La rinascita della grande narrazione drammaturgica

Il Teatro Eliseo omaggia un grande autore contemporaneo come David Mamet, portando in scena China Doll. Sotto scacco, per la mirabile regia di Alessandro D’Alatri e l’indimenticabile interpretazione di Eros Pagni.

Un’idea piuttosto condivisa dal pubblico e dalla critica, forse perché è sempre facile e antropologicamente prevedibile il gusto nostalgico per un passato che è sempre migliore del presente, è che oggi non esistano più i grandi autori teatrali (e in fondo viene detto degli attori, dei musicisti, dei politici e via discorrendo). L’epoca dei geniali e rivoluzionari drammaturghi si sarebbe conclusa diversi decenni fa, anche perché il teatro sembra aver spinto la sperimentazione nella contemporaneità soprattutto sul versante della messa in scena e della regia piuttosto che sulla dimensione narrativa (tanto che per molti anni si è parlato di postmoderno come di “fine” ed “eliminazione” della storia o del soggetto). Questa convinzione così radicata rende difficile che ci si accorga di un talento effettivo della drammaturgia degli ultimi anni, soprattutto quando il personaggio in questione, David Mamet, incarna una poliedrica attività culturale e artistica, che va dalla regia alla sceneggiatura, dalla scrittura di saggi all’attività di produttore.

Se già come sceneggiatore Mamet aveva dimostrato le sua capacità fin dagli anni Ottanta, entrando nell’immaginario collettivo per le vicende di Il postino suona sempre due volte, Il verdetto e Gli intoccabili, per comprendere qui in Italia il valore del suo stile accattivante e cinico, del suo sarcasmo tagliente e del fascino noir e spietato delle sue pièce teatrali è stato necessario l’interessamento in prima persona di Luca Barbareschi, che se fin dagli anni Ottanta si è adoperato affinché Mamet potesse ottenere la dignità e il riconoscimento che merita, ora da direttore del Teatro Eliseo ha deciso di proporre al pubblico una trilogia di opere di Mamet, che attraverserà questa stagione e quella del prossimo anno. In scena fino al 24 aprile, la prima opera che intende sdoganare l’opera di Mamet per farla conoscere al grande pubblico è China Doll, testo recentissimo che arriva direttamente da Broadway, sede della prima assoluta che ha visto nel ruolo del protagonista principale, il potente e arcigno Mickey Ross, un Robert De Niro in stato di grazia.

Questo si spiega facilmente: Ross nell’opera di Mamet è un uomo potente ma stanco del suo potere, follemente innamorato della “bambola cinese” del titolo, presenza assente per tutta l’opera, che si incarna come un fantasma nelle ripetute telefonate che tempestano l’opera. All’Eliseo, Eros Pagni è uno straordinario “sostituto” di Al Pacino: anche lui, arrogante, irascibile, fastidioso per la sua caparbietà ma al contempo affascinante e capace di stabilire un’empatia particolare e unica col pubblico. China Doll è un kammerspiel che si svolge tutto nell’arco di poche ore, rinchiuso in un ricco ed elegante studio, tra quadri e divani in pelle: la regia di Alessandro D’Alatri, che ha incontrato Pagni nel corso della sua fortunatissima carriera cinematografica, è debitrice delle scene di Matteo Soltanto e delle luci (senza fronzoli o eccessi, ma potenti nella loro semplicità) di Umile Vaineri. D’altronde, anche gli spostamenti dei due personaggi da un angolo all’altro della stanza, dalla scrivania al divano, il continuo passaggio del cellulare dalle mani di uno alle mani di un altro, sono calibratissimi, rendendo ancora più dinamico e vibrante un testo già di per sé molto valido.

China Doll è intriso dell’atmosfera noir tipica dei film di Lumet, come confermano gli stacchi musicali di Riccardo Eberspacher, ma anche dello humour nero sagace e no politically correct tipico di molta produzione seriale televisiva degli ultimi anni; i riferimenti all’ipocrisia del potere politico e all’ambizione di chi decide di lasciarsi alle spalle il potere per dedicarsi al proprio amore, ma allo stesso tempo l’evidente impossibilità di raggiungere questo tanto agognato obiettivo, fanno di China Doll un’opera nera segnata dallo “scacco” e dalla claustrofobia, che non pretende di esprimere grandi verità sull’esistenza o sul senso della cultura contemporanea. La bellezza di questo testo, l’ottima resa registica e la memorabile interpretazione di Pagni dimostrano però come il grande teatro contemporaneo possa e debba ripartire anche dalla scrittura.

Lo spettacolo continua:
Teatro Eliseo
via Nazionale, 183 – Roma
fino al 24 aprile
martedì, giovedì, venerdì ore 20.00
mercoledì e domenica ore 16.00
sabato ore 16.00 e ore 20.00

Teatro Stabile d’Abruzzo/Teatro Eliseo presentano
China Doll. Sotto scacco
di David Mamet
regia Alessandro D’Altri
con Eros Pagni, Roberto Caccioppoli
musiche originali Riccardo Eberspacher
scene Matteo Soltanto
costumi Ana Coluccia
luci Umile Vaineri