Al Teatro i, pensieri e sentimenti di una malata terminale.


Appena si abbassano le luci Corsia degli incurabili parte in quarta: illuminazione intermittente che fa sprofondare più volte nel buio la sala, suoni angoscianti, le parole pronunciate dalla protagonista ora tranquille e poetiche, ora nevrotiche e rabbiose. L’eccezionale gioco di luci e ombre ottenuto con pochi proiettori e una lampadina appesa al soffitto e la tesa partitura sonora che, tra le altre, tocca le note di Wagner e Beethoven, sono funzionali a creare tensione nello spettatore e a rendere la situazione del personaggio, una donna malata terminale costretta sulla sedia a rotelle. Lo spettacolo si incentra sugli ultimi momenti della sua vita, durante i quali si abbandona a ricordi lontani, a sogni irrealizzati e ormai irrealizzabili, alla rabbia, alle invettive verso i potenti e a disperate richieste d’aiuto, il tutto con una sorta di flusso libero di pensieri che non lascia scampo a speranze o possibilità di cambiamento. Resta solo lo spazio e il tempo per pregare. Pervade nel corso di tutto lo spettacolo una costante sensazione di morte: dal buio che a tratti avvolge la sala agli effetti di luce, dai giochi di colore – si spazia dal rosso e il blu al bianco cadaverico – ai suoni – si sentono ad esempio i rintocchi di una campana che suona a morte. Un senso di morte che ha qualcosa di pasoliniano.

La tensione è creata più con queste “armi” tecniche che con le parole le quali, anzi, rimangono offuscate, frammentate, confusionarie. Distratti dai rumori, dall’illuminazione e dai colori si fatica a rimanere concentrati sui discorsi e sui pensieri della donna – assolutamente disparati e nevrotici, chiaramente comprensibili in relazione alla sua condizione di malata terminale. E questo rappresenta un grosso limite per lo spettacolo: non si riesce a immedesimarsi nel personaggio e a vivere il suo dramma in prima persona. Si riesce a cogliere, però, una critica verso la società: «Gli occhi sono il cancello della mente, meglio chiuderli per proteggerci» rivela la donna. Si ritorna anche con questa pièce a un tema tanto caro al Teatro i: il deprezzamento della persona e la perdita della dignità umana.

Graffiante ma poco incisivo. Riuscito a metà.

Lo spettacolo continua:
Teatro i
Via Gaudenzio Ferrari 11 – Milano
fino a domenica 30 maggio
orario spettacoli ore 21.00

Corsia degli incurabili
di Patrizia Valduga
uno spettacolo di Valter Malosti
con Federica Fracassi
suono e programmazione luci G.U.P. Alcaro
costumi Federica Genovesi
scelte musicali, luci, spazio scenico Valter Malosti
musiche voci e suoni G.U.P. Alcaro, Harold Arlen & E.Y. Harburg, Ludwig Van Beethoven, Carmelo Bene, Uri Caine, Enrico Caruso, CCCP, Leonardo Maria Cognetti, Gabriele D’Annunzio, Filippo Del Corno, Giovanni Lindo Ferretti, Judy Garland, Christoph Willibald Gluck, Hélène Grimaud, Vincenzo La Scola, Franz Liszt, BJ Nilsen, Portsmouth Sinfonia, Akira Rabelais, Fausto Romitelli, Richard Strauss, Francesco Paolo Tosti, Richard Wagner, Tom Wallace, Chris Watson
fonico Simone Gaboardi
una produzione Teatro di Dioniso / Residenza Multidisciplinare di Asti
in collaborazione con Teatro i / Festival delle Colline Torinesi