Così è (se vi pare)

Al teatro Antigone di Roma il Laboratorio Stanislavskij- Strasberg dal 6 all’8 giugno ha portato sulla scena una delle opere più famose di Pirandello, Come tu mi vuoi. La storia di una donna alla ricerca della propria identità al centro di un testo complesso da restituire allo spettatore.

Come tu mi vuoi è uno dei drammi più famosi portati in scena da Luigi Pirandello nel 1930, nell’ultima fase della sua carriera di drammaturgo, la terza, denominata metateatro.
Confrontarsi con un’opera così articolata è rischioso, soprattutto se a farlo è una compagnia formata da un gruppo di persone appassionate di teatro, che negli anni si è avvicinata a quest’arte con entusiasmo e impegno.
Il Laboratorio Stanislavskij- Strasberg, formato da cinque donne e due uomini, con la regia di Roberto Costantini, ha portato così sulla scena al teatro Antigone di Roma, nel cuore di Testaccio, l’adattamento di questo dramma in tre atti che ha per protagonista l’Ignota Elma, che giunge ubriaca in casa dello scrittore Carl Salter (Shane Grant), suo amante, accompagnata da una donna (nell’originale in realtà è un uomo, Boffi), che crede d’aver riconosciuto in lei la signora Lucia, moglie del suo amico Bruno Pieri, scomparsa in circostanze misteriose da oltre dieci anni.
Chi si nasconde dunque dietro la figura misteriosa di Elma?
Pirandello, che ha sempre attribuito ai suoi personaggi quel sentimento di estraneità a lui caro, per renderli “forestieri della vita”, anche in Come tu mi vuoi assegna una maschera alla protagonista, “figura erotica e dolente, sensuale e commovente” allo stesso tempo.
Anche se lo sforzo mnemonico ha preso il sopravvento nel corso della messa in scena a sfavore di una maggiore empatia con i ruoli, è da tener presente che si tratta di un laboratorio teatrale che come comune denominatore ha la passione che tutta la compagnia ha messo per far sì che il messaggio del dramma affiorasse, nonostante la complessità del testo. Per un approccio più immediato infatti è consigliabile conoscere l’opera originale, così da focalizzare subito i diversi personaggi, alcuni dei quali hanno subito una variazione di genere, senza alterarne la storia.
Sfavorevole l’idea di ridurre al minimo le musiche, che in alcuni momenti invece avrebbero aumentato il pathos come nell’intensa scena, fulcro di tutta la pièce, in cui l’Ignota (Chiara Napoletano) rimproverando Bruno (Giampaolo Grassino) di badare troppo ai fatti, si lascia andare, abbracciandolo e baciandolo e pronunciando quel «fammi tu, come tu mi vuoi». Un particolare momento di connubio tra recitazione e musica, che ha catturato l’attenzione come l’aria circospetta della zia Lena, interpretata da una brava Angela Caruso, soprattutto nella controscena.
A sorpresa anche il regista ha voluto ritagliarsi un ruolo all’interno dello spettacolo, che è meglio non svelare qualora Come tu mi vuoi venisse riproposto prossimamente. Tra costumi ben curati e una scenografia essenziale, ancora una volta Pirandello ha messo in crisi l’identità dell’individuo, dello spettatore soprattutto, smarrito tra una delle pagine più belle di un teatro sempre attuale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Antigone
via Amerigo Vespucci, 42 – Roma
venerdì 6 e sabato 7 giugno ore 21.00, domenica ore 18.00
(durata 1 ora e mezza circa senza intervallo)

Come tu mi vuoi
di Luigi Pirandello
regia Roberto Costantini
con Shane Grant, Laura Bermudez, Maria Pia Giammario, Chiara Napoletano, Angela Caruso, Maria Luisa Vallo, Giampaolo Grassino
suono e luci Attilio Hollige