Un pianoforte straordinario

Sabato 21 febbraio ore 17 e 30, sul palco della IUC va in scena il trionfo di Zhi Chao Julian Jia, giovanissimo pianista, classe ’91, di origini cinesi, vincitore della trentesima edizione del concorso Alessandro Casagrande 2014, una delle più prestigiose competizioni a livello internazionale.

Questa sera il giovane e talentuoso pianista propone un programma da concerto molto vario e insolito nella sua formulazione che va da Mozart, Schubert e Chopin a Ravel e Liszt.
Ragazzetto magrolino, capelli a caschetto, cravatta nera lenta al collo, maglioncino tirato sui gomiti e scarpe alte, un po’ timido, Julian Jia si siede al piano e inizia a suonare, con il Rondò in re maggiore K 485 di Mozart, un tipico pezzo d’apertura. Composizione breve, non difficile, ma con tutte le insidie della semplicità mozartiana, tempo unico in Allegro, scritta in forma di sonata e non di rondò. Molto espressivo, belle dinamiche, leggero come una piuma sui tasti, Julian Jia prende tutti i respiri necessari per far assaporare al meglio il brano, chiudendo con grande delicatezza.
Il concerto continua con i più impegnativi e lunghi 3 Klavierstücke D 946 di Schubert. Dal primo, in mi bemolle minore Allegro assai, al secondo in mi bemolle maggiore Allegretto, fino al terzo, in do maggiore Allegro, si tratta di una composizione costruita sull’alternanza di un tema con piccole scalette di terzine in crescendo culminanti in accordi, che il giovane esegue con scelte timbriche e dinamiche emozionanti. Lento, romantico, struggente è l’Allegro assai, una melodia cantata con tutto il corpo e giocata essenzialmente sul piano e pianissimo. Tema apertamente lirico, increspato e drammatico è l’Allegretto, a tratti misterioso, eseguito come un ottimo ballerino che fa danzare la sua dama in un bel salone dell’ottocento, melodico, rallenta, decresce d’intensità e chiude molto coinvolgente. Divertante, repentino nel passaggio dal forte al piano, il terzo Klaviertucke è Allegro, caratterizzato dalle cullanti ripetitività inconfondibilmente schubertiane che – grazie a una esecuzione davvero da applausi – volgono esemplarmente e alternativamente al forte e al veloce.
A chiudere la prima parte del concerto, l’Andante spianato e Grande Polacca Brillante op. 22 di Chopin. Due brani abbinati per l’esecuzione dal compositore stesso. Più breve e romantico l’Andante, ritmo vivace e fioriture virtuosistiche per la Polacca. Molto espressivo sul primo brano (caratterizzato da scalette discendenti per sola mano destra, mentre la sinistra riempie con un bel tappeto sul registro grave), l’esecuzione volge al secondo con tutt’altro carattere. Forte sin dal principio, ì il nostro – come un ragno che tesse la sua tela – spazia su e giù per tutta la tastiera fino alla chiusura d’effetto, un’esplosione di note che risuona nella sala da concerto con l’estasiato pubblico che lo acclama a gran voce.
Zhi Chao torna in scena dopo un cambio d’abito, indossa una maglietta di seta bordeaux sotto il giacchetto nero morbido sui gomiti, per suonare la Sonatina di Ravel. In tre movimenti concisi, come suggerito dal diminutivo, si tratta di una composizione dove elementi classici convivono in un’originale scrittura, timbricamente e tematicamente ricca. Moderè il primo movimento, lento e più incalzante sugli acuti, Menuet il secondo, più ritmato, Animè brillante nel suo carattere.

Una Sonatina eseguita tutta d’un respiro, breve e piacevole all’ascolto, prima di tornare, come da programma, ai brani di Chopin: Berceuse op. 57 e Fantasie-Impromptu op. 66. Berceuse è opera della maturità di Chopin, in un tempo Andante, un piccolo grande pezzo, di immensa qualità musicale, caratterizzato da un tema che si polverizza e si trasfigura in continuazione, tanto suggestivo da risultare ipnotico. Composto diversi anni prima l’Improvviso in do diesis minore si articola in tre movimenti: Allegro agitato, Moderato cantabile e Presto. Veloce e molto breve il primo, un tempo tagliato caratterizzato da continue quartine di semicrome veloci; più duraturo il Moderato cantabile, un 4/4 di delicata melodia, un bel disegno di cui si apprezzano sorpattutto le dinamiche; a chiudere il Presto, brevissimo, siamo di nuovo in tempo tagliato che vede tornare le velocissime quartine di semicrome, sempre con grande espressività.
Siamo giunti all’ultimo brano da programma. A chiusura del concerto Zhi Chao propone la famosissima Rapsodia Ungherese n. 6 di Franz Liszt, una difficilissima esecuzione resa ancor più complicata dal fantasmagorico finale – apoteosi per ogni pianista – che per il nostro risulta ancora una volta di eccellente interpretazione. Un trionfo di apprezzamento dimostrato dal lunghissimo applauso del pubblico che costringe Zhi Chao a un doppio bis, il primo più melodico-cantabile, il secondo più virtuosistico e brillante.
Un bel concerto dall’inizio alla fine, con una prima parte da concerto più impegnativa all’ascolto e una seconda parte più brillante e dinamica data la scelta di pezzi più brevi.
Tanti complimenti al nostro promettente pianista che nonostante la sua giovane età ha dimostrato personalità e capacità di coinvolgere l’ascoltatore dalla prima all’ultima nota.

Il concerto si è tenuto:
IUC – Aula Magna Sapienza
Università di Roma
piazzale Aldo Moro, 5
21 febbraio 2015, ore 17.30

Calliope
pianoforte Zhi Chao Julian Jia
Mozart, Schubert, Chopin, Ravel, Liszt