Onde di passione

I fratelli Angel e Carmen Corella – protagonisti della chiusura di Spoleto 54 – emozionano il pubblico del Teatro Romano con la magia di un inedito mix di flamenco e danza classica.

Mancano nel nuovo corso del Festival di Spoleto la mano e il cuore di Gian Carlo Menotti. Quest’anno corre il centenario della nascita e, sebbene nella sua dimora in piazza Duomo, la Fondazione Monini abbia allestito un percorso emozionante nella memoria di un uomo e della manifestazione che ha creato, si sente l’assenza di colui che, con spirito cosmopolita e preveggente, pensò a eventi come la mostra Sculture nella città, che inondò vicoli e piazze della splendida cittadina umbra con le opere di artisti tra i più noti al mondo – esposte per la prima volta in esterni, sotto il sole torrido e i cieli stellati, tra mura ciclopiche e palazzi medievali; o ancora, nel ’69, diede fiducia a un giovane Luca Ronconi che mise in scena – non in un luogo deputato, bensì in quelle stesse strade – il suo spettacolo forse più famoso e certamente più innovativo, Orlando Furioso.

Manca quindi quella dimensione festosa che si respira ancora in altri Festival, sebbene Spoleto 54 ribatta con un programma di danza davvero di alto livello. Prova ne è l’ensemble dei fratelli Carmen e Angel Corella che – come Isabelle and Paul Duchesnay fecero per la danza su ghiaccio – stanno a loro volta rivoluzionando la concezione del balletto in Spagna. Nella terra del flamenco, infatti, la loro è la prima compagnia di danza classica – nata nel 2008 – e in pochi anni ha già conquistato fama internazionale. Indubitabilmente merito di Angel Corella, che dimostra – proprio nello spettacolo in scena a Spoleto 54 – il proprio talento nel terzo pezzo della serata: vero gioiello che trascina il pubblico in un vortice di emozioni. Soleá è passione allo stato puro: coadiuvato dalla sinuosità della sorella Carmen – che danza sulle onde sonore come un delfino – Angel mette in scena un mix perfetto tra il classicismo più rigoroso e la potenza espressiva del flamenco. Una strada questa, della sperimentazione e commistione tra due tecniche diverse eppure accomunate dalla medesima ricerca della bellezza, che può portare la giovane compagnia castigliana su terreni fertili e alquanto rivoluzionari – pur nel solco di tradizioni ben radicate.

Anche gli altri tre pezzi vedono Carmen regina indiscussa della scena. Nel primo, Bruch Violin Concerto n.1, sebbene l’ensemble dimostri le proprie qualità riuscendo a muoversi con destrezza e sincronia su un palcoscenico poco più grande di un fazzoletto, è Carmen – che con la sua sola presenza e leggerezza (impercettibili i suoi passi sul tavolato) – che illumina di magia un pezzo per altri versi molto classico e senza grandi voli coreografici. Il successivo Clear, con una coreografia firmata da Stanton Welch decisamente ostica e di grande impatto, riesce a realizzare appieno le proprie potenzialità espressive negli assolo e nel passo a tre – mentre il passo a due maschile non funziona: forse i danzatori non sono in serata o forse non hanno avuto sufficiente tempo per provare, ma qualcosa manca nella coordinazione e le difficoltà dei passi prosciugano l’intero impegno profuso nell’esecuzione.

Dopo Soleá, apice dell’intera esibizione – e motivo di per sé per gioire dell’intero spettacolo – DGV: Danse à grand vitesse è ancora una volta l’occasione per applaudire Carmen Corella che dimostra, su una coreografia high-tech che si sposa perfettamente alle musiche minimaliste di Michael Nyman – l’autore delle colonne sonore, tra l’altro, dei capolavori cinematografici di Peter Greenaway – quale sia la differenza tra un’esibizione in cui dimostrare doti atletiche e ritmo – tranello nel quale cadono le sue colleghe più giovani eppure brave – e una nella quale l’espressività del volto e del corpo si sposano con la musica in una fusione che rende impercettibile il movimento dall’aria che li circonda.
Bravo!

Lo spettacolo continua:
Teatro Romano

sabato 9 luglio, ore 21:15
(durata spettacolo 1 ora 40 minuti)

Corella Ballet
BRUCH VIOLIN CONCERTO N.1
coreografia Clark Tippet, rimontato da David Richardson
musica Max Bruch concerto per violino n. 1 Op. 26
costumi Dain Marcus
luci Jennifer Tipton

CLEAR
coreografia Stanton Welch, rimontato da Steven Woodgate
musica Johann Sebastian Bach
costumi Michael Kors per Celine
luci Lisa Pinkham

SOLEÁ
coreografia María Pagés
musica Rubén Lebaniegos
canto Ana Ramón
chitarra Rubén Lebaniegos
percussioni Chema, Uriarte
zapateado María Pagés
luci Luis Perdiguero

DGV: DANSE À GRAND VITESSE
Coreografia © Christopher Wheeldon, rimontata da Jason Fowler
musica Michael Nyman, MGV: Musique à Grande Vitesse. 1st Region, 2nd Region, 3rd Region, 4th Region, 5th Region
costumi e scene Jean-Marc Puissant
luci Jennifer Tipton
(DGV è eseguita per gentile concessione de The Royal Ballet, The Royal Opera House, Covent Garden, London, UK)
direzione artistica Angel Corella
direttore artistico associato Carmen Corella
maître de ballet Lázaro Carreño
coordinatore artistico María L. Eirín
assistente alla produzione Emilia de Arco
pianista e direttore di scena Victoria Glushchenko
direttore generale Carolina Baviano
general manager Matthew Bledsoe
sponsorship Clara Bañeros y Carmen Espinilla
segreteria generale Ruth Sanz
direttore tecnico Luís Perdiguero
truccatore Maria Jose Corella
sarta Alicia Radvanska
Principals Carmen Corella, Natalia Tapia, Ángel Corella, Dayron Vera
First Soloist Kazuko Omori, Momoko Hirata, Fernando Bufalá, Yevgen Uzlenkov
Solisti Ana Calderón, Cristina Casa, Mª José Sales, Aaron Robison, Kirill Radev
Corpo di ballo Alexandra Basmagy, Ana Cabral, Leire Cabrera, Yoko Callegari, Alba Cazorla, Tracy Jones, Carla López, Ion Aguirretxe, Jonathan Díaz, Russell Ducker, Francisco Estévez, Daniel Fajardo, Toby Mallitt
Apprendisti Elena Dieguez, Raquel Santamarta, Alex Arshmian, Laurie McSherry-Grey