Come sfuggire da una realtà troppo dolorosa

Chille De La BalanzaNell’area di San Salvi a Firenze (ex istituto psichiatrico) va in scena Casa di bambole di e con Sissi Abbondanza, presenza storica della Compagnia Chille de la Balanza

Dal 1998 la compagnia teatrale di ricerca Chille de la Balanza di Claudio Ascoli – fondata a Napoli oltre 45 anni fa – gestisce lo spazio teatrale e ricreativo dell’ex città-manicomio di Firenze con la rassegna Estate a San Salvi. Un luogo ridestato a nuova vita per i cittadini, che si offre a più attività, anche diurne, soprattutto per gli abitanti del quartiere.

Uno parco di oltre 33 ettari con alberi ad alto fusto trasformati da luogo di sofferenza ad area di svago e relax grazie al progetto San Salvi città aperta – ricco di iniziative e con le passeggiate notturne ideate dalla Compagnia che, dal 1999 a oggi, ha all’attivo oltre 600 repliche di Passeggiando nella notte di San Salvi.

Sissi Abbondanza (attrice stabile della Compagnia) con Casa di bambole – da lei scritto e interpretato e che potrebbe essere istintivamente confuso con Casa di bambola di Ibsen, come è stato erroneamente presentato in radio da una nota emittente fiorentina – si esibisce in un one-woman-show all’interno di uno spazio esiguo – al chiuso – e riservato a poco più di una ventina di spettatori, i quali trattengono il respiro nonostante l’afa estiva per evitare qualsiasi disturbo all’artista a due passi dalla prima fila.

Una fragile struttura cubica di canne di palude delimita lo spazio di azione dell’interprete – a emulare una stanza – che si trasforma talvolta, scenograficamente con lievi differenze, in spazi diversi di un’abitazione immaginaria.

Non siamo di fronte al dramma di Ibsen – sebbene ci potrebbero essere delle affinità tematiche – in quanto il lavoro rappresenta squarci di vita di Ingeborg Bachmann – poetessa, scrittrice e giornalista austriaca vissuta e scomparsa in Italia nel 1973.

Sissi Abbondanza si ispira sia alle opere che alla vita reale della Bachmann, donna senz’altro molto apprezzata nel suo lavoro di scrittrice e per importanti programmi di emittenti radiofoniche austriache e tedesche (tutti i suoi scritti sono in lingua madre nonostante la lunga presenza in Italia) ma combattuta intimamente a causa delle forti pressioni della vita. Una donna che odiava il proprio Paese natale – dal quale era fuggita – per essersi allineato al nazismo e di cui asseriva: “C’è stato un momento preciso che ha distrutto la mia infanzia. L’entrata delle truppe di Hitler a Klagenfurt. Fu qualcosa di così orrendo che il mio ricordo inizia con questo giorno, con un dolore troppo precoce, così intenso come forse dopo non l’ho più provato”.

Sissi Abbondanza non è nuova a portare in scena personalità femminili, delle quali la sensibilità creativa traspare abbondantemente nelle opere, ma che, proprio a causa di questa virtù, faticano non poco a condurre una vita personale equilibrata e felice. Ingeborg Bachmann, donna intimamente inappagata, di se stessa affermava di aver imparato a vivere solo una volta giunta in Italia: “Dagli italiani ho imparato qualcosa ma è difficile dire che cosa. Perché da loro si può imparare soltanto dopo avere buttato via ogni idea che ci siamo fatti prima. Non sono le bellezze, né gli alberi di aranci, nemmeno la splendida architettura, ma il modo di vivere. Qui ho imparato a vivere” (e ci piacerebbe avere un commento sull’evoluzione di questo nostro popolo a mezzo secolo di distanza), tanto è vero che la sua vita finì tragicamente in un incendio – causato da una sigaretta – nella sua camera da letto romana, mentre era sotto l’effetto di barbiturici.

Il lavoro dell’attrice restituisce la Bachmann come donna assediata da demoni interiori, con una folla di gente intorno ma un profondo senso di intima solitudine.

Tra interessanti giochi di luci, ombre e trasparenze della scenografia minimalista, si ripercorre il momento della fine con una plausibile serata di festa nella casa romana della Bachmann quando – dopo qualche bicchiere di troppo – tutti gli ospiti se ne vanno e la padrona di casa è alle prese con le proprie sofferenze, ingigantite dall’eccesso di alcool. Una conversazione delirante, sola al cospetto di se stessa, tra inquietudine, esaltazione e tormento: sentimenti resi talvolta sardonici dalle movenze dell’interprete, a tratti fin troppo espressionisti. Come in una casa di bambole, dove tutto è possibile ma totalmente fuori dalla realtà, in un tempo senza confini.

Frammenti musicali – spesso tenebrosi come l’animo umano – sottolineano i momenti salienti del lavoro scenico che rimbalzano tra il rosso vermiglio dell’abito dell’interprete e l’oscurità dell’ambiente aldilà del piccolo spazio scenografico.

Un’esibizione che supera di poco i trenta minuti, straripante di parole e gesti – a momenti debordante e che non lascia un attimo di tregua allo spettatore – ma che trasmette una sensazione ben descritta dalle stesse parole di Ingerborg Bachmann: “Per me si trattava di dimostrare che la nostra società è talmente malata che fa diventare malato l’individuo e che l’individuo in questa società, in questo mondo, alla fine si dice che muore, ma questo non è vero perché ognuno di noi alla fine è stato ucciso”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Chille de la balanza – San Salvi Città Aperta
via di San Salvi, 12 – Padiglione 16
Firenze
venerdì 18 luglio 2019, ore 21.30

Compagnia Chille de la Balanza ha presentato:
Casa di bambole
di e con Sissi Abbondanza
immagini Paolo Lauri
luci e suoni Matteo Pecorini e Gabriele Ramazzotti

www.chille.it