Pesci in un acquario di comicità goliardica

Fino al 26 febbraio in scena al Teatro Trastevere una commedia irriverente e frizzante, capace di far ridere ma anche di far riflettere sull’esperienza dell’uomo comune.

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di “sardine”, assunte a una connotazione nobile di tipo politico e quasi rivoluzionario; ben meno nobili e senza il medesimo impatto metaforico sono invece le “aringhe”, animali a cui vengono assimilati i tre protagonisti della pièce in scena al Teatro Trastevere.

Uno spaccato divertente e grottesco, limitato nella scrittura ma onesto nell’interpretazione e nella spontaneità dei gesti. Il cartellone del Teatro Trastevere alterna sapientemente negli ultimi anni opere di matrice drammaturgica e di genere molto distanti tra loro, e spesso offre il suo spazio per opere che sappiano divertire grazie a un registro popolare e confidenziale in linea coi linguaggi della televisione e del cinema commerciale.

Il teatro così recupera la sua natura popolare, magari meno pretenziosa dell’immagine del teatro come tempio dell’arte e della conoscenza: si tratta di un carattere che è quintessenziale al teatro, perciò che il teatro diventi lo spazio di un’opera sarcastica, irriverente, comica come è il caso di 3 Aringhe non deve stupirci.

In scena fino al 26 febbraio, l’opera di Marco Falaguasta per la regia di Leonardo Buttaroni, eredita numerose caratteristiche da alcuni dei referenti più importanti dell’immaginario collettivo: da un lato la caratterizzazione popolare dei tre protagonisti, tre metronotte alle prese con un acquario che combinano soltanto disastri; un intreccio narrativo sbadato e approssimativo, che preferisce concentrarsi sulla tensione tra comicità e buoni sentimenti; toni sguaiati, spesso letteralmente urlati, che richiamano la nobile tradizione del messe in scene teatrali delle piazze di provincia.

C’è ovviamente un recupero e una trasfigurazione scenica di alcuni personaggi del cinema italiano degli ultimi decenni: per primi i personaggi verdoniani, e non è un caso che il personaggio di Giorgio sembra modellato proprio su diverse figure interpretate da Verdone.

Diversi dialoghi sono frizzanti e ben calibrati, anche se non tutti possiedono il medesimo tenore di arguzia e sarcasmo; spesso il piano surreale tipicamente “slapstick” entra in confusione con un’intenzione realista più marcata, però un merito è senz’altro che all’interno dell’orizzonte del divertimento sia stato deciso anche di trasmettere alcuni messaggi che riguardano tutte le persone comuni che assistono allo spettacolo. Perché nelle fobie, nelle vicende e nelle paure dei tre personaggi ognuno può trovare un pezzo della propria esperienza: per questo l’ottima scenografia allude alla vasca dell’acquario, con un grande oblò centrale.

Come a voler insistere sul fatto che stiamo a teatro per spiare i movimenti di alcuni pesci semplici e senza pretese. Non delfini o pescecani, ma delle aringhe appunto.

Lo spettacolo continua:
Teatro Trastevere
Via Jacopa dé Settesoli, 3 – Roma
dal 18 al 26 febbraio
da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Tramattori presenta
Come 3 aringhe
Di Marco Falaguasta e Mauro Graiani
Regia e adattamento Leonardo Buttaroni
con Christian Galizia, Olimpio Pingitore, Gianlorenzo Tennenini