Voci d’altroquando

L’antica Grecia di Maria Teresa di Clemente va in scena al Teatro Agorà con Cittadine straniere, critica diacronica al più antico dei mali “civilizzati”.

Melissa e Neera, due donne straniere, due ere distanti, due storie che hanno bisogno di essere raccontate. Una, moglie di un tiranno, l’altra, cortigiana della Polis, entrambe, vittime dell’arroganza maschile che non conosce limite, allora come adesso. Di Clemente decide di farle incontrare in uno stesso non luogo, di farle dialogare, raccontando ciascuna la propria storia e la propria fine. Scandite da videoproiezioni esteticamente interessanti ma poco funzionali, le cittadine aprono il proprio cuore al pubblico che fatica a seguire lo sviluppo delle storie, nonostante la canonica struttura dialogica del botta e risposta. Alla voce sprezzante e consapevole di una fa eco il piagnisteo sottomesso dell’altra, le loro vicende riescono a intrecciarsi soltanto quando, finalmente, il fil rouge (qui bianco) che le unisce attraverso i secoli non le costringe a inscenare un metafisico tiro alla fune.

Ora che il tempo non è più un problema, tocca disfarsi dello spazio. Le due donne cercano di divincolarsi dalla stretta patriarcale, che non ne vuole sapere di farle tornare a essere libere, pari, e di sfuggire dalla prigione in cui sono state rinchiuse. La denuncia è chiarissima: nel VI secolo a.C. una donna poteva essere «uccisa e profanata dal marito dopo morta» senza sollevare troppi polveroni; nel IV secolo a.C. una prostituta riscattatasi ed “elevatasi” allo status di moglie e madre rischiava «la condanna di “appropriazione illecita di diritti civili”»; e oggi?

Il dito è puntato contro la violenza sulle donne, la prostituzione minorile e l’ingiustizia civile in un mondo dove nulla sembra mai cambiare. Ma è un dito debole, poco ficcante, che fa troppo affidamento sui giganteschi temi trattati e non sviluppa una struttura solida, convincente. Il ritmo «no-stop action» della Compagnia Macroritmi si traduce in un susseguirsi annoiato di battute che non incalzano né il pubblico né le attrici, costrette a esagerare i movimenti e a ingigantire le reazioni, scadendo in una rappresentazione un po’ troppo macchiettistica, nonostante le grandi qualità di Giulia Bornacin, la Melissa profanata dall’amato Periandro.

Un testo potenzialmente molto interessante ma appesantito da un tono accademico più adatto a una conferenza di gender studies che a una rappresentazione teatrale, dove vale la massima «se c’è soltanto la facciata la casa nun ce sta».

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Agorà

via della Penitenza 33 – Roma
dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Compagnia MacroRitmi presenta
Cittadine Straniere
di Maria Teresa di Clemente
regia Rosi Giordano
con Giulia Bornacin, Maria Teresa di Clemente