La natura ricreata

Venerdì 13 dicembre, al Mediamuseum di Pescara, si è inaugurata la mostra Bruno Paglialonga. Indagini sulla grazia del mondo a cura di Chiara Strozzieri.

La mostra al Mediamuseum ripercorre la carriera dell’artista raccontandone la sua poliedricità: Paglialonga spazia con disinvoltura dal disegno, a china e a carboncino, alla pittura, a olio, a tempera e ad acquerello, passando per l’incisione – il suo mezzo espressivo preferito – in particolare le calcografie.

A partire dalla fine degli anni Settanta, proseguendo poi per tutto il decennio degli Ottanta, Paglialonga inizia un lavoro sui materiali e sulle tecniche pittoriche basato sul colore: è questo, infatti, il suo principale mezzo espressivo e la ragione che sottende alla selezione delle opere esposte. L’espressionismo diventa non solo un’espressione, appunto, del suo personale punto di vista, ma dà vita a una vera e propria genesi del mondo a partire dal colore.

Nella serie delle nature morte con gli elementi marini (Conchiglie) o nella serie dei vari Cactus, Paglialonga scompone la materia organica in tessere di un mosaico che solo il colore ricompone e a cui solo il colore dà un senso: se negli anni Ottanta domina ancora un certo equilibrio tra forma e colore, come negli Ulivi del 1980, o ancora nel Cactus del 1979, col passare del tempo l’artista avanza ulteriormente nel suo percorso sperimentale allontanandosi sempre di più dalla forma (si veda la serie degli astratti: Astratto dinamico del 1986, Astratto del 1989, Materico segnico del 1989) in funzione di una deriva nel colore che, per alcuni versi, si avvicina all’informale, quando la forma si componeva attraverso la materia, e la materia era il colore, pietrificato e materializzato fino all’identificazione con il quadro stesso.

Nella serie delle Tavole klimtiane troviamo un omaggio all’Art Nouveau e all’Espressionismo del primo Novecento viennese (Ovale decorativo informale, 1986). Qui gli elementi decorativi si esprimono attraverso i colori della natura: l’artista ricrea il mondo con i colori, oltre una forma imprecisata e a volte negata. Come nelle nature morte, davvero poco figurative, e nelle tavole geometriche, è il colore che dà vita alle cose, che ne delinea i contorni: le rigide forme della geometria sono spezzate, dissimulate, opacizzate e ricostruite attraverso un colore unificante e terrigno. La forma, quindi, in funzione del colore e di una nuova genesi umana assolutamente lontana da ogni misticismo, che ricrea e genera gli elementi della natura attraverso la mano del pittore.

In questa continua ricerca del farsi, del comporsi attraverso il colore, qualche uscita dalla tela viene concessa solo dalle calcografie, dove il farsi pittorico e artistico della creazione si manifesta attraverso i materiali usati come strumenti a rappresentare una natura molto intimizzata e umanizzata.

Dalle opere degli ultimi anni (Conchiglie, calcolgrafia del 2002, Cactus del 2008, Cortina cromatica del 2010) vediamo come Paglialonga prosegua nel suo lavoro di astrattismo e negazione dalla forma, verso una scomposizione della materia e una ricomposizione attraverso il colore di cui solo l’artista è artefice e protagonista indiscusso (Zona grigia, olio su tela del 2011).

In una sola frase: la mimesi del colore – Bruno Paglialonga docet.

La mostra continua:
Bruno Paglialonga. Indagini sulla grazia del mondo

Mediamuseum
Piazza Alessandrini, 34 – Pescara
fino a venerdi 23 dicembre
Curatrice Chiara Strozzieri