Blink, ovvero la realtà vista attraverso una lente

All’interno della rassegna Trend – Nuove frontiere della scena britannica, va in scena una storia d’amore tra due giovani che hanno paura di guardare e esser guardati.

Jonah e Sophie sono due giovani alle prese con il lutto di un genitore (l’amatissimo padre per lei, la madre per lui), ma anche con il lutto della propria parte infantile e candida, che all’improvviso si trova a non avere più un’intercapedine genitoriale tra sé e il mondo. Gettati dalla morte dell’altro nel caos della vita, si trovano a inseguire un surrogato familiare, qualcuno che possa esercitare un amorevole sguardo su di sé, ora che si è soli come passeri caduti da un nido.

Volare? Forse. Celeste Gugliandolo e Matteo Sintucci mettono in risalto nell’interpretazione la nevrosi di chi vuole essere amato, ma ha paura di chiederlo. Se in risposta avrà un no, come si sentirà il bambino che fa capolino da un corpo impreparato a vivere? Una soluzione è prendere tempo. Lui tiene tra le pagine di un libro il testamento morale e affettivo di sua madre per tre anni. La lettera riporta la mappa per un “tesoro” (appena ventisettemila sterline, lasciate per prendere casa a Londra), esattamente come Edmond Dantes prima di cambiare nome in Montecristo.

Sophie assiste suo padre nell’agonia. Nell’esalare l’ultimo respiro, si alza come per ricominciare a vivere, come se al contatto della morte sentisse l’urgenza di comunicare alla figlia il suo segreto, quell’assoluto che Balthazar Claës crede di afferrare proprio all’estremo momento ne La ricerca dell’assoluto di Balzac. Per i due giovani non c’è alcun “assoluto”, ma quel percorso di individuazione – tra paura e inebriante vertigine – che ha bisogno dell’altro per compiersi.

Jonah e Sophie si cercano e non lo sanno. A Londra si scrutano timidamente, lei per essere presa, lui per farsi sedurre da quel gioco di specchi in parte immaginario che è l’amore. Lei gli fa trovare un baby monitor collegato a una telecamera nel proprio attiguo appartamento, riassaporando quella sensazione vitale di essere vista, anche se da un voyeuristico buco della serratura. Non si sente solo oscenamente spiata, si sente viva. Lui allo stesso modo si sente vivo nel vedere senza essere visto, senza essere messo in gioco da un rapporto vero.

L’incontro tra due corpi così fragili produrrà un impatto “reale” che causerà dolorose ferite, unica condizione questa per lo stabilirsi forse di un vero legame. La rappresentazione ha un tocco tipicamente british nell’estrema leggerezza dell’ordito teatrale che si dipana tra i rispettivi monologhi, di tanto in tanto intersecati dall’irruzione di altri personaggi e dall’evento terribile sul quale scaturirà l’incontro.

L’aura scenica è così impalpabile da alludere quasi a un galleggiamento dei corpi attoriali, delle voci che indugiano a confessioni come si leggono nei diari di un adolescente. Se un limite drammaturgico può ravvisarsi, riguarda una rarefazione ai limiti quasi dell’inconsistenza, come quegli acquerelli che permettono l’illusione di una trasparenza della realtà. Forse la realtà comincia da un incontro vero, ragione di più per aspettare – se ci sarà – il prossimo capitolo della storia di due giovani ragazzi inglesi.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno della manifestazione Trend – Nuove frontiere della scena britannica
Teatro Belli

Piazza Sant’Apollonia 11a, Roma
dal 11 dicembre 2017 al 13 dicembre 2017, ore 21

Blink
di Phil Porter
con Celeste Gugliandolo e Matteo Sintucci
regia Mauro Parrinello
produzione OffRome, Tedacà/Compagnia Dei Demoni, in collaborazione con Teatro Libero di Palermo