Oltre lo svago c’è di più?

teatrobrancaccio-romaTrionfo di pubblico per Dignità autonome di prostituzione al Teatro Brancaccio di Roma.

Su Dignità autonome di prostituzione, Persinsala ha già espresso la propria opinione con due tra le sue firme più autorevoli. La prima, di Michela di Michele, ne ha decostruito il senso più profondamente romantico, perché «il teatro vero, come l’amore, non si fa per noia, né si sceglie per professione, lo si fa solo per passione». La seconda, di Alessandro Alfieri, ne ha invece attraversato i confini più inquietanti, per cui «non ci si stupirebbe neanche se qualcuno entrasse e iniziasse a sparare sul pubblico».
Entrambi le recensioni sono, però, concordi nel riconoscere valore a questo spettacolo, ché «non lascia indifferenti, non finisce a sipario chiuso e non lascia indenni» (Michela di Michele), presentandosi come «trionfo della goliardia e della stravaganza, vortice di emozioni, evento interminabile dove si viene coinvolti direttamente; il pubblico apprezza» (Alessandro Alfieri).

Riconoscimenti espliciti e in gran parte condivisibili di fronte alla solidità con cui si presenta questo format risultato dalla collaborazione tra il sempre istrionico Luciano Melchionna e Betta Cianchini. Merito, di certo, di una regia esperta e dinamica, come anche di alcune interpretazioni (tra cui quella della stessa Betta, splendida e richiestissima nel ruolo della prostituta Anja) capaci di esaltare un testo che – entusiasmante nell’introduzione e divertente nella lunga chiusura – non sempre ha retto nelle  proprie declinazioni monologiche tra i vari personaggi del bordello.

Tuttavia, val la pena guardare costruttivamente tra le pieghe di questo allestimento nella sua complessità. Soprattutto perché, così ben confezionato e d’impatto, dichiara palesemente i propri obiettivi culturali.

Da un lato, è del tutto evidente come queste quattro lunghe ore di rappresentazione abbiano il grande e non scontato merito di riuscire a lasciare nel pubblico la vivida e adrenalinica sensazione del divertimento. Dall’altro, non è ardito intravedere nell’impianto drammaturgico un pesante e intellettualistico adagiarsi su istanze più comiche che concretamente umoristiche.

Se, infatti, la forma scenica, pur non tradizionale, appare ormai standardizzata, il testo e la sua interpretazione, abbandonato il gusto della trasgressione e dell’anticonformismo, sembrano insistere su un innocuo misto di allegria e spensieratezza, perdendo così un pezzo della propria spiazzante personalità, quel polemico carattere di audace accostamento – formale e simbolico – tra la dignitosa prostituzione dell’artista libero (autonomo) e la mercificazione del teatro contemporaneo.

Alcune scelte potrebbero spiegare questa involuzione, oggi forse più che altro percepita come un rischio potenziale da chi è addetto ai lavori, ma da non trascurare.
In assenza di un vero e proprio intrattenimento strutturato e itinerante, la fase durante la quale gli interpreti «la danno a tutti» risulta, infatti, patire l’anarchia dell’allestimento – che pure sarebbe funzionale – data dalla confusa e monotona alternanza tra trattative (a volte scontate), lunghi peregrinaggi «nei posti più disparati» e attese in sala. La comicità del trovarsi erranti in un teatro o per strada, accostata alla disorganicità del ritmo, di per sé già spezzato nella parte centrale, unita alla prevedibilità dello svolgimento, sono tutti fattori che – paradossalmente – non agevolano meccanismi esperienziali realmente partecipativi, ma piuttosto il passivo (seppur piacevole) trascinamento in attesa che qualcosa accada.

Rispetto alla popolarità di cui gode – anche a livello internazionale, avendo partecipato con successo alla prima edizione del FITT – Festival Internazionale di Teatro di Tarragona (Spagna) – DAdP sembra aver disperso le proprie migliori energie nel proprio stesso trionfo, proponendo un’esperienza rodata di puro svago e leggerezza, ma posta al pericolo confine della vacua genericità.
Una Casa Chiusa dell’Arte, nata con l’intento di essere «una provocazione giocosa e sorprendente per riavvicinare il pubblico al mestiere più antico del mondo», che sta iniziando a lasciar intravedere sfumature di grigio nel propro ambizioso progetto di rivoluzione culturale, per stanziarsi saldamente in quella di semplice divertissement intellettuale.

Uno sviluppo, purtroppo, contraddittorio, ma latente e da non sottovalutare.

Lo spettacolo continua:
TEATRO BRANCACCIO

via Merulana 244 – ROMA
dal 18 settembre all’8 ottobre 2014
ore 21:00, ingresso consentito fino alle 23:00

Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e Associazione “Non camminare scalza”
presentano
DIGNITÀ AUTONOME di PROSTITUZIONE
uno spettacolo di Luciano Melchionna
dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna
regia Luciano Melchionna
luci Camilla Piccioni
costumi Michela Marino
fonico Luigi Di Martino
assistenti alla regia Andrea Caiazzo – Marika De Chiara
organizzatore Antonio Cappelli
amministrazione Roberta Caldironi
web promotion Diego Serra
si ringrazia per la collaborazione Francesca Pompili per Utopia
con Michela Andreozzi, Agostino Aresu, Maria Chiara Augenti, Raffaele Ausiello, Tiziana Avarista, Alessandro Baronio, Gaia Benassi, Lina Bernardi, Patrizia Bollini, Andrea Caiazzo, Betta Cianchini, Camillo Ciorciaro, Cinzia Cordella, Salvatore Corigliano, Veronica D’Elia, Marika De Chiara, Sylvia De_Fanti, Valentina De_Giovanni, Adelaide Di_Bitonto, Antonella Elia, Clio Evans, Adriano Falivene, Annarita Ferraro, Fiordaliso, Emanuela Gabrieli, Giulia Galiani, David Gallarello, Martina Galletta, Sebastiano Gavasso, Irene Grasso, Gabriele Guerra, Davide Guglielmi, Her, Alessandro Lui, Milla, Momo, Francesco Montanari, Alessandra Muccioli, Joan Negrié, Lavinia Origoni, Carla Petrachi, Caterina Pontrandolfo, Autilia Ranieri, Daniele Russo, Paola Sambo, Lorenzo Schiavo, Simona Seraponte, Shi Yang Shi, Enrico Sortino, Chiara Spoletini, Sandro Stefanini, Dalal Suleiman, Adele Tirante, Nella Tirante, Massimiliano Vado , Emanuela Valiante, Fabio Vasco e gli allievi della Scuola di Recitazione Fondamenta di Roma (come “Liette”)