Al Piccolo Teatro Studio, si accendono i riflettori sul drammaturgo svedese Lars Norén e la sua visione dell’inferno familiare.


Possono essere così interessanti, così rivelatori, i piccoli dettagli della vita di qualcuno? Il drammaturgo Lars Norén riesce a scriverci intorno una pièce teatrale dal sapore nordico, quello a cui noi, popolo mediterraneo, non siamo abituati, come spiega il regista Carmelo Rifici. Le due coppie protagoniste sono infelici, psicotiche, piene di problemi con se stesse e con gli altri, problemi che ovviamente non sono in grado di affrontare. Il testo mette a dura prova lo stomaco di un attore. Il distacco brechtiano dal ruolo interpretato è impossibile, l’attore al contrario deve calarsi nel personaggio, provarne le emozioni profonde come insegnava Stanislavskij e partecipare in prima persona a quella storia e a quel finale che, già dalle prime battute, si comprende non sarà lieto.

Lars Norén dice che il compito di un drammaturgo è quello di: “mangiare la realtà”. Ma com’è questa realtà della quale scrive? Senza speranza, incredibilmente cruda, avida e priva di amore. Il rapporto tra due persone è basato sulla prevaricazione, i membri delle coppie si distruggono a vicenda per poi rimettersi insieme. Si mescolano i componenti ma le basi restano invariate e non sono sufficienti per un rapporto duraturo.

La scenografia è impeccabile: lo spazio centrale del Piccolo Teatro Studio è occupato da mobili e arredi scenici che, di volta in volta, diventano libreria, bar, ristorante, appartamento e teatro.

Le didascalie del testo sono rappresentate visivamente tramite un cartellone di partenze e arrivi, simile a quelli di una stazione ferroviaria. Ma in questo spettacolo si tratta solo di partenze, perché nessun personaggio arriva da qualche parte: sono tutti insoddisfatti benché tentino di affermarsi nella vita con un lavoro, un matrimonio o un bambino. La maternità, in particolare, è un obiettivo che, pur desiderato, queste donne non raggiungeranno mai, soprattutto perché non vogliono davvero avere un figlio, ma piuttosto tentano di dare un senso alla loro esistenza e al loro rapporto di coppia.

I frammenti di vita attraverso i quali i personaggi si raccontano non sono momenti particolarmente importanti: una serata a teatro, una visita agli Uffizi, un salto in palestra. È importante però il modo in cui, attraverso queste semplici attività, si rivelano i meandri più segreti dei loro caratteri. Apparentemente tutto è a posto, la vita e il lavoro vanno bene, nessun problema coniugale. Il fallimento non è accettato, non è ammesso essere deboli. Ma questi personaggi sono al limite della realtà o potrebbero essere il nostro vicino di casa, il nostro migliore amico, noi stessi?

La bravura del drammaturgo, l’abilità di un regista come Rifici e l’ottima interpretazione attorale contribuiscono a rendere vero e agghiacciante l’universo infernale nel quale siamo proiettati per tre ore e mezza.

Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Studio
via Rivoli 6, Milano
fino a sabato 27 febbraio

Dettagli
di Lars Norén
regia Carmelo Rifici
traduzione Annuska Palme Sanavio
con (in ordine di locandina) Giovanni Crippa, Elena Ghiaurov, Francesco Colella, Melania Giglio, Gianluigi Fogacci, Silvia Pernarella
e con Ivan Senin
scene Guido Buganza
luci Claudio De Pace
costumi Margherita Baldoni
produzione Piccolo Teatro di Milano