Una lunga messa dolorosa

La stagione dell’Opéra di Lione giunge al grande evento della programmazione 2013-2014 disegnata dal direttore Serge Dorny: il Festival Britten. Venti giorni interamente dedicati all’opera di uno dei più grandi compositori inglesi di tutti i tempi. Prima tappa di questo percorso, Curlew River, un’opera tragica che condensa la tradizione più classica, umori esotici e uno spiccato sperimentalismo.

C’è una certa tensione nell’aria questa sera. Il pubblico lionese ha affollato l’Opéra per questa prima di Curlew River di Oliver Py, direttore del Festival di Avignone e innamorato della città di Lione. Le luci si spengono e, senza alcun prologo, si viene scaraventati in una lunga Messa dolorosa, condotta da presenze esclusivamente maschili. Curlew River è una parabola concepita per un’esecuzione ecclesiastica e Britten lo sottolinea fin dalla prima scena, fin dall’entrata dei pellegrini e del loro capo (un imponente Lukas Jakobski) su di un palco che Oliver Py ha concepito come minimalista e puntuale.

La storia si sviluppa nel Medioevo, là dove il fiume Curlew divide le terre dell’Est e quelle dell’Ovest. Un traghettatore (William Dazely) si incarica di trasportare le genti da una riva all’altra del fiume, annunciando che quella odierna è una giornata particolare. Si tratta, infatti, del primo anniversario della morte di un giovane ragazzo, e la presenza dei numerosi pellegrini indica quanto sia importante questa ricorrenza. Si va in pellegrinaggio sulla tomba del giovane sconosciuto, reputata miracolosa, ma la mancanza di informazioni sulla vita e sulla morte del ragazzo sembrano far naufragare l’interesse per un riconoscimento puntuale.

L’apparizione di una donna folle si impone come una ferita nel bel mezzo dell’opera. Straordinariamente interpretata dal tenore Michael Slattery, la donna squarcia la scena mostrando immediatamente gli influssi del teatro Nō giapponese: volto dipinto, ruolo femminile interpretato da un uomo, intreccio semplice ed uno sviluppo estremamente lento. Tutta l’opera di Curlew River si sviluppa infatti su un piccolo lembo di terra e di acqua, e la traversata del fiume è, contemporaneamente, speranza e agnizione del dramma. La donna è divenuta folle in seguito alla scomparsa del proprio figlio dodicenne, e da quel giorno, il senno si è dissipato in un’affannosa e caotica ricerca. La piccola imbarcazione sembra offrire una direzionalità a questo errare disordinato ma sarà proprio qui, durante la breve navigazione, che la donna conoscerà la triste sorte del proprio figlioletto. Il traghettatore, per intrattenere i viaggiatori, decide di raccontare una storia tanto terribile quanto dai confini incerti. E la storia è quella della morte di un ragazzo, rapito da un oscuro individuo e passato per caso proprio su quell’imbarcazione. La donna coglie immediatamente il parallelismo con la parte mancante della propria ricerca e il terribile intersecarsi della propria vita e del racconto orale si rovina sul volto della donna che si scoglie in lacrime. I pellegrini si rendono conto del ruolo che il divino ha donato loro e essi accompagnano la donna verso il luogo dove il piccolo corpo è stato seppellito. L’errare umano si trasforma così in una processione religiosa intensa che conduce un’anima gentile ma resa folle dalla malvagità umana verso una possibile rappacificazione. Sulla tomba avverrà quindi un evento miracoloso che fa parte del disegno divino e che permette di reinstallare la continuità della vita all’interno di un dramma. La madre e il figlio si incontrano in un’atmosfera celestiale e salvifica che riporta la storia religiosa europea dinnanzi al mondo spirituale orientale.

Britten, che 1956 aveva effettuato un viaggio nell’estremo Oriente, incide l’opera con gli strumenti conosciuti in quella sua trasferta. Il racconto del rapimento e della morte di un bambino è uno egli elementi maggiormente ricorrenti nel teatro giapponese ma gli influssi orientali non si limitano certo a questo tema. L’esecuzione della partitura musicale, diretta da Alan Woodbridge, è un elemento importante dell’opera e Britten ricalca la tipologia balinese del gamelan, con la presenza di tamburi non accordati, campanelle e di un gong. La musica accompagna tutto lo sviluppo della scena e lo fa in un continuo stridente e drammatico. La parte vocale fende tutta la storia della musica e del teatro, oscillando tra il canto gregoriano e il teatro sperimentale, la forma canonica della Messa e il teatro estremorientale, ma sempre in un cantato discendente che sembra elevarsi solo con l’intervento miracoloso dell’apparizione del giovane ragazzo (Cléobule Perrot).

Britten giunge con questa “parabola” ad una sintesi perfettamente riuscita di una ricerca personale complessa ed estremamente variegata. La messa in scena e la regia di Oliver Py, insieme allo scenario concepito da Pierre-André Weitz, sublimano quest’opera senza sbavature e con una concezione minimalista e compatta della presentazione scenica.

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©Bertrand Stofleth

L’Opéra de Lyon inaugure le Festival Britten avec Curlew River dans la mise en scène d’Oliver Py. Le drame d’une femme devenue folle suite à la disparition de son fils, devient le terrain d’expérimentation élu par Britten pour court-circuiter la tradition classique européenne, le théâtre Nō japonais, le gamelan balinais, et l’opéra du XXème siècle. Un opéra dramatique qui s’élève au rang d’une messe salvifique. Une mise en scène saisissante conçue par Oliver Py qui représente une véritable œuvre d’art.

Lo spettacolo continua:
Opéra de Lyon
1, Place de la Comédie – Lione (Francia)
fino a venerdì 25 aprile 2014
orari: sabato 12, giovedì 17 e venerdì 25 aprile ore 20.00, lunedì 21 aprile ore 16.00

Edinburgh International Festival e l’Opéra de Lyon presentano
Curlew River (opus 71)
di Benjamin Britten
Parable for Church Performance, 1964
su libretto di William Plomer, dalla pièce del teatro Nō giapponese Sumidagawa di Juro Motomasa
produzione Edinburgh International Festival
realizzazione dell’Opéra de Lyon
direzione musicale Alan Woodbridge
regia e luci Olivier Py
scenario e costumi Pierre-André Weitz
assistente alle luci Bertrand Killy

con
William Dazeley – baritono (Il traghettatore)
Michael Slattery – tenore (La folle)
Ivan Ludlow – baritono (Il viaggiatore)
Lukas Jakobski – basso (L’abate)
Cléobule Perrot (Lo spirito del ragazzo)
Jérôme Avenas, Brian Bruce, Philippe Maury, Didier Roussel, Jean-François Lathuraz, Charles Saillofest, Paolo Stupenengo (I pellegrini)
Orchestra e cori dell’Opéra de Lyon
L’opera fa parte del Festival Britten dell’Opéra de Lyon
http://opera-lyon.com/
http://festival.opera-lyon.com/