Tecnologia e ricerca artistica si incontrano in CBM 8032 AV, progetto che Robert Henke ha presentato in prima nazionale al Romaeuropa Festival.

Noto per l’utilizzo dello strumento informatico nella minimal techno e tra i fondatori dei Monolake, celebre gruppo di musica elettronica tedesco, Robert Henke è uno dei massimi teorici e interpreti di questa specifica forma artistica.

CBM 8032 AV è uno step successivo del suo percorso all’interno della musica digitale. Sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, tempio romano della musica classica e contemporanea, sono presenti cinque Commodore CBM 8032 dei primi anni ’80. Rivolti scenograficamente al pubblico in platea, i PC sono ovviamente privi di scheda audio e chip grafico a colori. Di conseguenza, hanno una capacità sonora limitata e possono visualizzare solamente tracciati monocromatici in verde di testo e simboli.

Dei cinque computer, tre producono il (un) suono, un quarto proietta la grafica che fa da sfondo, un quinto è la centrale operativa da cui Henke ne dirige il concerto. La partitura è un software sviluppato dallo stesso artista e dal suo team e costituito da routine e loop di cui lo stesso Henke modifica e regola i parametri durante l’esibizione.

CBM 8032 AV elabora musica a 8 bit che oggi appare arcaica e appartenente a un mondo e a un tempo molto più lontani di quanto non siano cronologicamente. Suoni bassi, techno e ambient prendono forma in una composizione che simula, nella sua assoluta semplicità, un terzetto di strumenti – di cui uno tiene il tempo, un altro accompagna e un terzo esegue gli assoli. A sovrastare l’installazione, l’output video è nervoso, cartesiano nella sua impossibilità di muoversi oltre l’incastro di linee orizzontali/verticali.

Il contrasto tra ciò che, nell’immaginario comune, rappresenta il fulcro dell’ultima rivoluzione contemporanea e una delle sue versione più vetuste è stridente. In CBM 8032 AV, lo sforzo dell’artista è tanto quello di curvare in un diverso spazio-tempo una tecnologia monolitica e scevra da ogni connotazione musicale, nonché impassibile a ogni possibilità di interpretazione (il linguaggio macchina in cui si programma non ammette variazioni emotive o cognitive), quanto di mostrarne la rinascita in una dimensione dove lo scienziato si fa artista e l’artista è tale perché padrone di una conoscenza ingegneristica.

L’arte e la scienza iniziano un dialogo che spesso e purtroppo viene visto nell’ottica dell’esclusione l’uno dall’altro e che neanche può semplicisticamente essere pensato all’insegna di una comune banale creatività: l’arte che smette di essere romantica, che non è più figlia del Genio o lo sfogo di una personalità eccezionale o folle, scopre che il suo sviluppo è strettamente connesso alla conoscenza e alla sperimentazione di metodologie, schemi e regole al cui interno si può decidere di rimanere o evadere, ma della cui esistenza non si può essere ignari.

Per questo, l’esito cui giunge CBM 8032 AV è ambivalente. Da un lato, restituisce la sensazione di arbitrarietà, se non proprio sterilità, di un prodotto musicale che alterna ritmi lenti e avvolgenti a risonanze pesanti e frenetiche e si compone in un banale stile glitch di rumori e cluster per saturare l’ambiente in un vortice di sonorità digitali a bassa frequenza e riverberi, mentre dall’altro, attardandosi a creare un’atmosfera ipnotica e una ciclicità modulare, rimane illuminante nell’ambito dell’esperienza – lodevole e necessaria – di riflessione sul senso della musica contemporanea e delle sue potenzialità tecnologiche.

Il concerto si è svolto all’interno del Romaeuropa Festival,
Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli
Largo Luciano Berio, Roma
27 settembre 2020, ore 21

CBM 8032 AV
sequencing computer, mixing desk, effects Robert Henke
team di sviluppo tecnico Anna Tskhovrebov, Ralf Suckow, Sebastian Wolf, Mark J-K
prima nazionale