Cambiano le bandiere ma non il vento

Al Valle Occupato irrompono i Briganti di Gianfranco Berardi; nella performance, che ci catapulta nella Puglia del 1860, il racconto della lotta di un contadino, che difende col fucile il suo fazzoletto di terra, la sua sposa, la sua dignità.

E poi loro, i briganti: irriverenti, appassionati e beffati dal nuovo Eldorado dell’Italia post unitaria. Tante bandiere. Tanti padroni.

Un contadino diventa brigante per necessità. Vuole proteggere la sua terra, affiancato dai compagni. Vuole difendere la futura sposa ed esser un eroe agli occhi della madre, che lo difende dalla malasorte sciorinando preghiere e invocando divinità. Dal buio di una prigione, un uomo racconta e rievoca la storia della sua vita. Sul palco, un moltiplicarsi di corpi e di racconti. Si srotolano uno dopo l’altro i tragicomici personaggi di Briganti, racchiusi nel corpo di un unico interprete che li presenta in rapidissima sequenza, muovendosi sul palco con salti e capriole, quasi mutando sembianze a ogni cambio d’identità. L’allestimento scenico è davvero essenziale: una lampadina sospesa che si accende per dare fisicità alla madre del protagonista, e una pentola.
Coprotagonista sulla scena è una sedia che, abilmente manipolata in un continuo valzer di gesti, diventa nell’ordine elmetto in trincea, tammorra, fidanzata e prolungamento corporale dell’attore che la usa facendola vorticare sul palcoscenico, prendendola in spalla e ruotandole attorno, quasi in una danza di corteggiamento. L’umorismo di Berardi è sempre attivo e la comicità dialettale fa il suo effetto, giocando sulle tronche inflessioni del dialetto pugliese e sui dolci strascichii di quello piemontese.
Ai fatti storici si affiancano quelli provenienti dalla tradizione popolare, soprattutto quella parlata (e cantata), che contribuiscono a donare allo spettacolo una spontaneità sincera e un’ironia (anche politica). È un andamento sinusoidale di stati emotivi per cui, rapidamente, si prova indignazione nel momento in cui si assiste allo stupro della futura sposta del prigioniero, approvazione per i motivi della lotta del protagonista, rassegnazione di fronte all’avvicendamento di classi “dirigenziali” diverse ma uguali e divertimento per i dialoghi tra i vari personaggi, venati di un’ironia che è sempre in agguato e che supporta lo spettacolo, trasformando aspre realtà in sogni raccontati. La performance scorre veloce; diverte, coinvolge e offre un piccolo ma autentico scorcio di uno dei periodi più significativi e ambivalenti della storia d’Italia.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Valle Occupato
via del Teatro Valle, 21 – Roma
giovedì 19 aprile, ore 21.00

Compagnia Berardi-Casolari presenta
Briganti
scritto, diretto e interpretato da Gianfranco Berardi
assistenza alla regia e luci Gabriella Casolari
supervisione Marco Manchisi
con il sostegno del Teatro Stabile di Calabria