Viaggio ai confini delle lingue

Il Teatro Filodrammatici apre la Stagione 2011-2012 con uno spettacolo di grande impegno che evoca il mito di Medea rivisto in chiave post-bellica.

Sulla scena un grande schermo e una cabina telefonica. Sul ciglio della strada una donna in abiti succinti. Il telefono squilla diverse volte e Medea conversa con un ipotetico Giasone in innumerevoli lingue, per non dimenticare il suo viaggio attraverso la guerra e le migrazioni.

Medea – nel mito semidea senza scrupoli e tenace – si trasforma in una donna privata della possibilità di scelta. Una donna come tante di quel dopoguerra – soprattutto nel Sud Italia – costretta a favori sessuali pur di scappare via per ritrovare il suo Giasone. Una donna che ha sopportato di tutto: aggredita e lacerata dalla contemporaneità che, nella disperazione, continua comunque, nelle sue parole, a rivendicare la propria bellezza, il proprio coraggio.

A una prima lettura lo spettacolo appare un po’ criptico, difficile da decifrare a uno sguardo poco attento. Ma la sostanza è tutta compresa nel bellissimo testo multilinguistico, peraltro magistralmente interpretato da Francesca Ballico che, con grande maestria, riesce a passare dall’italiano al russo, dall’albanese al polacco, stordendo quasi il pubblico ma, al tempo stesso, lasciandolo ammirato. Una donna, della quale intuiamo il percorso sconnesso – che tenta di scappare da un luogo per raggiungerne un altro in cerca di una speranza, una rinascita da questa catarsi distruttiva che è la guerra. Un percorso insensato, senza economia di viaggio, eppure che la avvicina al mito, oltre che riprenderne alcuni tratti salienti.

Una scelta, questa della moltiplicazione degli idiomi, che ci fa intuire e, forse anche respirare, la confusione e le contraddizioni di essere migranti in un tempo che l’autore, Antonio Tarantino, ha voluto far riaffiorare dalla propria memoria e che, come lui stesso ha raccontato a fine spettacolo, gli ha lasciato un segno indelebile. Quindi l’utilizzo, in questo testo, di numerose lingue non comprensibili al pubblico, vuole sottolineare il clima di estraneità che si prova venendo in contatto con persone che appartengono ad altre culture e nazionalità.

Un monologo davvero graffiante e drammatico in cui, dietro al mito di Medea e Giasone, si nascondono, in fondo, “due disgraziati, offesi dalle guerre, rovinati dal vino cattivo, e dalle prestazioni sessuali consumate tra i camion nelle strade di frontiera”, così come lo stesso Tarantino scrive. E nonostante tutto, nonostante il finale in cui la donna recita: «Non c’è un Dio per nessuno», emerge comunque una grande pietas in un lago di pessimismo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici, 1 – Milano
fino a domenica 23 ottobre
orari: martedì, ore 20.45 – mercoledì, 19.30 – da giovedì a sabato, ore 20.45 – domenica, ore 16.00
 
Cara Medea
di Antonio Tarantino
diretto e interpretato da Francesca Ballico
Produzione Teatri di Vita