Livornesi allo specchio

Bobo Rondelli interpreta Piero Ciampi. La XL edizione del Festival di Musica dei Popoli dedica la prima parte, Suoni di terra, ai musicisti toscani.

Quasi due ore di concerto tutti d’un fiato.

Venticinque pezzi per presentare il genio romantico e incompreso di Piero Ciampi, cantautore livornese scomparso precocemente, la cui carriera artistica si svolse tra gli anni 60 e 80.

Bobo Rondelli, in Ciampi, ve lo faccio vedere io, davanti a un pubblico prevalentemente adulto che riempie l’Auditorium Flog di Firenze, inizia sottotono, con luci basse, quasi inadatte a una performance musicale. Artista sregolato e avvezzo all’alcool, Piero Ciampi scrisse molti pezzi anche per altri cantanti italiani pop – da Nicola di Bari a Tony Del Monaco e Gigliola Cinquetti che, con Ho voglia di vederti, arrivò tra i primi all’edizione del Festival di Sanremo del 1965. Nell’arco della carriera pubblicò cinque album e partecipò a molti concorsi e programmi, ma la sorte lo contrastò sempre ostacolandone il successo. Se una qualche forma di celebrità lo toccò non fu certamente per i suoi pezzi, quanto piuttosto per la sua vita errabonda, in giro per l’Europa, che gli procurava opinioni sfavorevoli, negandogli il successo che probabilmente si meritava. Tutt’oggi, molti cantautori lo ricordano nei loro concerti omaggiando i suoi pezzi, Gino Paoli in primis.

Bobo Rondelli, inconfondibile voce calda e potente, esalta le parole dei testi con passione e partecipazione. Testi semplici, intessuti di vocaboli quotidiani, ma romantici e prepotentemente realistici. Piero Ciampi amava la vita di strada con i suoi personaggi sciagurati e complessi. Una tonalità di voce, quella del cantautore labronico, che entra sotto la pelle, sensuale, con un’estensione vocale a differente scala, tanto che – qua e là – lascia il microfono esibendosi a viva voce, sorprendendo i numerosi fan, presenti alla serata.

Ironico e dissacrante, come da tradizione livornese, Bobo Rondelli, tra un pezzo e l’altro, tira in ballo quasi tutti, da Alberto Moravia a Bruce Springsteen fino a Pascal Daniel, cantante francese che ascoltava da bambino. Jim Morrison, il capitalismo, i migranti e la difficoltà di coppie di coniugi che non si amano più e si separano. Ideali e realtà quotidiana si intrecciano con le parole dei testi di Ciampi, nei quali Bobo Rondelli talvolta sembra immedesimarsi.

Due maledetti toscani, a tratti simili, e certamente fuori dalle righe – sebbene per ragioni diverse. Ciampi non poteva che scontrarsi con quell’Italia formale e perbenista nella quale viveva. In Adius racconta di un addio alla donna amata con parole dolci, volte forse a un perdono o a riavvicinamento. Ma, improvvisamente, come se ci avesse ripensato, il cantautore stravolge il testo cambiando registro: «Vuoi stare vicina? No? Ma vaffanculo. Ma vaffanculo. Sono quarant’anni che ti voglio dire… ma vaffanculo. Ma vaffanculo te e tutti i tuoi cari. Ma vaffanculo». Bobo Rondelli interpreta questo brano a metà spettacolo. Ride con espressione sorniona e si gode i ripetuti vaffa del testo variando la voce, come se facesse le prove per capire quale sia la versione migliore da utilizzare.

Sul palco, lo accompagnano le tastiere di Fabio Marchiori, musicista sempre al fianco di Rondelli, e le note sentimentali della tromba di Filippo Ceccarini. Le luci rimangono basse per l’intera esibizione, in tono sommesso come i malinconici pezzi di Ciampi, nonostante l’interpretazione di Rondelli sia vibrante e profonda. Eclettico ed estemporaneo, Bobo divaga, tra un pezzo e un altro, su mille argomenti, cantando slogan pubblicitari della propria infanzia, prendendo in giro Bocelli con voce in falsetto e raccontando di una serata degli esordi, dove era stato invitato per allietare il pubblico di una cena elegante, insieme a Rocky Roberts di Stasera mi butto, che non voleva esibirsi con lui.

Uno spettacolo a metà tra sacro e profano, che suscita risate sincere per le gag ed emoziona per l’interpretazione musicale. Dal pubblico, durante il bis, una signora chiede Guarda che luna di Fred Buscaglione. Bobo Rondelli è un animale da palcoscenico poliedrico, a cui piace interagire con gli spettatori. Promette di cantare a ugola nuda: lascia il microfono sull’asta eseguendo in maniera eccellente la richiesta e riscuotendo applausi scroscianti. La serata volge alla chiusura con le affettuose parole di Nara F., un pezzo dall’ultimo album del cantautore, Come i carnevali, composto da Rondelli e dedicato alla scomparsa della madre, inframezzate da altri pezzi di Ciampi. Un’esibizione tutto sommato pacata, rispetto al solito. Colpa forse del personaggio malinconico/sentimentale Piero Ciampi e delle sue canzoni d’amore? Non importa saperlo. Il concerto è piaciuto, il pubblico ha partecipato e apprezzato fino all’ultima nota di uno dei cantautori toscani più amati: Bobo Rondelli.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito del XL Festival della Musica dei Popoli
Auditorium Flog
via M. Mercati, Firenze

Ciampi, ve lo faccio vedere io
Bobo Rondelli, voce
Fabio Marchioro, tastiere
Filippo Ceccarini, tromba