Ciao Ciao Miao Miao

teatrobrancaccio-romaPrendere nove acrobati, possibilmente giovani e da più parti del mondo. Disporli in una cucina scomponibile, con tanti sgabelli, qualche tavolo, un forno con timer, tessuti e un palo. Aggiungere farina a piacere, un pizzico di nostalgia e risate qb. Mescolare bene e servire su palcoscenico spazioso. Cuisine & Confessions è servito, al Teatro Brancaccio.

Ci sono certi momenti, certe situazioni, in cui le parole non riescono a far passare il messaggio. Non bastano. E in quei momenti prendiamo fiato, flettiamo i muscoli e facciamo un balzo, una capriola, una spaccata o un triplo carpiato con avvitamento e atterraggio in verticale sulle mani del partner disteso. Su di un fianco. In cucina. La compagnia quebecchese Les 7 doigts de la main (cinque bastano, ma sette, beh, una meraviglia no?) riesce a integrare splendidamente acrobazie e tecniche ginniche impeccabili con una narrazione degna del miglior teatro contemporaneo.

Tra rimandi più o meno espliciti al mondo di oggi e alle sue innumerevoli problematiche, facendo l’occhiolino alle televendite di utensili da cucina e ai cartoni animati della mattina, nove artisti (circensi e non) mettono in scena in uno spettacolo spassoso, irriverente e freschissimo, senza annoiare mai, le loro vite, le loro cadute accompagnate e i loro magnifici, dolcissimi voli. Con un italiano stentato (si sa che l’inglese non lo capiamo), i giovani interpreti ci trascinano – letteralmente, vedere per credere – nel luogo di comunione per eccellenza, specialmente nella nostra cultura, dove tutto sembra, ora più che mai, ruotare: la loro cucina.

È qui che una famiglia disfunzionale e con problemi di comunicazione riesce a trovare uno spiraglio di contatto quotidiano, per condividere non soltanto lo stesso tetto, ma la stessa tavola. È qui che, al ritorno da scuola, un bambino si cimenta nell’ardua impresa di emulare una torta di banane buonissima che ha assaggiato il giorno prima, con l’aiuto dei suoi fratelli. È qui che ci si innamora di queel ragazzo conosciuto la sera prima, che si sveglia prima di te e ti porta la colazione tra le coperte. È qui che il passato si fa presente, qui le ricette tramandate di generazione in generazione riportano in vita la nonna che ti insegnava a rompere le uova con una mano sola, o la mamma che ti parlava di quella notte lunfarda in cui tuo padre divenne, ufficialmente, un desaparecido.

Nella cucina dell’ensemble circense, nove storie si mischiano e si amalgamano come gli ingredienti di una pietanza squisita. I tempi di preparazione sono lenti, ma non affaticano. Si versa qualche lacrima, è vero, e si suda parecchio, ma come diceva quel buon mestolo (e buona penna) dell’Artusi, «la cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà, provate compiacimento e cantate vittoria». E così come nella gamostronomia una solida base fatta di disciplina e tecnica porta a grandi risultati (Don Pasta docet), nel circo una grande preparazione fisica permette di raggiungere livelli di intrattenimento (inteso a tutto tondo) incommensurabili. Se è difficile comunicare con le parole, ancor di più lo è farlo con il corpo, eppure il gruppo di Sébastien Soldevila, nato nel 2002, sembra investito di un qualche dono particolare. La naturalità, pulizia e fluidità dei movimenti fa si che ogni artista si muova sul palcoscenico a pochi centimetri dal suolo e riesca a sublimare una semplice omelette, senza arroganza, in poesia pura.

Stati Uniti (Sidney Iking Bateman, Melvin Diggs), Francia (Héloïse Bourgois), Svezia (Mishannock Ferrero), Russia (Anna Kichtchenko), Finland (Nella Niva), Emile Pineault (Canada) e Argentina (Matias Plaul, Pablo Pramparo) si incontrano e si fondono l’uno nell’altro in una stessa padella, senza confondere o distrarre, senza imporre il proprio sapore sull’altro. Le speranze, le ambizioni, le fatiche, le cadute, le risalite, le soddisfazioni, gli errori, le prove costanti per migliorarsi, tutto, tutto assume, nel tempo, una linearità e una coreografia organica, ben strutturata. E tutto viene condiviso con gli altri. Come dice lo stesso Soldevila: «Siamo partiti dall’idea del concetto di cucina come condivisione. Non poteva esserci il quarto muro. Abbiamo costruito una grande cucina, la gente all’inizio può salire sul palco. La sala è piena di odori. alla fine tutto ciò che cuciniamo lo condividiamo. C’è una vera comunione con il pubblico».

Forse è proprio questo il cuore pulsante dell’intero spettacolo. Infrangere le barriere, mettere in scena storie vissute sulla stessa pelle degli interpreti, ricordarci che sono, siamo, umani. Scendere dal palco che ognuno di noi si è costruito nel tempo. Abbracciarsi e lasciarsi andare, cadere di spalle. Fiduciosi che qualcuno ci sorreggerà. Sempre.

Lo spettacolo continua all’interno del Romaeuropa Festival
Teatro Brancaccio

Via Merulana, 244 – Roma
da mercoledì 25 a domenica 29 novembre
dal mercoledì al sabato ore 21:00 sabato ore 16:00 e 21:00 domenica ore 17:00

Cuisine & Confessions
ispirato al libro Young and Hungry di Suzanne Taylor
creazione, regia Shana Carroll, Sébastien Soldevila
interpreti Sidney Iking Bateman, Héloïse Bourgois, Melvin Diggs, Mishannock Ferrero, Anna Kichtchenko, Gabriela Parigi, Emile Pineault, Matias Plaul, Pablo Pramparo
assistente artistico, direttore di palco Sabrina Gilbert
direzione musicale Sébastien Soldevila
sound Engineer Colin Gagné
disegno luci Éric Champoux
scenografia Ana Cappelluto
props Cloé Alain-Gendreau
costumi Anne-Séguin Poirier
apparato acrobatico Yannick Labonté
acrobatic Design Jérôme LeBaut
acrobatic coaching Francisco Cruz
assistente alla scenografia Clara Maria Gonzalez
consulente per la cucina Mat & Alex Winnicki – Satay Brothers
manager di produzione Luc Paradis
direttore tecnico Yves Touchette
direzione artistica Shana Carroll, Isabelle Chassé, Patrick Léonard, Gypsy Snider, Sébastien Soldevila, Samuel Tétreault
direzione touring, sviluppo, eventi speciali Tina Diab Comunicazione Marion Bellin
coprodotto da CNCDC Châteauvallon – Centre National de Création et de Diffusion Culturelles (Ollioules, France), Espace Jean Legendre, Théâtre de Compiègne – Scène nationale de l’Oise en préfiguration (Compiègne, France), Grand Théâtre de Provence (Aix-en-Provence, France), Thomas Lightburn Producer (Vancouver, Canada), TOHU (Montreal, Quebec)
Les 7 doigts de la main è supportato da Conseil des art et des lettres du Québec, Conseil des arts du Canada, Conseil des arts de Montréal