Una disperata vitalità

Elena Bucci al Teatro Quarticciolo mette in scena Bimba – Inseguendo Laura Betti, un monologo sulla sua rara figura di attrice e intellettuale.

Al corpo e alla voce si accostano un fondale neutro che assume i colori delle luci. Laura Betti è presente in testimonianze di repertorio e nelle canzoni contenute in Laura Betti con l’orchestra di Piero Umiliani del 1960. Si tratta di un album mai ristampato su CD, composto con le canzoni originali utilizzate in Giro a vuoto, un recital del 1959 a metà strada tra cabaret e teatro.

Laura Betti e il regista Filippo Crivelli chiesero a vari intellettuali italiani (tra gli altri Moravia, Soldati, Parise, Fortini, Flaiano, Bassani, Buzzati e, naturalmente, Pasolini) di scrivere testi per alcune canzoni. Il risultato fu un’operazione non nuova per quegli anni di ardite sperimentazioni (basti ricordare il cabaret milanese di Milly e le cosiddette Canzoni della Mala, nate dal sodalizio tra Ornella Vanoni e Giorgio Strehler), ma la cui raffinatezza artistica rappresentò una gemma che ancora oggi è molto di più di una nostalgica cartolina.

Le storie dell’album parlano di prostitute del Mandrione (Pasolini), di domeniche vuote ma buone per prendere fiato dalla corsa al benessere sociale (Quella cosa in Lombardia di Franco Fortini e Fiorenzo Carpi), di amanti feticisti e cannibali (Solamente gli occhi di Gino Negri) che malgrado il dolore mordono dolcemente. Il recital gira a vuoto intorno a una vita di cui si avverte un segreto. Tutto nasce infatti nasce da una domanda di identità: «Le canzoni – affermò la Betti – me le faccio scrivere. Visto che non so chi sono, me lo diranno loro».

Tra reminiscenze musicali degli anni sessanta e voce, Betti si confessa. La prima immagine è una foto al mare di una bambina che non sorride mai. «Che cerco?» si chiede il personaggio nel flusso scenico di coscienza. La propria verità è qualcosa che si insegue e non si acchiappa mai. Quello che resta è il proprio segreto che essendo incomunicabile perfino a se stessa, tanto vale vestire di personaggi diversi, in modo da tenersi nascosta e al sicuro, come dentro a un portagioie.

Le gioie della vita di Laura Betti paiono essere sempre in ritardo, come in un progetto la cui felicità è nel perseguirlo, giammai nel vederlo raggiunto. Ripercorre la propria vita punteggiata da incontri importanti (Oriana Fallaci, Tullio Kezich, Paolo Poli), di amori maledetti (Tomas Milian) e sopratutto dal sodalizio umano con Pier Paolo Pasolini. «La mia possibilità di stupore – fa dire Pasolini alla Betti in uno scritto su Vogue – non ha limiti perché io cado sempre dalle nuvole, e rido, con meraviglia fanciulla».

Tutto è narrato dalla voce di Elena Bucci, che visse gli ultimi strascichi del clima di sperimentazione iniziato negli anni sessanta attraverso la mai dimenticata figura di Leo de Berardinis. La Bucci riesce a galleggiare sopra le ovvie angustie estetiche del monologo con l’ironia grottesca del testo e con una voce assai musicale, sulla quale un movimento scenico sinuoso fa pensare a una danza che si concede al suono delle parole.

Resta la domanda: chi era Laura Betti? «La generosità che disperde genio e talento» leggo nelle note di regia. La delicatezza dello spettacolo ha il pregio di ricordarci la sua mancanza. Ci mancherà il suo gusto tutto intellettuale (mascherato da femminilissimo capriccio) di contestare il conformismo sociale. Dio, o chi per lui, sa quanto oggi avremmo bisogno di donne, artiste e intellettuali come lei.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Biblioteca Quarticciolo

via Ostuni 8, Roma
venerdì 4 e sabato 5 maggio 2018 alle ore 21.00

Bimba – Inseguendo Laura Betti
drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci
luci Loredana Oddone
drammaturgia del suono, interventi elettronici e registrazioni Raffaele Bassetti
macchinismo Giovanni Macis
costumi Nomadea con la collaborazione di Marta Benini
assistenti all’allestimento Nicoletta Fabbri, Federico Paino
foto Federico Paino, Gianni Zampaglione
produzione Le Belle Bandiere con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi, in collaborazione con ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna