Se son rose

Terreni Fertili FestivalDomenica 21 luglio si è concluso a Gualtieri, presso il Teatro Sociale, Direction Under 30 2019, il concorso dedicato, come dice il nome stesso, al teatro contemporaneo realizzato, ma anche selezionato e giudicato, da under 30

La Giuria popolare (composta da appassionati) e la Giuria critica (formata da giovani critici già attivi in giornali e riviste) hanno così proclamato i vincitori di questa sesta edizione. Ad aggiudicarsi il premio delle due giurie riunite è stata la Compagnia Bernabéu Covello con lo spettacolo Un po’ di più – andato in scena domenica pomeriggio alle 15.00.

Doppietta per Giulia Spattini con Her On che ha vinto il premio della Giuria critica, che comporta una replica nell’ambito del Festival Aperto Reggio Emilia, il prossimo 22 settembre presso il Teatro Cavallerizza; nonché il premio speciale di PNP Pubblico Non Privato • Spettatori Mobili, con una replica nel corso della programmazione del Teatro Magro di Mantova.

La fase finale del concorso è durata tre giorni ed è iniziata il 19 luglio. Si registra con piacere che il Teatro di Gualtieri ha visto una buona affluenza di pubblico per tutti e sei gli spettacoli finalisti.
Proprio il 19 sera eravamo presenti nello splendido teatro della cittadina emiliana per assistere alle prime due performance in gara: Mamma son tanto felice perché di Angelica Bifano e Pramkicker di Bimbos Factory.

La serata è iniziata alle 19.00. In quella splendida platea vuota circondata dalle colonne dei palchetti, Angelica Bifano ha portato in scena, con l’aiuto di una coperta, diverse sedie e un pacchetto di patatine, il suo spettacolo. Una riflessione sul lutto, realizzata come restituzione di una scena quotidiana, seguendo per filo e per segno, sotto tutti i punti di vista e dal principio alla fine, il pranzo della domenica. Un ricordo, un flashback presente, forse, nella mente della donna che rammenta la madre. Ecco, quindi, la visita all’anziana, praticamente immobile, i lavori per prendersi cura della casa, il bucato, la preparazione del pranzo, l’arrivo della numerosa famiglia: il gruppo di fratelli accompagnati da mogli e figli. Tutti riuniti intorno a quella madre che li tiene insieme, in quel rito domenicale che è simbolo di un’unione che si sospetta finirà con la scomparsa dell’anziana donna, collante di tutti.
L’attrice trascolora da un personaggio all’altro con grazia, quasi danzando. Ogni personaggio è un vero ritratto, un membro della tipica famiglia italiana, con le sue smorfie, i suoi volti, i suoi toni di voce, le sue dinamiche familiari.
Assistiamo all’intero pranzo, mentre la situazione si fa sempre più vorticosa tanto da diventare difficile seguirla. Si è affaticati e, a dire il vero, anche un po’ stanchi.
Alla fine dell’evento, quando tutti se ne tornano a casa, ecco il passaggio al presente (anche se, per essere precisi, ci sono altri due momenti fuori dal ricordo, all’inizio e nel mezzo del flashback): donna che ricorda, casa vuota, in piedi, con le frasi della madre nella testa, presenti, sempre presenti e, chissà perché, tutte di rimprovero e critica.
Le frasi che ricorda hanno un sapore diverso dalla parlata della madre, che abbiamo sentito fino a quel momento. È tutto ciò che la figlia ha tenuto della madre: critiche critiche critiche. Un punto di vista emotivo da figlio, senza rimpianto, con la permanenza delle voci interiorizzate e il senso della mancanza di un semplice “ti voglio bene”. Con la tristezza e l’amarezza di non averlo mai sentito.
Simboli della scomparsa sono proprio il “ti voglio bene” non detto, il ricordo del momento della famiglia unita, la sedia vuota. In una casa che è materialmente uguale, prima e dopo, e nonostante tutto irrimediabilmente diversa.

Come secondo spettacolo della serata è stato scelto Pramkicker di Bimbos Factory.
Due sorelle molto diverse, unite da uno strano rapporto. La maggiore – estrema, ribelle e rabbiosa Jude – obbliga la minore, Susy, a prendere parte a un corso contro la rabbia, al quale deve partecipare dopo aver preso a calci una carrozzina e per evitare conseguenze gravi. Il corso, in realtà, si rivela fondamentalmente un’occasione (lo strumento drammaturgico) per dare l’avvio alla storia e determinare un’evoluzione nel rapporto fra le due donne.
A livello di messinscena, personaggi e storia risultano – almeno in alcuni momenti – fortemente stereotipati: si ha la sensazione di avere a che fare non tanto con la rappresentazione della vita reale, ritratta dal vero, ma già con un suo cliché, un suo modello, magari ispirato da tv e fiction. Sensazione che, però, scompare in altri momenti più drammatici e veri. Con una sorta di andamento altalenante.
A lungo andare, inoltre, infastidisce un po’ il linguaggio, segnato dalla presenza costante di parole volgari che fanno parte dell’idioletto, dello slang, dei due personaggi, creando una superficie del discorso tutta bucata, lacunosa: pieno di quei biiiiip che si accompagnano a ogni parolaccia, facendoci sorgere il dubbio di quanto il vuoto lasciato dai biiiiip rifletta il vuoto di sostanza intellettuale ed emotiva. Se non ci sono altre parole per descrivere, cosa c’è sotto? Solo metà del testo, metà del pensiero e delle emozioni?
Lo spettacolo è, nel suo complesso, una riflessione sulla maternità, una nuova voce interessante e necessaria. Uno spettacolo femminile, nel senso migliore. La voce di quella metà del mondo, che troppo spesso (visti millenni di silenzio) non ha voce. E tuttavia ci si chiede se non sia settoriale: come è vissuta una simile performance dal mondo maschile? Può venire accolta come merita? Ha lo stesso senso e la stessa rilevanza? La stessa drammaticità? Lo stesso peso esistenziale?
Senza dubbio è fondamentale sollevare questi temi, porgere quelle domande. Domande esistenziali potenzialmente devastanti. Indagare, alzare il velo, più che fornire risposte – che, al contrario, non sono mai definitive e lasciate alla coscienza di ciascuno, singolarmente, nella propria solitudine.

Di entrambi gli spettacoli colpisce la scelta di affrontare temi quotidiani, importanti e densi allo stesso tempo. Ma anche la sensazione di un restare in superficie (soprattutto per quanto riguarda Mamma son tanto felice perché). C’è molto vigore, passione e determinazione. Per il resto ci sarà tempo.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Terreni Fertili Festival – Direction Under 30:
Teatro Sociale
Piazza IV Novembre, 29 – Gualtieri (RE)

venerdì 19 luglio 2019
ore 19.00
Mamma son tanto felice perché
di e con Angelica Bifano
disegno luci Federico Calzini

ore 21.30
Pramkicker
con Caterina Marino e Beth McCreton
regia Federico Brugnone