Dal Carcere, con amore

Il 30 giugno è andata in scena la prima nazionale dello spettacolo di Elisa Taddei, regista che da anni cura il laboratorio teatrale nel carcere di Sollicciano.

Inizia à la Brecht lo spettacolo frutto del laboratorio teatrale con i detenuti del carcere di Sollicciano. Una struttura penitenziaria che varca le 1.000 unità, anche se dovrebbe contenerne molte meno, circa 400 (fonti Wikipedia). Quest’anno è l’arguto, acuto, tragicomico lavoro intitolato Dal Carcere, a coinvolgere un gruppo di attori che non hanno niente da invidiare ai professionisti. Quello a cui abbiamo assistito è un racconto neutro e razionale sulla vita quotidiana in un istituto penitenziario, contemporaneamente emotivo e carezzevole; giocato con realismo, ma anche con una spontaneità tutt’altro che ingenua. Il suo impatto si deve agli interpreti, che incarnano loro stessi, e contemporaneamente si superano adottando mezzi e tecniche del teatro – lo straniamento nel narrare l’esistenza in carcere, il rapporto con lo spettatore, la vita fisica dello spazio scenico. La voce off di Oscar De Summa, che scorre parallela alle azioni, sottolinea e marca ciò che avviene sul palco.

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I tanti stati d’animo (dalla rabbia e l’alienazione, alla solitudine e il nichilismo) trovano il loro sbocco naturale nello spettacolo, dove alcuni degli attori riescono davvero a denudarsi delle apparenze e a catturare completamente l’attenzione della platea con una presenza vivace, ironica, carismatica. Tra le scene più apprezzate, quella in cui viene svelato il linguaggio segreto con cui comunicano le due sezioni, quella femminile e quella maschile, sventolando fazzoletti dalla finestra. Un alfabeto muto e tenero, che aiuta a esprimersi e a “dire di tutto“, con cui nascono e muoiono amicizie, talvolta amori. Anche il pubblico viene coinvolto nel gioco, e l’attore che domina la scena si rivela capace di gestire le situazioni performative più complesse.
Commovente il monologo dell’interprete dal marcatissimo accento toscano, in un non facile percorso a ritroso nel tempo della memoria. Un flusso di coscienza pieno di guizzi autoironici e momenti in cui la voce si posa delicatamente, quasi come polvere a terra.

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Il gruppo è stato gestito in maniera molto professionale dalla regista Elisa Taddei, che ha saputo estrarre il meglio dai partecipanti al laboratorio – forse a rischio dal prossimo anno, causa momentanea sospensione dei finanziamenti da parte della Regione Toscana, che da sempre appoggia il progetto.
Vi sono alcuni brevissimi momenti in cui la drammaturgia scivola in un’eccessiva ottica di vittimismo (le condizioni del carcere sono, sì, a volte disumane, ma non lo è anche la vita al di fuori del carcere, talvolta, ingiusta e disumana?). E si insinua, forte e prepotente, il dubbio (come anche accennato in un brano recitato) che la voglia di libertà sia tanto grande quanto la paura della libertà, e che molti dei detenuti, una volta liberi, facciano di tutto per tornare alla condizione di reclusione.
Dal Carcere è un lavoro che pone delle domande, come il vero teatro sa fare, e che sicuramente è riuscito a smuovere le acque interiori di noi tutti su cosa siano la colpa, il riscatto; su cosa siamo noi esseri umani quando, a volte per reati minori, ci ritroviamo a vivere in 4 in una cella. Per fortuna esiste il teatro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Carcere di Sollicciano

via Girolamo Minervini 2/r
Sollicciano, Firenze
30 giugno-1 luglio 2016 h.21:00

La Compagnia di Sollicciano e Krill Teatro in:
Dal Carcere

regia Elisa Taddei
voce off di Oscar De Summa
progetto Teatro a Sollicciano
con il sostegno di Fondazione Carlo Marchi