Una famiglia e la sua tragicomica difficoltà a comunicare e amare va in scena al Teatro Sala Uno di Roma. Per divertirsi e filosofeggiare, allo stesso tempo.

Una moglie snervante, un marito snervato, una figlia colma di noia. Tra loro un silenzio spesso e carico di indifferenza, che si fa rimpiangere non appena viene interrotto da dialoghi estenuanti e privi di significato. Una condizione usuale, che caratterizza il quotidiano di molti: un nucleo familiare minato nell’affettività e nelle sue manifestazioni, che tenta di preservare una parvenza di senso.

Da qui si sdipana l’imprevedibile filo drammaturgico di Coltelli nella schiena, ali in faccia, animato da morti che parlano, viaggi di gruppo in cabine fumatori, amori felici che non si realizzano per un soffio. Come nella migliore tradizione del teatro dell’assurdo, gli eventi si susseguono apparentemente senza logica, consegnando allo spettatore la libertà di assorbire disordinatamente frammenti e suggestioni.

Ogni situazione è il pretesto per elaborare riflessioni sui moventi dell’esistenza e sulle ragioni sociali e personali dei comportamenti umani. L’opera è costellata di speculazioni sull’amore materno, sull’assenza di gioia, sull’attesa del nulla: eppure si salva miracolosamente da una posizione nichilista, grazie anche ad un finale ambivalente che soddisfa ottimisti e depressi.

L’allestimento presentato dal regista iraniano Reza Keradman esalta gli aspetti anticonvenzionali dell’opera e pone l’accento sulla follia quotidiana che l’autore, Pierre Notte, descrive con precisione chirurgica. Il continuo movimento degli attori sul palco crea un’atmosfera ludica e scanzonata, che contrasta piacevolmente con i toni dolorosi che il testo e l’azione drammaturgica talvolta assumono.

La recitazione impeccabile degli interpreti dà il giusto coronamento a quest’opera, che colpisce sia per la forza dirompente del testo che per le tematiche affrontate.

Un’opera complessa e ambiziosa che non esaurisce in una sola visione tutto il suo senso, ma lascia la curiosità intellettuale dello spettatore parzialmente inappagata e desiderosa di indagare ancora, con lo stesso cinico candore, gli oscuri meccanismi della banalità umana.

Lo spettacolo continua:
Teatro Sala Uno
piazza di Porta San Giovanni, 10 – Roma
fino a domenica 13 marzo
orari: dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
(durata 1 ora e quaranta circa senza intervallo)

Coltelli nella schiena, ali in faccia
di Pierre Notte
traduzione Mitridate Minovi
regia Reza Keradman
con Reza Keradman, Gerardo Mastrodomenico, Caterina Misasi, Monica Samassa, Daniel Terranegra, Alessandra Raichi e Constantin Jopeck
aiuto regia Seti Minovi
scenografia Francesco Ghisu
costumi Seti Minovi
disegno luci e foto Davood Kheradmand
movement Ian Sutton
musica Maurizio Gabrieli