Referendum sul domani

tordinona-romaOffRome e Compagnia dei Demoni, un ensemble di interpreti che gira lo stivale con produzioni indipendenti di assoluto livello (leggi le nostre recensioni), presentano, al Teatro Tordinona di Roma, Diario da Stranalandia.

Una pièce liberamente tratta da un testo di Stefano Benni, rappresentante di un genere di narrazione capace di sintetizzare realtà e fantasia e che potremmo definire racconto storico fantastico.

Definizione che splendidamente si adatta anche alla performance di Jacopo Maria Bicocchi e Massimo Malagugini, protagonisti di questo allestimento che rientra a pieno titolo nella concezione di un teatro dialettico. Povero e illusorio, reale e concreto, ludico e di denuncia.

Qualificativi, quelli citati, contraddittori solo in apparenza. Perché i due – stravolgendo una scenografia inizialmente scarna, ma valorizzata in diretta dal contributo materico offerto dagli stessi interpreti (ben altro contenuto scopriremo poi essere il vero protagonista di questa favola) – saranno capaci di renderla talmente ricca da rappresentare tanto se stessa quanto le proprie mentite spoglie; balle (termine che non usiamo a caso) che chiunque potrebbe raccontarsi per mettere a tacere la propria coscienza rispetto a una realtà che – marcia e opaca, ma patinata e vestita di paillettes – cela solo maldestramente quello ciò che è sotto gli occhi di tutti: il prezzo del benessere.

Perché le illusioni che l’uomo civilizzato si crea per giustificare la propria stessa condotta – nei confronti di un pianeta vampirizzato di risorse e letteralmente trattato come una discarica – sono necessariamente incrollabili in quanto palesemente insostenibili sia per l’inevitabile conseguenza finale (l’annientamento), sia per la strutturale debolezza pregiudiziale (l’idea che il consumo possa non avere fine).

Dal punto di vista narrativo e fino allo sconcertante finale, la messa in scena ricalca abbastanza fedelmente il concetto del racconto originario, attraverso la drammatizzazione delle pagine del diario di uno scienziato, Charles Moore. Malagugini e Bicocchi, infatti, per risolvere un inconveniente tecnico relativo alla proiezione di un documentario sull’accaduto, decidono di «raccontarcelo», interpretando rispettivamente Moore e una giornalista del New York Times, unici superstiti – per fortuna e fantasia – del naugrafio di una spedizione navale nata (non a caso) allo scopo di risolvere il problema delle correnti nelle rotte commerciali in una parte di oceano.

I due sbarcano così su Stranalandia, un’isola – disegnata live sulla scenografia nera (utilizzata a mo’di lavagna) con forme e tinte mai causali – abitata da improbabili animali e caratterizzata da paradossali dinamiche sociali, economiche e antropologiche.

Complice il trucco e la vestizione, l’immedesimazione tra persona e personaggio diventa identificazione, mentre il reale prende le sembianze del fantastico senza che i due piani possano mai confondersi, pur sovrapposti e separati da un sottile (e teatrale) velo di Maya.

I dialoghi tinti di leggera ironia e giocati sul filo di una infantile serietà (tipica di quando i discorsi sono con tutta evidenza non veri, ma creduti tali) e la fantasia al servizio dell’improvvisazione rendono bene la cifra di attori dalla grande padronanza scenica e di una regia attenta alla cura dei dettagli. Con le musiche che ben accompagnano l’incedere alto e mai intellettualistico della narrazione (No surprise, Hotel California, YMCA), progressivamente orende avvio il processo di risveglio dal meraviglioso sogno che sembrava concretizzarsi sul palco.

Infatti, a dispetto della gioia dei colori di cui i due interpreti sarebbero gli artefici («tutto questo l’abbiamo fatto noi»), la cruda realtà presenta alla fine il conto, anche quando «non è visibile da satellite».

Con la tensione drammatica che raggiunge il climax quanto gli attori decidono di ammirare veramente la propria opera, lo scioglimento (di cui preferiamo lasciarvi il piacere della scopertà) viene affidato a un colore verde fluorescente e radioattivo, lo stesso, e non a caso, delle stelle, ovvero di astri che da sempre rappresentano il più bel sogno del genere umano, mentre la componente metateatrale si intuisce scevra di ogni autoreferenzialità, mettendo con chiarezza e decisione lo spettatore di fronte alle responsabilità del giocare al vivere all’occidentale e delle sue tragiche conseguenze.

Una favola, la cui fine, speriamo, non sia stata ancora scritta, capace di lasciare letteralmente senza fiato, ma non senza speranza, perché tutto dipende da cosa ognuno di noi farà domani.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Tordinona

via degli Acquasparta 16, Roma

Compagnia dei Demoni e OffRome presentano all’interno di Rassegna Convergenze Urbane
Diario di Stranalandia
da Stefano Benni
un progetto di Jacopo Maria Bicocchi, Gisella Szaniszlò, Massimo Malagugini
Disegnato e interpretato da: Jacopo Maria Bicocchi, Massimo Malagugini