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Nella prima parte dell’intervista a Cecilia Bertoni (https://www.inthenet.eu), artista intermediale e direttrice artistica dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio di Vorno (in provincia di Lucca), abbiamo parlato delle sue attività artistico-performative, ma la Tenuta ospita anche, nello Spazio Performatico, delle Stagioni di teatro, danza e musica di grande interesse – che nascono da bandi tematici.

L’ultimo, del 2018, era intitolato Della morte e del morire ed era espressamente aperto a “tutti gli artisti in ogni declinazione e ibridazione delle arti”. Concluso lo stesso nel 2020 e, dopo il secondo lockdown, la prima domanda che rivolgiamo a Cecilia Bertoni è se lo Scompiglio lancerà un nuovo bando di produzione: «Invero abbiamo idea di alcuni progetti e iniziative che vorremmo mettere in campo ma non abbiamo ancora discusso della tematica che dovrebbero affrontare gli artisti, e non sappiamo nemmeno se ce ne sarà una. Vorremmo lavorare sul ‘mixare’ i linguaggi ma evitando che questa parola – mixare – diventi qualcosa di artificioso. Sicuramente faremo una residenza, nella primavera del 2022, per artisti già con un proprio bagaglio linguistico per darci – e dare loro – un tempo per conoscere gli esterni. Lavorare, quindi, nella Tenuta all’aperto prevedendo anche di fare delle attività, per esempio, insieme ai giardinieri. In pratica, vorremmo che gli artisti, prima, si confrontassero con lo Scompiglio in esterni e solamente poi decidessero cosa vogliono creare o su cosa intendono lavorare. Soprattutto non vogliamo categorie predefinite bensì artisti liberi di muoversi e ibridare linguaggi diversi».

Lo Scompiglio, unitamente ai bandi per la produzione, offre agli artisti anche spazi per le residenze, dove gli stessi possono creare le loro performance, provare e ragionare sul loro lavoro in grande libertà. Ma i fondi pubblici indispensabili per sostenere tante attività – soprattutto in una provincia, quella di Lucca, arida dal punto di vista del contemporaneo – sono garantiti a una struttura come quella diretta da Bertoni? «La risposta è purtroppo no. Nostro malgrado dobbiamo contare solamente sulle nostre risorse. Dà un po’ fastidio non essere presi in considerazione chissà per quale ragione ma noi perseveriamo. Devo anche dire che riceviamo dal Comune di Capannori un grande appoggio a livello di riconoscimento per il nostro lavoro e la qualità di ciò che proponiamo, però questo non si concretizza mai in contributi economici effettivi. E tutto ciò nonostante ci siano pochissimi spazi che si occupano di arti contemporanee».

La Tenuta dello Scompiglio, oltre allo Spazio Performatico, ha un promontorio collinare con metati che è utilizzato non solamente a uliveto o a bosco, ma quale fonte di ispirazione e per ospitare installazioni artistiche (temporanee o permanenti) e performance itineranti. A proposito ricordiamo, nel 2014, Sisters of Hera – Dentro/Fuori, La Festa (a cui assistemmo in contemporanea con la visita all’installazione di Chiharu Shiota). A Bertoni chiediamo se tali forme di fruizione e compartecipazione performativa en plein air saranno riproposte: «Come Scompiglio abbiamo deciso di cercare di vivere maggiormente gli spazi esterni. Era sempre stata nostra intenzione ma poi, negli anni, gli artisti ci hanno proposto soprattutto performance per gli spazi interni, sia perché è più facile lavorare all’interno [lo Spazio Performatico essendo attrezzato come teatro, n.d.g.], sia perché, a volte, non hanno sufficiente tempo o esperienza per utilizzare gli esterni. Però il nostro obiettivo a livello di programmazione – e non solamente mio, come artista – sarà quello di diventare più radicali e abbattere gli steccati tra performance, arti visive, musica, eccetera e superare l’idea di spazi ‘appositi’ per accogliere le proposte degli artisti».

In passato ci sono sempre state anche interessanti performance musicali alla Tenuta dello Scompiglio e Bertoni ci assicura che la tradizione continuerà: «Assolutamente sì! Antonio Caggiano [si veda, ad esempio http://www.artalks.net/tancredi-clorinda-joni-mitchell, n.d.g.], che è il direttore artistico della sezione musicale dello Scompiglio, è parte integrante di questa Associazione. Difatti, anche per quanto concerne le residenze previste per la primavera del 2022, a cui accennavo, parteciperemo entrambi come artisti oltre che nei nostri ruoli di direttori artistici. Inoltre vorrei aggiungere che con Antonio c’è una profonda sintonia da sempre – che è una cosa rara, e che ci permette di lavorare al meglio insieme. Quindi, la musica continuerà a essere elemento portante della nostra programmazione».

L’ultima domanda è alla donna e artista che, nel 2016 portò ‘in scena’ (in realtà, eravamo nel parco della Tenuta), Nannerl, sorella di Mozart, nella quale Bertoni indagava il rapporto tra i due “talenti innati (Maria Anna Walburga Ignatia, soprannominata Nannerl, e suo fratello Wolfgang Amadeus), attraverso una pantomima tragicomica, che metteva in evidenza i ruoli imposti dalla società a maschio e femmina”. Essere donne, artiste e ideatrici del Progetto Dello Scompiglio è ancora difficile nonostante siano passati oltre due secoli dai tempi in cui Nannerl dovette rinunciare al proprio talento? «La prima difficoltà, per me, risiede nel fatto che utilizzo linguaggi diversi – il che rende impossibile inserirmi in una precisa categoria. E credo anche che il problema dell’inserire l’artista in una categoria specifica sia soprattutto istituzionale, dato che il Ministero e gli Enti preposti vogliono sempre incasellare il nostro lavoro. Essere donna credo sia ancora difficile in tutto il mondo: in certi luoghi sicuramente è meglio che in Italia, ma in altri peggio. Soprattutto è difficile essere donne e artiste perché alle donne è sempre stato precluso il mondo delle arti. Diciamo che la storia di Nannerl, oggi, può apparire estrema ma non è poi così diverso l’universo con il quale ci confrontiamo. Inoltre, dopo quello che abbiamo vissuto durante la pandemia, credo ci siano domande più profonde e problematiche più gravi da affrontare. Dobbiamo chiederci tutti che cosa significhi vivere – e se vivere vuol dire semplicemente avere il cuore che batte, io penso che quella non sia vita. Dobbiamo affrontare il tabù della morte. In breve, sono molte le sfide che ci attendono».

Nella foto: SPE – Performance and Exhibition Space. Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio.