Un report del 21 e 22 agosto

In un’atmosfera surreale ove il tempo sembra sospeso così come le paure – rimandate non si sa perché a un prossimo futuro – alle ore 18.00, presso il Giardino Razzi, all’ombra di un gigantesco e inconsueto (viste le dimensioni) corbezzolo, si è tenuto il primo dei due incontri di presentazione di libri, previsti all’interno di Orizzonti Verticali, il Festival estivo che si tiene ogni anno a San Gimignano.

Oggi, presente il giornalista Fabrizio Calabresi come conduttore, la scrittrice Simona Maria Frigerio e la Compagnia Instabili Vaganti (ossia Anna Dora Dorno, regista, e Nicola Pianzola, performer e drammaturgo) per approfondire e illustrare il contenuto del libro The Global City – edito da Cue Press. Un libro che, come racconta Pianzola, autore dei testi dello spettacolo, nasce e racconta le esperienze (sue e di Dorno) a livello di ricerca, creazione e formazione attraverso l’incontro con realtà artistiche in tutto il mondo e, soprattutto, di scoperta delle tante megalopoli che, come puntualizza Anna Dora, sono un punto di arrivo per confrontarsi con il nuovo e raccogliere frammenti di memorie che – come aggiunge Nicola – hanno ricomposto, successivamente, il puzzle finale dello spettacolo. Un libro di viaggi che, come osserva Frigerio, nella sua prima parte nasce dall’enorme mole di lavoro di Instabili Vaganti, da lei esaminata, sia sotto forma di video sia di lunghe interviste preparatorie alla scrittura. Un libro che inizia con le prove del debutto di uno spettacolo (The Global City), come specifica Fabrizio Calabrese, per poi raccontarne la nascita e la costruzione – grazie a un lungo flashback scandito dalle tappe del viaggio esperienziale e artistico di Dorno e Pianzola. Le metropoli, al centro del discorso umano e professionale, dove ci si perde e ci si sente estranei; quasi dei non-luogo, ove si attua l’incontro con i partecipanti ai workshop di Instabili Vaganti, e ove si confrontano esperienze differenti – scandite da momenti d’incontro ma anche di scontro, come ricorda Anna Dora, affinché emergano i substrati emotivi e culturali da utilizzare, poi, in quei luoghi/non-luoghi dove possono rivivere momenti storici anche carichi di pathos. I ricordi degli artisti internazionali, quindi, quelli che tessono la trama dello spettacolo e del libro che ne è scaturito, ma anche quelli del pubblico – risvegliati dalla visione dello spettacolo come ricorda Simona. Gesti, canti, musiche e rumori – una specie di inconscio collettivo popolare – che solo dopo essere affiorati alla mente, ed essere stati riafferrati a livello consapevole, sono trasformati in scrittura scenica, come spiega Nicola. Un incontro che ha ribadito la necessità, per il teatro, di tornare a relazionarsi con il pubblico presente – in luoghi e modi a esso deputati.

A seguire, nel Giardino di Galleria Continua, la performer Irene Pittatore presenta la video-installazione Covid-19 Isolation Journal; il racconto della pandemia vissuta/costretta per la maggior parte del tempo all’interno delle mura domestiche – esemplificate in una vasca da bagno e un lavandino. Una visione metaforica dei lunghi periodi trascorsi, obbligati in uno spazio ristretto, privati della linfa vitale che ci viene dal confronto/incontro con gli altri e dalla possibilità di muoverci in autonomia. Un azzeramento della socialità e del viaggio che impone di inventarci spazi mentali e narrazioni fantastiche per sopravvivere; sprazzi di follia e momenti di gioco, ricoperti da una impenetrabile cappa che tentiamo di rimuovere anche solo parzialmente per rifugiarci nel sogno – unica chance di reale libertà. Un video costruito con le riprese fatte con l’unico mezzo disponibile, uno smartphone, ma che significativamente ci ha mostrato a quali livelli di costrizione ci ha condotti la gestione della pandemia e i simboli che l’hanno caratterizzata.

In serata, nel bellissimo Giardino Niccolai, la Compagnia Arearea mette in scena Homing. La coreografa e danzatrice Marta Bevilacqua si muove sul tappeto erboso per affrontare il tema delle migrazioni e del ritorno negli stessi luoghi con cadenze temporali precise. La scritta “Nature is not a place to visit, it is home” rimanda all’importanza di avere cura e preservare la stessa. La natura non come uno spazio (con i suoi abitanti) da consumare, visitandolo, bensì da vivere – con tutte le accortezze che avremmo, se lo considerassimo un luogo che ci è caro.

Domenica 22, alle ore 18.00 si ricomincia sempre con la presentazione di un libro. Presso il Giardino dell’ex Conservatorio di Santa Chiara, protagonista dell’appuntamento, Francesca De Sanctis, giornalista de L’Unità, e autrice di Una storia al contrario – edito da Giulio Perrone. Il libro narra le vicissitudini dei mai licenziati lavoratori della storica testata che, da giornaliera (in quanto quotidiano), è diventata annuale – uscendo a maggio di ogni anno in forma di numero unico. A quanto si evince dal racconto, infatti, la proprietà – Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina – mantenendo aperta la testata con un solo numero l’anno, evita di accollarsi la liquidazione dei giornalisti. Conduce l’intervista a De Sanctis, la giornalista Chiara Dino, che pone l’accento sulla parcellizzazione e precarizzazione del mondo del lavoro, anche intellettuale, così da mettere in discussione il valore democratico e fondamentale dell’informazione. L’autrice, dopo vent’anni di lavoro subordinato nella sezione cultura del quotidiano fondato da Gramsci, si è ritrovata in una situazione allucinante in quanto mai licenziata (come, del resto, tutti u suoi colleghi), ma 

