Tra groove, folk e jazz le Nuits colpiscono ancora

fourviereUna ricca serata all’insegna del folk e del funk quella che si è svolta al Théâtre gallo-romain di Lione, nell’ambito del festival Nuits de Fourvière in programma fino al 30 luglio.

Una serata che ha visto susseguirsi sul palco grandi nomi della scena internazionale che hanno colorato il teatro di tinte intimiste e gioiose. Una schizofrenia musicale interna anche agli stessi artisti che hanno suonato durante tutta la serata: particolarità, questa, che ha permesso allo spettacolo un vivace susseguirsi di ritmi e di emozioni.

Il trentunenne Matthew E. White ha aperto le danze presentando alcune delle tracce del suo primo album, Big inner, uscito l’anno scorso e già divenuto un must per i cultori del genere. Munito di lunghi capelli raccolti in una treccia e di una lunghissima barba, Matthew E. White si è presentato con la sua band di cinque elementi per tre quarti d’ora di grande musica. Voce roca e sognante, un mix tra l’intimismo alla Tom Mcrae, il rock alla The Band, con una spruzzata di Badly Drawn boy anche nell’aspetto estetico), White ha presentato la quasi integralità del suo album d’esordio. One Of These Days, Big love, Steady Peace sono canzoni che segnano i paletti di una sicura grande carriera. La musica profonda e affascinante di White raggiunge il proprio climax con Brazos, canzone che termina, giustamente, il concerto del gruppo. Una lunga pièce di dieci minuti che si vorrebbe non terminasse mai e che culmina nel ritornello «Jesus Christ is our Lord/Jesus Christ, He is your friend», ispirato a una vecchia canzone di Jorge Ben, Brother, ripetuto assiduamente e in modo catartico.

A White segue Rickie Lee Jones, che porta un tocco femminile alla serata. Ottima cantautrice, dalle atmosfere delicate e ritmate, la Jones non fa mancare nulla al pubblico lionese. Alcuni brani tratti dal suo album, The Devil You Know, uscito l’anno scorso, e alcuni suoi cavalli di battaglia, come la splendida Chuck E’s in love, dedicata al grande Chuck E. Weiss. Ex compagna di Tom Waits, Rickie Lee Jones ha fatto della propria voce un importante strumento intorno al quale ruotano tutti gli altri:  una voce che appare talvolta flebile e sensuale, talaltra decisa e quasi urlata, che risulta immediatamente riconoscibile, appartenente a una generazione straordinaria. Californiana d’adozione, politicamente impegnata – l’album del 2003 The Evening Of My Best Day rappresenta una forte e raffinata presa di posizione contro George Bush e la sua politica di restrizione delle libertà – Rickie Lee Jones è l’autrice di (almeno) due opere di primissimo rilievo: l’album di esordio eponimo de 1979 e Pirates del 1981. Dal primo album la cantante ha proposto al pubblico francese canzoni come la romantica Young Blood e On Saturday Afternoons in 1963, mentre da Pirates non sono mancate la meravigliosa We belong together, Pirates (so long lonely Avenue) e Living it up. Altri pezzi come Second Time Around (brano che ci prende per mano e ci porta direttamente in un jazz club) sono andati a formare un ottimo compendio live dell’artista statunitense. Le sue canzoni, indubbiamente rock, sono venate di jazz, blues e r&b e dimostrano un sound tipico degli anni Ottanta, pieno d’amore per quelle atmosfere che sembrano non passare mai.

Sono quasi le dieci e mezza quando sbarca la gioiosa pattuglia dei Parliament e dei Funkadelic. Lui, George Clinton, si fa attendere ancora qualche minuto, il tempo di far acclimatare il pubblico a questa esperienza visiva e sonora tipicamente americana. Sedici tra musicisti e ballerini popolano il palco facendo capire al pubblico che il party è iniziato e che la serata non si appresta nient’affatto a terminare. Senza le sue folli treccine colorate, George Clinton appare poco dopo. Elegantissimo, in un completo blu oltremare, monsieur George Clinton sembra addirittura essere la persona più sobria presente sul palco. Il drappello che lo accompagna è infatti tanto folle quanto variegato: una pattinatrice, un sassofonista cinto da un copricapo indiano, un batterista nascosto in un giubbetto fosforescente, una ballerina cubana e perfino un muscolosissimo e alquanto snodato ballerino vestito in maniera tale da fare sembrare misurato perfino Snoop Dogg – giacca, pantaloni e cappello sono costituiti da un fluente pelo bianco.
Se l’età si fa sentire, anche parzialmente nella voce, il vecchio leone George non smette però di ruggire. La sua voce roca e potente insiste e si alza sopra una musica che riempie tutta la collina di Fourvière.
Classici come (Not just) Knee deep, Freak of the week, il rap-funk di Something stank, la lunga pièce Free your mind and your ass will follow, Friday night, august 14th ma anche canzoni più recenti come Bounce 2 this e molte altre obbligano gli astanti a una danza continua e sfrenata. Il teatro sembra essere diventato un luogo di tensione orgiastica che infonde gli spettatori di un sentimento di liberazione e di fantasia. La musica funk, d’altro canto, non è altro che questo: un mix funk, r&b, rap, blues, jazz, con una spruzzata di acido. La liberazione dalle inibizioni è una caratteristica fondamentale di questo genere, e George Clinton ne è stato, e continua a esserlo, uno dei più importanti portavoce esistenti.
I Funkadelic e i Parliament si mescolano alla perfezione, rompendo ogni tipo di identità e di specializzazione. L’unica identità “forte” che rimane è, ovviamente, quella di Clinton. L’artista di Kannapolis, NC, è il re di questa musica, di queste note che ci riportano all’epoca d’oro del funk, quegli anni Settanta e Ottanta che non passano e si ripresentano anche qui, a Lione, in questa lunga serata di suoni.
La musica di Clinton sembra essere un incantesimo. Chi la ascolta, infatti, non può che rimanere vittima di questa sospensione temporale, di questa sensazione di infinità, di mancanza di un termine. La musica, come il concerto, sembra non terminare mai e gli spettatori, vittime di una trance auditiva e visiva, possono riposarsi, applaudendo, solo quando lui, George Clinton, decide che un determinato medley può, finalmente, arrestare il flusso continuo della musica. Gli artisti che si sono susseguiti sul palco non si sono certo risparmiati e questa serata può essere rubricata tra gli eventi più impegnativi e ricchi delle Nuits de Fourvière.

Une riche soirée, forte en émotions et en musique. Les Nuits de Fourvière ont proposé trois artistes dans cette même soirée : Matthew E. White, l’une des belles nouvelles découvertes de la musique américaine, Rickie Lee Jones, savante chanteuse qui depuis 35 ans propose un mélange réussi de jazz et de folk, et George Clinton, l’un des maîtres du funk. Ce dernier a occupé la scène du Grand Théâtre avec la nombreuse et joyeuse patrouille de Parliament et de Funkadelic. Une très belle soirée avec de la grande musique.

Lo spettacolo è andato in scena:
Grand théâtre, Parc archéologique de Fourvière
Rue de l’Antiquaille – Lione (Francia)
lunedì 15 luglio, ore 19.30

Nuits de Fourvière presenta
Matthew E. White, Rickie Lee Jones, George Clinton & Parliament Funkadelic in concerto
www.nuitsdefourviere.com