Migone-il ciclone si abbatte sulla Fortezza

Un turbine di risate investe il pubblico e non è solo Paolo Migone a uscirne Completamente spettinato.

Scenografia essenziale per un palco tutto dedicato al comico Paolo Migone, l’occhio nero forgiatosi nella fucina di Zelig Circus, con un minimale telo nero che diventa lavagna per i disegni del mattatore dal grembiule bianco gessetto.
Una luce di pessimismo lucido ma non arreso si riverbera sulle mille sfaccettature della quotidianeità di un uomo medio, dalla vita coniugale alle considerazioni sulla politica mettendone in evidenza la natura intrinseca che si rivela comica di per sé senza l’intervento di alcuna manipolazione.
L’uomo basito davanti alla contemplazione dell’universo femminile si presenta in tutto il suo sconcerto dinanzi a determinazioni per lui assolutamente inconcepibili. Mai come negli sketch dell’artista livornese si rende palpabile l’abisso che separa le realtà maschili da quelle femminili, percorse da pensieri agli antipodi e fra di loro (apparentemente) incapaci di comunicare. La riflessione di Migone si differenzia dalle facili tirate misogine nel momento in cui si arrende all’ineluttabilità del matrimonio, unione sovrannaturale capace di congiungere, negli affetti duraturi e non nella sessualità usa e getta, i due emisferi: i giovani si uniscono per istinto ma poi si sposano, accollandosi, con sconcerto ma senza pentimento, manie di igiene compulsiva, figli anti-intimità e suocere degne del loro nome.
Caustica e a tratti di una crudezza che muove all’indignazione più che alla risata, la satira nei confronti della politica, anzi dei politici passati uno ad uno al setaccio di un’analisi tanto pungente e impietosa quanto, purtroppo, realistica. Migone riconquista alla satira il suo ruolo antico, ma spesso disatteso, di castigare ridendo mores e la facoltà di manifestare fuori dai denti il dissenso diffuso fra la gente comune; proprio il farsi portatore della vox populi su temi politici distingue la semplice comicità dalla satira in senso stretto che, in questo spettacolo, riaffiora nella sua forma più genuina.
Una simile prospettiva ha innalzato il tenore della performance facendo apparire pertinenti e mai volgari o scurrili anche le espressioni più colorite.
Paolo Migone si è presentato come un uomo comune a parlare, fra amici – e a Firenze anche conterranei – di quotidiane facezie, senza pretese altre, mettendo così tutti a proprio agio e nella giusta predisposizione per godersi il lungo monologo. La vis comica si è insinuata leggera ma penetrante dentro le midolla in modo da smuovere al riso sin dal profondo, di quel “risatismo”, come direbbe Migone, spontaneo e talmente esilante da diventare scomposto tanto che alla fine non era solo lui ad essere completamente spettinato.

Lo spettacolo è andato in scena:
Spazio Piazza Puccini
Fortezza da Basso
Viale Filippo Strozzi, 1 – Firenze
venerdì 29 luglio, ore 21.30
Completamente spettinato
di e con Paolo Migone
(durata un’ora e venti circa)