Teatro, passione a luci rosse

Teatro trasfigurato in bordello: ovvero come ritrovarsi inaspettatamente, fino all’una e mezza di notte, a una festa congegnata nel minimo dettaglio, travolti da un’energia inarrestabile.

Dignità autonome di prostituzione non è una pièce, né un’opera teatrale in senso stretto, bensì uno spettacolo esplosivo, che scardina dal suo stesso interno le norme classiche del teatro a cui si è abituati ad assistere. È una festa. È il trionfo della goliardia e della stravaganza, un vortice di emozioni, un evento interminabile dove si viene coinvolti direttamente; il pubblico apprezza, e non è un caso che lo show di Betta Cianchini e Luciano Melchionna – drammaturgo eclettico e sorprendente – faccia il tutto esaurito pur calcando le scene da vari anni.

Ci si trova in una fila gigantesca, davanti a un bordello degno dei fasti di Pigalle, con tanto di donne succinte in vetrina. Dopo una lunga attesa si aprono le porte del tempio del piacere, e il pubblico è trasportato in una dimensione assurda, un’atmosfera che oscilla tra burlesque, grand guignol, ispirazioni espressioniste weimeriane, circo, concerto, cabaret. Troppe cose? Forse, ma Dignità autonome è tutto sotto il segno dell’eccesso, del superamento del limite, perché solo così ci si apre all’imprevedibile. La sala è invasa da effetti pirotecnici, fumo e luci rosse, sedili divelti e corpi abbandonati in giro. Poi si assiste a un’apertura degna dei migliori Brecht e Weill, con musica e interventi dei trentatré attori sparsi nella sala del teatro Quirino, che inaugura con questo spettacolo la rassegna Autogestito di Marianella Bargilli.

Un’apertura, questa, che vuole sferrare un attacco diretto ed esplicito al vergognoso scenario politico e sociale determinato negli ultimi anni; un’accusa specialmente rivolta a chi ha rinunciato a finanziare l’arte e il teatro perché forse «troppo impegnato a non finire in galera e a passare le serate con le ragazzine». L’accusa di questo gruppo di artisti è decisa e radicale, ma anche carica di ansia, come dimostra l’ambiente ricreato, in qualche maniera opprimente e claustrofobico. L’happening diventa inquietante: non ci si stupirebbe neanche se qualcuno entrasse e iniziasse a sparare sul pubblico!

Si passa quindi alla seconda fase dello show: spiegano che con i dollari finti consegnatici all’ingresso è possibile trattare il prezzo con le varie “prostitute” e “prostituti” della casa chiusa, e decidere a quale “pillola teatrale” assistere. Gli attori sono molti, tutti di prim’ordine, la maggior parte giovani; i loro monologhi sono sketch comici o racconti ispirati al dolore, alla prostituzione, alla precarietà della vita, all’Italia di oggi.

Per assistere alle esibizioni, lo spettatore si sposta da un punto all’altro del teatro, accompagnato da Wanda, la maîtresse, che urla come impazzita rivolgendosi ai turisti.

Una bolgia d’altri tempi, insomma, dove il teatro scompare, esce da se stesso e invade ogni cosa. Rispetto all’incipit, il finale lascia perplessi: scompaiono i toni espressivi e ansiogeni e ci si ritrova in un luogo dove la catastrofe è superata ed è ormai tempo di divertirsi con lo show televisivo, la musica, i buoni sentimenti. Certo, esecutori straordinari – come la cantautrice Momo – e un repertorio di canzoni attinto dalla migliore tradizione italiana: si fa però l’una e trenta in un infinito baraccone che rischia di instillare l’idea che, tutto sommato, Berlusconi o non Berlusconi, crisi o non crisi, si stia bene comunque e ci si possa continuare a divertire. Sarebbe forse stato meglio chiudere con un pizzico di cupezza o di malinconia in più, o con un giusto messaggio di rabbia.

Così accade che una serata che si immaginava chiusa con Bella Ciao capitoli in un Quirino trasformato in balera sulle note di New York, New York.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Quirino
via delle Vergini, 7 – Roma
fino a mercoledì 25 Maggio , ore 20.45
Dignità Autonome di Prostituzione

di Luciano Melchionna
da un format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna