Mascagni, Leoncavallo: duetto di verità

Poca magia e tanta verità: così si possono riassumere le opere del verismo musicale italiano. E cosa meglio del binomio Cavalleria Rusticana e Pagliacci può  rappresentare il vero? Ebbene, noi di Persinsala eravamo in quel momento di verità in scena al teatro Carlo Felice di Genova proprio per confermarvelo.

Poche scenografie, tante persone. È questo ciò che colpisce della messinscena delle due opere. Ma sono davvero due opere distinte? Le due storie sono collegate da un filo conduttore, la passione accecante che non sente ragioni e nemmeno scuse da nessuno e che ha una sola conclusione: l’assassinio di qualche personaggio. Il tutto in una calda Sicilia dai colori terrosi. Un dittico di puro realismo quello messo in scena e non solo per i soli libretti: Cavalleria Rusticana e Pagliacci portano gli spettatori nel profondo sud Italia all’epoca di Verga e dello stesso Leoncavallo (la trama dei Pagliacci altri non è che la riscrittura di un episodio di cronaca che aveva visto come testimone, in qualità di giudice, il padre dello stesso compositore) rendendo il tutto molto tradizionale e folcloristico.

Con ordine, vediamo per CAV (così gli Americani abbreviano l’opera di Mascagni) una Sicilia immersa religiosamente nei suoi riti ecclesiali, pronta alle celebrazioni pasquali, sfondo di un delitto passionale. La trama, tratta direttamente dall’omonima novella di Verga vede al centro le passioni di quattro giovani. Non è  il libretto il punto forte dell’opera, come si sa, ma la partitura che lo contraddistingue.
Il Maestro Arrivabeni mantiene un continuo ed equilibrato flusso di suoni che rappresentano il vero filo conduttore dell’opera stessa. Emozioni per il noto Intermezzo e applausi meritati per Turiddu (Diego Torre, Tenore) che sin dall’inizio si distingue nel ruolo sia vocalmente sia scenicamente. Apprezzatissima l’interpretazione di Santuzza (Sonia Ganassi, Mezzosoprano), donna disperata e contrastata che riesce a rappresentare tutta la sua fragilità attraverso il canto, sempre precisa. E il controcanto femminile arriva dalla bravissima Carlotta Vichi (Mezzosoprano) nel ruolo di Mamma Lucia: l’artista riesce ad interpretare il ruolo di madre, genitrice di un figlio già adulto al quale non può far altro che impartire consigli, mentre, sempre cn un’ottima immersione nel ruolo,  interpreta (nonostante la giovane età) l’anziana e saggia “mamma” di riferimento per i protagonisti.
La serata, che generalmente termina con la conclusione di un’opera, questa volta prosegue con una seconda parte: Pagliacci di Ruggero Leoncavallo.
Questo abbinamento storico, proposto dall’anno seguente il debutto di Pagliacci al Metropolitan Theater di New York nel 1893, venne legittimato dallo stesso Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa soirée, entrambe le opere.
Applauditissimo il Prologo annunciatore interpretato dall’incredibile Baritono Carlos Álvarez, il perfido Tonio.
Se in CAV il Tenore si mostra primo e indiscusso protagonista, in Pagliacci, che non convince del tutto nella famosa aria Vesti la giubba (ma attribuiamo queste imperfezioni soprattutto all’emozione), non regge il confronto con il grande baritono spagnolo che riesce a dare all’opera un personalissimo ed apprezzato colore, garantendo un finale più cinico che doloroso, espresso dalle augustee finali parole di antica teatrale matrice, riutilizzate nel libretto di Leoncavallo: “la commedia è finita”. Un’opera che tradizionalmente si fa forza dei modelli teatrali novecenteschi, in primis Luigi Pirandello e i suoi Sei Personaggi in cerca d’autore, ma che proprio grazie all’applauditissimo Prologo fa sentire la platea parte dello stesso pubblico interpretato sul palco, in attesa di vedere lo spettacolo dei pagliacci appena giunti in città.
Largo anche alle donne, dal Soprano Donata D’Annunzio Lombardi che, nel ruolo di Nedda, si dimostra preparatissima nel ruolo di donna e vittima dopo aver portato sul palco le grandi eroine, come la Tosca precedente e la Butterfly di metà giugno, quelle eroine tra le più reali del panorama operistico novecentesco, afflitte da passioni più quotidiane (l’amore non ricambiato, povertà, violente e pressanti presenze maschili).
Anche per PAG il Maestro Paolo Arrivabeni conduce musica e canto, creando un continuo di acuti e drammatici momenti, convincendo il pubblico. Applauditissima la sua direzione e la capacità di spostarsi da un compositore all’altro (sebbene simili sotto certi aspetti).
Nel complesso due godibili rappresentazioni la cui regia, in mano a Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, gli stessi della Norma della stagione passata – si pone nel giusto solco tra tradizione e sperimentalismo senza stonare. Luci e colori nel complesso ben si inseriscono con coerenza nelle scelte registiche, con un inizio di CAV che quasi ricorda, per quanto riguarda la concitata folla e l’ambientazione, le periferie romane del comenciniano Scopone Scientifico, traslate qui nella Sicilia più agreste, legata alle tradizioni e ricca di speranze. Entrambe le messinscene dunque, riescono nell’intento di portare sul palco il “vero” e renderlo  contemporaneo.

«La commedia è finita!»
Canio, Atto II, scena seconda

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Carlo Felice
passo Eugenio Montale 4, Genova
venerdì 24, mercoledì 29, giovedì 30 maggio ore 20.00
sabato 25, domenica 26, martedì 28, ore 15.30

Cavalleria Rusticana/Pagliacci
Musiche di Pietro Mascagni/Ruggero Leoncavallo
Regia, Teatrialchemici – Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
Scenografie, Federica Parolini
Direttore d’Orchestra, Paolo Arrivabeni
Con
Cavalleria Rusticana
Sonia Ganassi, Santuzza
Diego Torre, Turiddu
Gevorg Hakobyan, Alfio
Giuseppina Piunti, Lola
Carlotta Vichi, Mamma Lucia

Pagliacci
Donata D’Annunzio Lombardi, Nedda
Diego Torre, Canio
Carlos Álvarez, Tonio
Matteo Roma, Peppe
Francesco Verna, Silvio
Costumi, Agnese Rabatti
Luci, Luigi Biondi
Nuovo Allestimento in coproduzione
Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione Maggio Musicale Fiorentino
Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Francesco Aliberti
Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini
durata circa con intervallo 120 min.