senza stipendio e privata del trattamento di fine rapporto. Non solo, in questi quattro anni ha trovato solamente posizioni come free-lance, che non garantiscono quella libertà di informazione che un giornalista dovrebbe garantire e pretendere. La scrittura è diventata valvola di sfogo e di denuncia, associata alla necessità di non rassegnarsi a un futuro precario – sia da un punto di vista lavorativo che economico. Un isolamento che risente della mancanza del lavoro in redazione e di reali prospettive per il futuro. Nel dibattito che ne è seguito è stata evidenziata l’assenza, in Italia, di editori puri (che non siano partiti o proprietari di aziende che utilizzano l’editoria a fini altri) e, conseguentemente, l’appiattimento dell’informazione ai diktat del Governo (visti anche i finanziamenti pubblici e le garanzie bancarie da esso sottoscritte). Anche molti proprietari di testate, in realtà imprenditori di altri settori, hanno sempre più inficiato la credibilità della carta stampata e la sua reale capacità d’informazione.

Al Giardino Beconcini, la Compagnia Giardini Chiuso presenta la video-performance in 3D, L’Imputato non è colpevole. Processo a Soghomon Tehlirian, tratto dagli atti del processo Talaat Pascià. Lo spettacolo, visibile attraverso visori, tratta del genocidio degli armeni a opera di alti funzionari dell’Impero Ottomano, e della vendetta degli armeni portata avanti attraverso l’uccisione dei promotori del genocidio. Dei diversi, rintracciati in tutto il mondo, Giardini Chiuso si concentra su Talaat Pascià, il quale fu assassinato a Berlino da Soghomon Tehlirian, e sul processo a carico di quest’ultimo tenutosi in Germania. Un tema interessante, quello presentato, con la prima parte – che srotola fatti ed editti emessi – significativa e coinvolgente (anche se l’impossibilità di intervenire, per lo spettatore, durante la visione – magari focalizzandosi su una mappa o un documento, come suggerirebbe l’uso del 3D – rende un po’ inutile l’utilizzo del visore). Assistere a uno spettacolo che trae forza dalla sua nudità e drammaticità, nell’isolamento fisico (sebbene l’audio e la rumoristica siano di buona qualità), rispetto a una visione condivisa in platea, dal vivo, e per quanto l’argomento sia interessante, non raggiunge il medesimo impatto emotivo. Alla fine rimane il rimpianto di non aver potuto assistervi in presenza, in una precedente edizione di OV.

Alle ore 21.30, nel Parco della Rocca di Montestaffoli, il Festival si chiude con la Compagnia Teatro Studio Krypton che mette in scena L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckeett – con la traduzione di Carlo Fruttero. Interprete Giancarlo Cauteruccio. In uno spazio scenico, ricavato in una nicchia naturale, i ricordi sommergono il presente: un presente che trascorre lento ma inesorabile muovendosi, a tentoni, alla ricerca e conservazione di brandelli di vita passata. Un magnetofono, strumento d’altri tempi, per fissare e riascoltare un particolare momento, forse l’unico davvero vissuto appieno e, perciò, felice: per poterlo, finché sarà possibile, rivivere anche solo nella mente. Una recitazione forse un po’ troppo partecipata che toglie asciuttezza a un testo beckettiano tra i più icastici. Come scriveva Saba: “Per rinascere vorrei le stesse cose”: Krapp forse le vorrebbe ma reagendovi in altra maniera rispetto al passato – non più fuggendole, bensì tuffandocisi.

Un’edizione, questa di Orizzonti Verticali, che – involontariamente smentendo il nome della Compagnia (Giardini ‘Chiusi’) che lo organizza – ha aperto angoli di bellezza, solitamente esclusi alla vista, in quanto appartenenti a dimore private. Eventi e performance si sono snodati nei giardini di San Gimignano, dimostrando come i suoi abitanti, nonostante il Covid e le continue restrizioni che ci hanno accompagnati in questi ultimi 18 mesi, siano non solamente generosi ma anche compartecipi nell’organizzazione del Festival.

Orizzonti Verticali 2021
da venerdì 20 a domenica 22 agosto 2021
San Gimignano, varie location

sabato 21 agosto, ore 18.00
Giardino Razzi
via degli Innocenti
Incontro con Instabili Vaganti e Simona Maria Frigerio per la presentazione del libro The Global City
conduce Fabrizio Calabrese

ore 20.00
Giardino Galleria Continua
via del Castello
Covid-19 Isolation Journal
Irene Pittatore
(installazione video) 

ore 21.00
Giardino Niccolai
via Berignano
Arearea presenta:
Homing
coreografia e danza Marta Bevilacqua

domenica 22 agosto
ore 18.00
Giardino dell’ex Conservatorio di Santa Chiara
via Folgore
Incontro con Francesca De Sanctis e presentazione del suo libro Una storia al contrario
conduce Chiara Dino

ore 20.15
Orto Beconcini
piazza Pecori
Giardino Chiuso presenta:
L’imputato non è colpevole
Il processo a Soghomon Tehlirian
(performance video in 3D per due spettatori) 

ore 21.30
Parco della Rocca di Montestaffoli
Compagnia Teatro Studio Krypton presenta:
L’ultimo nastro di Krapp
di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero
diretto e interpretato da Giancarlo Cauteruccio