Muti urli di una donna

Il Teatro La Comunità presenta il mito della guerra di Troia attraverso gli occhi di chi ne conosce l’esito, urlo disperato che diventa lieve sussurro nel clamore della battaglia.

Una delle storie più narrate della mitologia, un racconto che spesso è stato tramandato come una grande guerra vinta con l’astuzia. Lo spettacolo ripropone lo scontro tra Achei e Troiani, soffermandosi però sulle conseguenze emotive che le numerose battaglie avevano portato e Cassandra, figlia di Priamo, si fa portavoce della devastazione che ne aveva sconvolto la città. La rappresentazione si apre con le tre attrici che entrano in scena silenziose e con indosso nere vesti; dopo un attimo di stasi, la prima comincia a parlare dichiarando di essere Cassandra, la donna insignita da Apollo della dote profetica, a cui, una volta ricevuto il grande potere, aveva evitato di concedersi e, proprio per questo affronto, condannata dal dio a non essere ascoltata da nessuno.

La protagonista racconta il proprio dramma: da una parte, ella soffre per non aver avuto alcuna considerazione tra suo padre Priamo e suo fratello Ettore, pur conoscendo il destino rovinoso di Troia; dall’altra, sfoga la propria rabbia contro gli invasori e distruttori Achei, puntando il dito contro Achille, considerato il più feroce di tutti, la «bestia». Questa dualità della protagonista viene risolta visivamente con la duplice interpretazione del medesimo personaggio da parte di Alessandra D’Elia e di Caterina Spadaro che si alternano nella rappresentazione dei due volti. Cassandra si dilunga a commentare gli ultimi istanti di Troia, descrive la morte del fratello il cui corpo era stato martoriato dal nemico Achille, ricorda l’inganno del cavallo di legno e l’entrata degli Achei, fino a concludere con la sua forzata emigrazione a Micene ostaggio di Agamennone.
La scenografia dello spettacolo è tesa alla semplicità e all’essenzialità, in scena sono presenti solo tre cumuli di pietre sui quali le tre attrici poggiano, ossia, con una scelta emblematica che ben evidenzia la rovina che la guerra aveva portato, pochi massi a rappresentare le macerie di una città rasa al suolo dalla furia del nemico e il poco che rimane della grande e forte popolazione troiana.

Caterina Pontrandolfo accompagna l’intera rappresentazione con canti in greco antico, una lingua ormai lontana e quindi di impossibile comprensione che, però, non solo non inficia la comunicazione ma favorisce la diffusione delle sensazioni trasmesse dal canto piuttosto che dal testo, così risultando molto espressiva nel trasmettere le emozioni di smarrimento e paura che i cittadini troiani stavano provando.

La voce di questa donna, l’unica voce che poteva instillare un lume di saggezza nelle menti cieche dei combattenti, viene repressa dalle urla della battaglia, come a voler dire che se troppo spesso la verità non viene ascoltata, ciò avviene non tanto perché non la si senta ma perché non sempre si è preparati ad accettarla. Cassandra si fa simbolo della scomoda realtà quale la perdita della guerra e per questo motivo il suo animo è costretto a oscillare tra il dolore per aver perso tutto e la rabbia per non aver potuto fare niente.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro La Comunità

Via Zanazzo, 1 P.zza Sonnino 00153 Roma
Da mercoledì 14 a giovedì 22 dicembre 2016
Dal martedì al sabato alle ore 21.00 e la domenica alle ore 18.00

Cassandra variazione sul mito n.2
drammaturgia e regia Laura Angiulli
contributi al testo Enzo Moscato
aiuto regia Flavia Francioso
luci Cesare Accetta
musiche originali e drammaturgia del suono Enrico Cocco, Angelo Benedetti
impianto scenico Rosario Squillace
con Alessandra D’Elia, Caterina Spadaro e Caterina Pontrandolfo
una produzione a cura di Coop. Il Teatro-Galleria Toledo