Il teatro al di là del senso

Logo Ftgb PiccoloAl Teatro Grande di Brescia va in scena Chroma_don’t be fightened of turning the page di e con Alessandro Sciarroni.

Ciò che conta è la relazione. Tra chi vede e chi viene visto. L’atto performativo, l’esibizione, provoca erotismo-affetto per la visione o repulsione- disaffezione. La pratica dell’esporsi pubblicamente, attiva un sottostrato percettivo sensoriale, nervoso e neuronale perfino, tale da potere essere strutturato, schematizzato. Il corpo, e i ricettori della mente, reagiscono agli impulsi audiovisivi, fisici, verbali, emozionali, rielaborando nel soggetto ricettore altrettante sensorialità. Come se si riproducesse nel soggetto, quel significare approdato dalla scena. A dirlo sono gli scienziati. Ma lo si intuisce, collettivamente, assistendo semplicemente alla meraviglia delle scene. Quel senso di comprensione comune e comunitaria spiegato da Lehmann nei suoi studi sul post/dramatique. Il teatro al di là del senso, produce, quindi, impulsi e attività psicofisiche. Se si significa, in scena. Se non ci si rincula nei propri toni ipotizzati come intenzioni approdabili. Se non ci si masturba supponendo di rivolgersi a moltitudini e se soprattutto non si è compiacenti verso la cricca di turno.
Il teatro ha senso se riproduce l’uomo a l’uomo stesso. Se riproduce sé stesso all’uomo. Se fa del sembiante, mediano d’una memoria collettiva originaria dell’idea, del pensiero, dell’archè.
Guardare, anzi, partecipare a Chroma_don’t be fightened of turning the page di Alessandro Sciarroni, rappresenta indubbiamente quell’integrarsi, anche nel solo momento della vita dell’opera, in una comunità protagonista di un rito. Della trascendenza, trascendenza da sé, che non è parlare di misticismo, ma il sistema per cui soggettività e pluralità equilibrano lo stato di essere per meglio interagire e armonizzare il sociale. Pensare a un tu, anziché all’io, in altre e povere parole.
Un’opera di danza. Di solo movimento circolare. La possibilità del corpo di roteare su sé stesso senza perdere l’equilibrio. E uno spazio scenico atonale, bianco, luci simmetriche e contrapposte. Una geometria indicante la simmetria cosmica e l’asimmetria dell’arbitrio, del caso (altrimenti fato), significata dall’utilizzo luminoso policromatico e immaginifico. Paesaggi prolungati. Di scenari invisibili ricreati in ognuno degli astanti, lasciato il ruolo di persona e incarnati in quello di spectator. Mutazioni in corso d’opera.
Sciarroni ruota su sé stesso. Alla maniera dei dervisci. In trance nelle loro performance. Per restituire al divinatorio, la grazia del dono dell’arte. Dicono.
Lo spettatore è sospeso nello stato ipnotico di introspezione e sovrapposizione al reale. Quel tempo liberato, da dedicarsi. Provocato da un corpo in roteazione. Mai fermo. Mai domo. Mai esausto.
Movimenti coreutici, perfino, nell’ininterrotto movimento. Reazioni vocali, spontanee. Come una ininterrotta poesia. Un intercedere da uomo a uomo. Da uomo per l’uomo.
Chroma è un’opera d’arte. Contemporanea e originaria.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Grande

corso Giuseppe Zanardelli, 9 – Brescia

Chroma_Don’t Be Frightened of Turning the Page
invenzione, performance Alessandro Sciarroni
luci Rocco Giansante
drammaturgia Alessandro Sciarroni e Su-Feh Lee
musica originale Paolo Persia
styling Ettore Lombardi
sviluppo, promozione, consiglio Lisa Gilardino
cura amministrativa Chiara Fava
cura tecnica Valeria Foti e Cosimo Maggini
ricerca Damien Modolo
produzione corpoceleste_C.C.00# e Marche Teatro Teatro di rilevante interesse culturale
co-produzione Le CENTQUATRE(Paris), CCN2 – Centre chorégraphique national de Grenoble, Les Halles de Schaerbeek