Ricreare l’India nella postmodernità

Una performance di Vita Accardi presso lo spazio dell’Aula Ottagona diventa un’indagine multimediale sul senso dello spiritualismo in un’epoca di dispersione del senso.

Lo spazio dell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, parte integrante del Museo Nazionale Romano, trasuda magia e sacralità; nel corso degli ultimi secoli molti sono stati i destini che hanno caratterizzato l’antico ambiente termale, da stalla a deposito pontificio, da cinema a planetario. La circolarità quasi mistica sovrastata dall’impetuosa cupola, e le otto pareti con le loro finestre mastodontiche, fanno della sala un luogo adatto per far riemergere l’assopita e trascurata energia del divino, soprattutto nell’epoca della comunicazione massmediale e del consumismo massificato.

D’altronde, un poeta “postmoderno” come Allen Ginsberg, massimo rappresentante della Beat Generation americana, dopo un importante viaggio in India cercò attraverso il suo approccio lirico di ricostituire e riscoprire lo spirito induista tra le maglie della metropoli americana. Una metropoli vorticante, dove Ginbserg porta al massimo livello di tensione simboli e immagini della modernità e la ricerca esasperata della riemersione del sacro. A partire dalla domanda di Ginsberg “come ricreare l’India?”, alla base dei suoi Indian Journals, Vita Accardi decide di costruire una performance proprio all’interno del sito dell’Aula Ottagona e crea Diario indiano: la dea Kalì trova sede nella sua manifestazione sciamanica nello spazio archeologico, rincorrendo l’evocazione spirituale attraverso un monologo fatto di impressioni, esperienze legate al consumo di droga, scorci della frenetica vita metropolitana di un artista bohemien.

In questa esperienza al confine tra rito e lettura, performance ed happening, la voce potente e amplificata dall’eco della sala di Vita Accardi si intensifica grazie alle musiche originali di Alvin Curran. Questo spazio religioso e di ispirazione orientale entra in conflitto con l’elemento animato di un leggio mobile continuamente rincorso dalla Accardi, un elemento scenografico di Massimo Bartolini, mentre la maschera della divinità induista è un’opera del noto artista Luigi Ontani. Già questo gruppo di interpreti ed artisti lascia comprendere la profondità dello spettacolo Diario indiano, un connubio perfettamente coordinato di elementi spesso contraddittori come contraddittorio è il profilo di Ginsberg a cui è ispirato; un gruppo di giovani indiani partecipa attivamente simulando una pioggia di stelle cadenti utilizzando uno strumento molto in voga tra i venditori abusivi, quasi a voler insistere su quel paradosso di sacro e profano, religione e kitsch, che d’altronde caratterizza la ricerca di Ontani da sempre. Uno spettacolo più complesso di quello che potrebbe sembrare a prima vista, che trova un valore aggiunto e un ambiente adatto nella Sala delle Terme di Diocleziano, come se solo lì potesse assumere senso questa serie di elementi scenici e performativi.

Lo spettacolo è andato in scena
Museo Nazionale Romano

Terma di diocleziano, Aula Ottagona
Via Giuseppe Romita, 8 – Roma
11 – 15 Dicembre
Ore 20.30

Diario indiano
tratto da Indian Journals march 1952 – may 1963 di Allen Ginsberg
regia e interpretazione Vita Accardi
scene animate Massimo Bartolini
intervento visivo Luigi Ontani
musiche originali Alcvin Curren
costume Jasmine Accardi

Credits photo ©Pierfrancesco Giordano