Un ladro gentiluomo tutto toscano

La brigata della Fondazione dell’Ottava fa rivivere il temibile brigante Federigo Bobini detto Gnicche sul palcoscenico del Teatro di Rifredi.

Una favola popolare balzata di nuovo alle luci della ribalta, quella di Gnicche, il leggendario bandito della Toscana post-unitaria. Giovanni Fantoni, il poeta di Ponte Buriano, ne celebrò la vita e le gesta nella canzone in ottava rima Delitti, arresto e morte di Federigo Bobini detto Gnicche. Perché Gnicche? Forse perché “porta in tasca un coltello fatto a cricche”, come dice il suo cantore? Non è dato sapere. Nato da una famiglia benestante, si trasferì da giovanissimo con il padre ad Arezzo, città dove visse nella perenne ricerca di agi e lussi, sollazzandosi fra partite di carte e numerose fanciulle sensibili alla sua galanteria. Questa vita dorata aveva, però, dei costi che Gnicche non era intenzionato a pagare con i frutti di un qualsivoglia lavoro e, come il Lucignolo di Collodi, cercò la via più breve per vivere nel paese della cuccagna scansando la fatica: fu così che cominciò a “togliere ai ricchi”, usando un nobile eufemismo per dire “rubare”, forse anche per “dare ai poveri”, come facevano altri declamati eroi. La leggenda popolare ha reso Gnicche una sorta di Robin Hood de noantri e la fine rocambolesca, che colse il bandito aretino a soli ventisei anni, suggellò l’aura eroicheggiante che lo circondava.

In quello stesso anno 1871 in cui un carabiniere finì Gnicche con una schioppettata nelle rene, Fantoni scrisse questa ballata in trentacinque ottave subito entrata a fare parte del ricco patrimonio folcloristico toscano.

Dopo la presentazione di David Riondino e Mauro Chechi, il palco è stato guadagnato dalle tre voci che, con modalità diverse, hanno interpretato il testo di Fantoni: Franco Ceccarelli e Marco Betti, poeti improvvisatori, hanno riproposto le ottave secondo la pura tradizione toscana, mentre Cristicchi ha interpretato le rime con la chiave più moderna della musica leggera, suonando e cantando le parole dello Gnicche.

Ceccarelli, insofferente alle briglie della ballata di Fantoni, dà sfogo al suo estro nella seconda parte dello spettacolo, una tenzone fra tre celebri briganti, dove lui interpreta proprio Gnicche, Betti il Passator cortese mentre a Chechi spetta Triburzi. Una bellissima prova di improvvisazione dal sapore antico, con un tocco di modernità dato dagli accenni pungenti alla politica moderna: «Questi signori -alludendo ai briganti- oggi sarebbero deputati o senatori» conclude Chechi. Apprezzabilissima, di questi tempi, la satira sana ed elegante, aliena dalle banali pacchianate che vessano menti e orecchie ormai fiaccate e assuefatte.
La parte più pregevole dello spettacolo, senza nulla togliere al Fantoni, è stata la gara improvvisata fra Chechi, Betti e Ceccarelli sul tema proposto dal pubblico stesso; solo in queste ottave sciolte, infatti, si è potuta apprezzare tutta la loro abilità tecnica sapientemente camuffata dietro la spontaneità dell’improvvisazione.

Lo spettacolo è andato in scena venerdì 29 aprile ore 21.00
Teatro di Rifredi
Via Vittorio Emanuele II, 303
50134 Firenze
055-4220361

Fondazione dell’Ottava- Accademia di Letteratura Orale/Pan Nostrale presenta
Delitti, arresto e morte di Federigo Bobini detto Gnicche
di Giovanni Fantoni
Presentano David Riondino e Mauro Chechi
con Marco Betti, Franco Ceccarelli e con la partecipazione straordinaria di Simone Cristicchi
musiche Mirko Guerrini e Stefano Tamborrin

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