Dopo un ventennio di (apparentemente) diffuso torpore, il nuovo millennio ha riscoperto l’urgenza etico-artistica di riattraversare le energie che avevano animato lo scorso secolo volgendosi non tanto alla rivendicazione dell’autonomia artistica del teatro, quanto all’attuazione di nuove forme di “contestazione” della tentazione “disciplinare”, vale a dire di resistenza al rischio di una restaurazione – mutatis mutandis – di quegli stessi “privilegi” ideologici che la straordinaria stagione della performance arts aveva a suo tempo demolito.

Visto da una prospettiva squisitamente estetico-performativa e alla luce delle più recenti innovazioni e/o rivoluzioni tecnologiche e mediali, il XX è stato il secolo della continua reinvenzione dei codici, dell’incessante messa in discussione degli statuti linguistici e dell’instancabile rielaborazione dei criteri e dei concetti di rappresentazione e presentazione.

L’esplosione di una carica trasgressiva e l’irridente tensione al grado zero non hanno risparmiato nessun ambito della ricerca e della sperimentazione artistica e tale situazione di “chiamata al fronte delle arti” ha evidentemente investito il teatro, la cui riflessione teorica ha dato luogo al sorgere di studi di riflessione specifica, che però – dopo la formalizzazione degli ultimi paradigmi estetici di fine Novecento – si sono stancamente arenati dando così vita a un nuovo status quo e a una paradossale condizione di immobilismo dove “antichi” avanguardisti si sono convertiti in docenti universitari o sono “rimasti” confinati nell’autocelebrazione di sé stessi e del proprio passato (il caso dei reenactment di Marina Abramovic ne sono una tristissima dimostrazione).

La consapevolezza di tornare a ragionare sulle possibili vie di fuga da tali secche, cui si accompagnano i corollari di nuovi concetti e nuove pratiche relative allo “spazio” e al “tempo” delle arti (del teatro nel caso specifico), si aggira nelle “viscere” di Beyond Borders, «progetto di condivisione artistica che prevede momenti di creazione a distanza, pensati per mantenere attivo il dialogo interculturale tra artisti internazionali grazie all’utilizzo dei media digitali e delle piattaforme online, e momenti di residenza, scambio di pratiche e formazione in diversi paesi del mondo, al fine di intraprendere percorsi di creazione condivisa e co-produzioni». Se con la pandemia  “qualcosa” è accaduto, allora gli Instabili Vaganti vogliono rendersi conto di “cosa” sia effettivamente successo senza cercare le scorciatoie della semplificazione e dell’autoreferenzialità e per questo motivo non solo interrogano, ma agiscono conseguentemente a un evento che è stato capace di determinare in Italia due anni di chiusura ermetica delle attività culturali senza “battere ciglio” e, purtroppo, senza che gli habitūs venissero sconvolti da una situazione oltre i limiti del paranormale, se pensiamo che l’Italia è la culla della cultura e della civiltà occidentale.

La narrazione neoliberale, dopo un iniziale tentennamento, ha ripreso vigore in nome dell’imperativo ritorno alla normalità e alla crescita economica (senza diritti, of course), ma aver intravisto la crisi dei suoi fondamenti costitutivi non significa aspettarsi la fine del mondo e, dunque, accettare che tutto torni come prima pur di voltare pagina: per questo, Beyond Borders ribadisce con audacia la consapevolezza di guardare altro/oltre la società normalizzata dei nostri tempi bui e problematizza il concetto stesso di confine, assumendolo senza ingenuità e credendo nel lato virtuoso di uno spazio circoscritto al tempo della creazione artistica, declinato sull’incontro “residenziale” con l’altro ed esposto alla problematizzazione dei rigurgiti di nazionalismo e di razzismo che ormai orientano gran parte del dibattito pubblico.

In tal senso, le collaborazioni con i centri di residenza artistica Arboreto Teatro Dimora e La MaMa Umbria, con il circuito ATER Fondazione e con altri partner esteri (da New York al Cile, all’India e al Senegal) presentate nell’incontro curato e moderato dalla nostra Simona Frigerio al Laboratorio S. Filippo Neri all’interno del PerformAZIONI International Workshop Festival, mostrano e la lungimiranza e la lucidità di un progetto a cui auguriamo le gambe lunghe per poter andare anche oltre il limite temporale di un anno previsto dal bando Boarding Pass Plus del Ministero della Cultura 2021-22.

Se il modello di convivenza basato sulla parcellizzazione consumistica è tutt’altro che irreversibile, il teatro immaginato da Beyond Borders può rappresentare il contesto in cui nuove forme di apertura, coesione e responsabilizzazione riescono a contrastare la rifrazione dell’Io destabilizzato e destabilizzante tipico della condizione postmoderna, ma a patto che l’arte performativa torni a riscoprire senza timore e tremore parole “forti” come tecnica e autorialità, regia e attorialità, palco e platea. E che sappia incastonare tali parole non nell’autorità, ma nella tensione di una ricerca che, pur mettendo in crisi lo status stesso del teatro, deve farsi interlocutrice proattiva delle coscienze individuali e promotrice di nuove forme di aggregazione sociale.

A margine dell’incontro, due momenti hanno ben restituito quanto sia complesso tradurre in pratica la teoria e come le buone intenzioni vadano adeguatamente sostenute, finanziate e corroborate affinché possano realizzare quanto di straordinariamente virtuoso è contenuto nelle proprie promesse e premesse. Il primo, Larekuma, «titolo di una antica canzone del Senegal, è un innovativo progetto musicale in cui Badara Seck […] incontra Riccardo Fassi […] e il contrabbassista Steve Cantarano, per dar vita a nuove e inedite atmosfere in cui le antiche tradizioni africane incontrano quelle europee» realizzando un concerto risultato piacevolmente impetuoso nel suo “disordine” sonoro, fatta la tara delle prolisse introduzioni del cantante prima di ogni pezzo. Il secondo, invece, è Follow the Angel, evento di chiusura di PerformAZIONI. Concepito dagli Instabili Vaganti e “inscenato” da Pianzola, si è trattato di un percorso visivamente (e non verbalmente) drammatizzato attraverso il silenzioso Parco Regionale Abbazia di Monteveglio, un’«esperienza sensoriale» – per spettatori alla scoperta della «dimensione contemplativa del viaggio» – dalle grandi potenzialità che sembra avere margini operativi nell’attuazione della sua ambiziosa proposta di riconnessione dei ritmi dell’essere umano a quelli dell’ambiente naturale al fine di immergere il primo in una rinnovata condizione di catarsi “ecologica”.

Laboratorio S. Filippo Neri
Via Manzoni 5 Bologna
sabato 11 settembre 2021, ore 11.00

Beyond Borders
incontro curato e moderato dalla giornalista e critica teatrale Simona Frigerio
interventi di Instabili Vaganti, Arboreto Teatro Dimora, ATER Fondazione, La MaMa Umbria International, Cia. Sargantana, altri artisti e ospiti.

ore 20.30
ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

Badara Seck & Brand Penc
voce Badara Seck
piano, tastiere Riccardo Fassi
contrabbasso Steve Cantarano
batteria Kader Diop

Follow the Angel #Alba
Parco dell’Abbazia di Monteveglio (BO)
domenica 12 settembre 2021, ore 6:00
durata 90′ circa