non soggetti

220px Biennale Logo SmallLa Biennale di Venezia, anche quest’anno diretta da Antonio Latella, cerca di porsi la questione su dove stia andando il teatro moderno

Fino a poco tempo fa (poco in termini di anni, ma non in termini “storici” del teatro), si parlava di teatro alternandolo al termine “prosa”. Questa binomio sinonimico oramai non è più possibile dato che, sempre di più, le esibizioni teatrali assumono forme multidisciplinari; gli artisti tentano di essere sempre più eclettici, evitando – in maniera poeticamente conseguente o meno – di categorizzare troppo le proprie creazioni.
Alla Biennale ci si domanda cosa sia diventato l’attore e cosa diventerà, partendo proprio dall’osservazione di questo ampliamento di tecniche, linguaggi e arti – applicati alla forma teatro. E anche noi ci poniamo la questione, assistendo agli spettacoli, ossia se esista ancora un confine tra attore di prosa, di teatro-danza e intrattenitore.
Uno tra gli artisti che meglio abita questo territorio in via di definizione è Clément Layes. Francese di nascita ma berlinese di adozione, è un artista del palcoscenico a tutto tondo (sconfinando dal teatro all’arte circense, fino alla coreografia). Ironico e profondo allo stesso tempo, dimostra senz’altro grande fantasia.
Il suo principale obiettivo pare quello di ribaltare la prospettiva degli spettacoli partendo già dal protagonista. Non più performance antropocentriche bensì spettacoli il cui focus sono gli oggetti della vita quotidiana – dai quali risulta attratto. Oggetti di ogni tipo che il performer è in grado di far ri-vivere sul palco.
Sabato 28 luglio tra i quattro lavori presentati a Venezia, quello che rappresenta meglio quanto scritto finora è proprio Title – in prima italiana. Ben equilibrato, divertente, atletico, teatrale nel senso più vero del termine, utilizza il palco in tutte le sue possibilità. Il concept e la resa della performance sono all’altezza dell’attenzione dello spettatore, che si diverte e, allo stesso tempo, allarga le proprie prospettive e capacità d’immaginazione.
La sensazione iniziale è di essere catapultati in un cantiere con un muratore (al posto del Cappellaio) un po’ matto; ma ben presto, questo “cantiere” delle meraviglie inizia ad assumere forme diverse.
Il performer, lo stesso Clément Layes, nel cercare l’esatta posizione per gli oggetti (che la rifiutano costantemente) è come se volesse trovare una propria posizione sul palco, e – a livello simbolico – nel mondo. Ma, grazie a o per colpa degli oggetti stessi, detto tentativo di centratura o stabilità è continuamente rimesso in discussione.
Il secondo spettacolo, sempre di Clément Layes, Dreamed Apparatus si discosta un po’ da quanto affermato finora – anche nella resa (siamo costretti ad ammettere). Si tratta infatti di un’installazione con tre performer che si esibiscono per un’intera ora disegnando con la sabbia bianca, al ritmo di una tela girevole appesa sul palco. Uno disegna e l’altro cancella, per poi darsi il cambio. Così la fantasia prende forme mutevoli e infinite ma, allo stesso tempo, deve sottostare a ciò che accade al di là e al di fuori del volere dei performer.
Precisando che, a livello personale, preferiamo il Clément Layes di Title rispetto all’autore delle installazioni performative, è in ogni caso un piacere vedere in Italia un artista al di fuori di divisioni categoriche o di genere ormai vetuste, ma ancora difficilmente presente nel nostro panorama teatrale.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Biennale Teatro 2018:
Teatro delle Tese
Campo della Tana – Venezia
sabato 28 luglio 2018

Dreamed Apparatus
idea e coreografia Clément Layes
performer Felix Marchand, Ante Pavic e Vincent Weber
drammaturgia Jonas Rutgeerts
collaborazione alla coreografia Jasna L. Vinovrski
collaborazione alla drammaturgia Henri Layes
luci design Ruth Waldeyer
suoni Ulrike Ertl
costumi Jelka Plate & Eike Böttcher
artista visivo Justin Palermo
distribuzione BOLD
stampa e produzione björn & björn
una produzione di Public in Private – Clément Layes
coprodotto da Sophiensæle Berlin (D), Kunstencentrum BUDA Kortrijk (BE), Dampfzentrale Bern (CH), Uzès Danse (F), Théâtre de Nîmes (F), fabrik Potsdam (D)
finanziato da Capital Cultural Fund Germany
con il sostegno di Etape Danse
(2014, versione installativa, prima italiana)

Title
ideazione, coreografia, performance Clément Layes
in collaborazione con Felix Marchand e Vincent Weber
rullanti Steve Heather
luci Ruth Waldeyer
drammaturgia del suono Ulrike Ertl
drammaturgia Jonas Rutgeerts
collaborazione artistica Jasna L. Vinovrski
stampa e produzione björn & björn
una produzione di Public in Private – Clément Layes
finanziati da the Governing Mayor of Berlin – Senate Chancellery – Cultural Affairs e Fonds Darstellende Künste
con il sostegno di Sophiensæle Berlin, tanzhaus nrw, STUK Leuven, Tanzquartier Wien, Uferstudios e Flutgraben
(2015, prima italiana)

www.labiennale.org

1