Il tormento della vita attraverso il teatro

Dopo la rappresentazione del 2015 al Teatre Lliure per la regia di Lluís Pasqual, l’edizione 2019 di Temporada Alta replica in terra catalana Credoinunsolodio di Stefano Massini in un allestimento dedicato all’artista catalana Cristina Cervià scomparsa nel marzo di quest’anno.

Rosa Maria Sardà, che nel 2015 ne fu attrice, oggi nelle veste di regista ha scelto di inscenare Credoinunsolodio in una formula semplice, ma ibrida e non meramente ascrivibile al genere della lettura drammatizzata, dimostrando esperienza e consapevolezza nel saper gestire un testo di non banale restituzione drammaturgica.

La Sardà, infatti, se da un lato rende spettacolare lo sviluppo della narrazione tramite tecnicismi mai superflui o fini a sé stessi, dall’altro ne complica l’impianto con una sorta di montaggio alternato delle letture che Meritxell Yanes, Mercè Pons e Míriam Iscla non si limitano a offrire frontalmente al pubblico, dunque ognuna dal proprio leggio modulando voce e prossemica, ma con un’alternanza quasi coreografica della propria presenza scenica in soli, pas de deux ed ensemble.

Dall’intenso uso del disegno luci con finalità simboliche all’affiancarsi dei monologhi nella dialettica di un dialogo impossibile, il meccanismo scenico risulta perfettamente cadenzato nell’ascendere lentamente, ma inesorabilmente, verso la climax, mentre continui ribaltamenti dei punti di vista e del senso comune ritraggono la paradossalità di chi, pur vivendo con passione lo stesso spazio geografico, non riuscirà mai a incontrarsi e a uscire dal proprio ruolo e troverà solo nella tragedia (la cui responsabilità rimane ignota allo spettatore) l’unico momento di incontro.

Non ci riuscirà, a uscire dal proprio ruolo, Shirin, la studentessa universitaria, candidata martire della Brigata AL-Qassam e votata a far parte di qualcosa di più giusto e più grande della propria minuta esistenza. Neanche Eden, la docente di Storia ebraica che, nell’affermare d’insegnare la storia di tutti, anche dei non ebrei e riconoscendo di farlo «col punto di vista degli ebrei», rimane bloccata entro il recinto dell’idealistica ammissione che «se c’è un antidoto all’integralismo è proprio la storia», ignorando così le motivazioni economiche, culturali e politiche di un conflitto nei confronti del quale l’Occidente ha una responsabilità inaudita. Infine, non Mina, la militare a stelle e strisce che, senza troppo chiedersi da che parte stare, vedrà dappertutto, non importa se arabi o israeliani, nemici da cui difendersi e vittime da proteggere attraverso l’uso della forza.

Massini, come è noto, non prende posizione ideologica e, sposando una prospettiva umanitaria che potrà sembrare forse scontata, ma non ingenua, riconosce nell’attitudine di chi si fa custode unicamente dalla propria verità (anche quando ipoteticamente nobile) un ulteriore motivo di radicalizzazione di quella situazione ormai di ordinaria follia alla quale appartengono – pur in condizioni completamente differenti – entrambi i popoli.

E nel rispetto della prospettiva di chi vuol evitare condanne unilaterali e, allo stesso tempo, enfatizzare il dolore delle parti coinvolte, la scelta di Rosa Maria Sardà di innervare il crudo testo di Massini di una (seppur contenuta) dimensione fisica assume allora una potente valenza strategica, riuscendo a connotarlo di una pienezza e di un realismo ancora maggiore.

Teatre de Salt
5 de diciembre de 2019, 20:30
Pl. Sant Jaume 6, Salt (Girona)

Credoinunsolodio
autoria Stefano Massini
direcció Rosa Maria Sardà
intèrprets Meritxell Yanes, Mercè Pons i Míriam Iscla
producció executiva Clàudia Flores
producció Temporada Alta 2019
Rosa Maria Sardà seguirà dirigint el muntatge però serà substituida per Míriam Iscla en el seu paper d’intèrpret