Luogo in cui tutto riposa

delloscompiglioSabato 1° novembre, alla Tenuta dello Scompiglio, sulle colline lucchesi, è stata presentata la performance Black Landscape di Luisa Cortesi e Massimo Barzagli: potente ed evocativa esplorazione del buio.

Per chi entra nello spazio espositivo-performatico della Tenuta dello Scompiglio, la scena si presenta in modo molto semplice: nuda, neutra. Sul fondo, l’opera dell’artista Massimo Barzagli: quattro grandi fondali fotografici di carta, neri, alti circa sei metri e larghi quasi due, con solo uno spazio di neanche un metro fra l’uno e l’altro.

Potrebbero ricordare quinte disposte una accanto all’altra, ma non è così. Ciò che si crea, durante la performance, è un paesaggio, vivo, pulsante, brulicante di vita – uno spazio aperto e infinito, che respira, avvolge tutto e tutto richiama, e in cui ricade tutto ciò che, all’improvviso, appare.

Nella performance abitiamo – spettatori ed esecutori – lo stesso spazio buio. Non vi è demarcazione tra pubblico e rappresentazione; al contrario, si è parte del tutto quali osservatori di fronte a una serie di eventi: l’emergere delle immagini. Luisa Cortesi danza situazioni, gesti quotidiani, il movimento degli animali e delle cose, gesti ripetuti in loop, lavorando sull’astrazione e la modulazione dell’intensità. A un tratto si volge all’indietro verso le grandi installazioni e le scopre: rumorose e piene. Comincia a toccarle, a scavare e trova, come un’archeologa, il reperto: figure umane nascoste, come i corpi di Ercolano (a cui si fa esplicito riferimento). Quando tutte le figure emergono dal nulla, si allontana dall’opera, raggiunge la posizione degli osservatori e contempla, mentre noi siamo chiamati ad andare a vedere da vicino la sua creazione, nata dalla performance e dalla sua interazione con la materia.

In questo incontro con le immagini che emergono dal buio, si vivono momenti di suggestione intensa, come all’inizio – quando l’installazione si mostra in tutta la sua potenza, mentre la luce attrae su di essa i luoghi evocati dalla poesia I Fiumi di Ungaretti. O come quando si assiste al movimento frenetico delle campane e il corpo della Cortesi entra ed esce dalla luce – che si alterna con il buio – rimandando all’apparire e all’essere riassorbiti dall’oscurità.

Il corpo, in particolare, può dirsi scolpito dalla luce. Emergono, luminosi, i frammenti che rimangono scoperti dal vestito nero: mani, braccia, volto, polpacci. Nell’occhio di chi guarda si imprime la visione di questi flash in movimento, e viene spontaneo ripensare a un lavoro precedente della coppia, Per vedere Action Figure (2010), in cui la Cortesi lasciava la sua impronta sulla materia, da cui nasceva poi una scultura – brulichio di mani, gambe e volti. In Black Landscape è come se l’impronta del movimento sia lasciata nello spazio e nello sguardo dell’osservatore – impronta della luce e del corpo sulla nostra visione. Si può parlare di scultura, attraverso il gioco della luce sulle superfici, in cui il corpo vivo e mobile non è modello ma opera essa stessa, in cui l’impronta è quella che rimane nell’occhio di chi guarda.

La danzatrice fa emergere la figura nascosta dentro la materia, lasciando traccia della sua azione. Il suo gesto di scavare si imprime nella materia finché incontra la resistenza del corpo prigioniero. Azione e reazione che rimandano forse al doppio della scultura: l’azione dello scultore (la sua impronta), da un lato, e il suo corrispettivo: la forma che emerge, dall’altro.

Suggestioni che forse coinvolgono un’esplorazione del rapporto e delle differenze fra impronta della danzatrice e resistenza del corpo celato, ossia fra corpo attivo che imprime di sé e passivo che aspetta di essere calcato.

Il buio del paesaggio nero si presenta come assenza di luce, ma non come negativo, bensì come luogo in cui tutto riposa, spazio dalle infinite potenzialità, in cui vive un turbinio di immagini – di cui non ha senso chiedersi se siano ricordi pensieri, sogni od ossessioni. Luogo dell’eterno movimento, in questo abisso nero non vi è lato scuro, non vi è l’altro, bensì il tutto. Come i dannati sospinti dal vento, o dalla curiosità di affacciarsi alla soglia della luce, le immagini emergono fino a diventare visibili per essere subito riassorbite e scomparire nell’oscurità.

Lo spettacolo è andato in scena:
Tenuta Dello Scompiglio

via di Vorno 67, Vorno – Lucca
sabato, 1° novembre

Black Landscape
di Luisa Cortesi e Massimo Barzagli
coreografia e interpretazione Luisa Cortesi
opera in scena Massimo Barzagli
una produzione di Associazione Culturale dello Scompiglio, Cab008