La forma e la sostanza di Barbieri

imagesLa classe e la grazia inconfondibili di Joe Barbieri in scena al Teatro Acacia di Napoli, il 20 maggio, per il concerto-anteprima del suo Tour Cosmonauta da appartamento.

 A distanza di tre anni dal suo ultimo album Respiro, il cantautore napoletano Joe Barbieri – classe 1973 – ritorna con il nuovo lavoro discografico Cosmonauta da appartamento, che dà il nome al tour partito ufficialmente mercoledì 20 maggio con un concerto-anteprima.
Venue del ritorno in scena è come sempre Napoli, non semplicemente città di appartenenza di Barbieri, ma anche motore immobile e propulsore di tante delle armonie dei suoi dischi.
Le atmosfere sognanti dell’artista vanno dal jazz alla musica brasiliana, passando per un sano cantautorato italiano. Per realizzare tutto questo Barbieri si avvale di una band ampia e ben assortita: c’è Antonio Fresa al piano, Sergio Di Natale alla batteria, Robertinho Bastos alle percussioni, Giacomo Pedicini al contrabbasso, Marcello Giannini alle chitarre elettriche e Stefano Jorio al violoncello.
Un artista tanto raffinato quanto umile: il concerto è sì – come dicevamo – anteprima del tour nonché lancio ufficiale del suo ultimo disco, ma non una parola viene spesa a riguardo.
A maggior ragione, dunque, conviene in questa sede spenderne una per un disco che merita.
Registrato tra Napoli, Rio de Janeiro, Parigi, New York, Copenaghen e Madrid, Cosmonauta da appartamento è interamente dedicato al tema del viaggio e diventa esso stesso un viaggio di note e parole che – tra i tanti input – trae libera ispirazione dall’opera del poeta greco Konstantinos Kavafis.
Siamo dinanzi a undici brani a firma dello stesso artista, che percorrono andate e ritorni con moti costanti, ma irregolari, che non sono solo quelli del corpo, ma anche – e soprattutto – quelli dell’anima condannata – o magari salvata – a un eterno pellegrinaggio. Ma il disco è anche incontro con quattro artisti importanti: il musicista brasiliano Hamilton De Holanda che collabora nella title track, la galiziana Luz Casal in Un arrivederci in cima al mondo, la spagnola La Shica in L’arte di meravigliarmi (singolo che ha anticipato l’album il 24 marzo scorso) e Peppe Servillo in Tu sai, io so.
Ma torniamo al concerto: l’artiste qui murmure à nos oreilles (ovvero “l’artista che mormora alle nostre orecchie”, così come il mensile francese Les Inrockuptibles lo ha ribattezzato qualche tempo fa), sotto un cielo di stelle argentate che pendono dalla grata, avvolto in luci essenziali, ma d’effetto e tra barchette argentate poste verso il boccascena, dà il via alla serata nella delicatezza di Itaca, singolo del nuovo album nonché già titolo di una nota poesia di Konstantinos Kavafis.
Di lì si susseguono tanti dei suoi successi: Zucchero e Cannella, Scusami, Leggera, Sostanza e forma, Lacrime di coccodrillo, Subaffitto per poi concludere con Microcosmo. Su quest’ultima, come da prassi collaudata, i musicisti lasciano il palco (dopo essersi messi in luce con notevoli assoli e performance) per poi ritornare con un immancabile omaggio: Che ore so di Pino Daniele, in chiave rigorosamente jazz.
Siamo tutti figli di Pino, verrebbe da dire e forse Joe Barbieri lo è un po’ di più: il suo percorso da professionista, infatti, partì ufficialmente tanti anni fa con una demo finita proprio nelle mani di Pino Daniele che lo scoprì e lo portò a registrare i suoi primi brani.

«Non sai quanto mi manchi
E forse oggi di più.»

Certo che manca Pino, ma figli come Joe Barbieri sanno scaldarci il cuore con nuovi e delicati suoni.
La serata di mercoledì 20 maggio si conclude con L’arte di meravigliarmi, tra gli applausi e l’emozione di chi è felice di aver condiviso la prima tappa del viaggio di Joe e la sua band, viaggio che prosegue alla volta del 12 giugno. Prossima fermata: Tokyo.

«Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, però, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.»

(1911 – Konstantinos Kavafis)

Il concerto è andato in scena
Teatro Acacia
Via Raffaele Tarantino, 10, Napoli
20 maggio 2015