Calcata città aperta

Calcata inaugura la sua lunga e ricca estate di eventi culturali con la seconda edizione di Ad Arte – TeatroCineFestival, rassegna di cinema e teatro indipendente ideata da Igor Mattei e Marina Biondi.

Avevamo lasciato Calcata, la sua colorata comunità e l’Anno zero di Ad Arte «senza alcuna nostalgia»; Persinsala, dopo l’esaltante prima edizione, torna in mediaparternship, raccogliendo l’invito dei suoi direttori artistici di raccontarne la lunga programmazione con reportage quotidiani su cinema e teatro attraverso una collaborazione, ancora più stretta, che ha portato alla organizzazione di un workshop di scrittura critica in versione residenziale e l’allestimento di una mostra fotografica (Calcata liquida, di Giulia Gerosa) presso il Teatro Cinabro.

Un cartellone particolarmente ricco, quello di Ad Arte, capace di spaziare dalle performance in piazza, alle proiezioni (anche all’aperto), fino alla prosa (nella doppia location del borgo vecchio e del teatro alla Greca, ormai pienamente funzionale), che è stata aperta dalla breve esibizione del gruppo Alma Livre Capoeira dell’instrutor pinoquio Fabio Vigorosi. Testimonianza della complessità di quella che,solo riduttivamente può essere definita danza o arte marziale, lo storico gruppo romano ha unito le caratteristiche movenze interrotte della Capoeira, a un’intenzione didattica nei confronti del pubblico, ribadendo la propria natura prettamente comunitaria e sposando, così, l’idea che sta alla base del festival di un’arte capace di animare la società dall’interno e scevra da intellettualismi.

Alle 21.30, al Teatro alla Greca è andato in scena, in prima nazionale, La cerimonia, tratto da Le serve di Jean Genet, evento tra i più attesi da Calcata, essendo il debutto di Marina Biondi sul palcoscenico d’adozione di Calcata.

L’ambiguità personale, sessuale, sociale, il continuo rovesciarsi tra essere e apparire, la manifesta avversione di Genet alle donne e il deprimente quadro di una femminilià che ne emerge (mista di impotenza e rancore), vengono confermati dalla direzione di Carlo Benso.

La cerimonia riprende fedelmente la struttura e l’atmosfera del testo originario, potenziandone, però, la componente metateatrale e dandole una ulteriore e complicata profondità (forse eccessiva) con l’innesto di una serrata polemica nei confronti di una industria culturale che, attraverso meccanismi di coercizione collettiva, disciplina le coscienze individuali omologandole a status imposti in maniera eterodiretta. Per questo, grazie alla riuscita intuizione di citazioni estratte da Shakespeare a Goldoni, da Dante e Cechov, assisteremo Chiara e Solange dare sfogo a un amore/odio radicale per come investe tanto la Padrona quanto le serve stesse e poi, nel drammatico monologo finale di una potente Marina Biondi, vedremo emergere la pateticità universale di un’esistenza (auto)piegatasi totalmente all’infelicità solo perché non corrispondente a sogni di gloria e celebrità in frantumi.

Nonostante i momenti di efficace ironia, emersi in modo particolare nel personaggio di Astra Lanz, in crescendo dopo un inizio, probabilmente, reso incerto da una palpabile emozione, la tragedia cui La cerimonia ambisce, raggiungendola a tratti, è totale, edificandosi sui deliri di personaggi tratteggiati da indefiniti confini psicologici, che portano le due attrici ad alternare senza soluzione di continuità se stesse, l’altra serva e la Padrona, e dando così vita a un affascinante (e di non sempre non semplice gestione) intreccio di personalità molteplici.

La regia discreta di Carlo Benso accompagna l’atmosfera umorale della pièce, creando i presupposti per una ricercata disomogeneità (da affinare perché non sempre sostenuta dagli adeguati tempi scenici e patendo un ritmo a volte calante) tra le due interpretazioni, idealmente accomunate dalla psicosi, ma opposte per come le maschere vengono assunte: con impostata ed elegante serietà quella di Solange/Marina Biondi, con esuberante vivacità quella di Chiara/Astra Lanz.

Una scelta drammaturgica rischiosa, ma comprensibile, di far vivere la scena alle due protagoniste secondo l’intimità di emozioni e pensieri specifici a ognuna di esse, che colora questo progetto di una opportuna ambiziosità in fieri: quella di uno spettacolo giocato sull’alternanza e lo scambio dei ruoli – da vittima a carnefice, ma anche da amante a nemico, da complice ad avversaria – da parte di chi è desideroso di una vendetta irrealizzabile perché condotta contro qualcuno o qualcosa di superiore (il modello sociale e individuale che la Padrona rappresenta), distante e impersonale.

Una tematica, l’idea di una realtà rigidamente organizzata in maniera gerarchica, quindi disumana nell’abbattere ogni possibilità di inclusione per chi non sta già in alto o, a torto o ragione, si trova momentaneamente in fondo alla scala sociale, purtroppo ancora oggi tremendamente attuale. In particolare in un paese dove, in maniera assurda, si continua a disquisire e giustificare l’assenza/concessione di diritti a quelle che, con fare discriminatorio e razzista, vengono definite minoranze (dal matrimonio agli omosessuali alla cittadinanza agli immigrati).

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Ad Arte 2015 – TeatroCineFestival
Inaugurazione

Calcata Vecchia
09 luglio, ore 17:30
Danza di Capoeiera
di Alma Livre Capoeira
a cura del M Fabio Vigorosi

Teatro alla Greca
zona Capomandro, Calcata (VT)
ore 21:30
La cerimonia
liberamente ispirato a Le serve di Jean Genet
regia di Carlo Benso
di Astra Lanz
con Marina Biondi e Astra Lanz
produzione Dillinger e Teatro dei Documenti
prima nazionale