Quel cavaliere errante che vive in (quasi) tutti noi

Corrado d’Elia porta al Teatro Leonardo di Milano la sua versione di Don Chisciotte: un monologo sui sogni e sul teatro.

Vale ancora la pena raccontare Don Chisciotte? Domanda retorica. Basta pensare al film di Terry Gilliam, L’uomo che uccise Don Chisciotte (da vedere, per la sua genialità, pur nella sua incoerenza), frutto di un vecchio sogno.

Don Chisciotte, come tutti gli archetipi, continua a parlarci. Il punto, dunque, è come lo si racconta. Corrado d’Elia sfrutta, nello spettacolo in scena al Teatro Leonardo di Milano, il suo istrionismo per farsi in due: da una parte sintetizza la storia del cavaliere e del suo scudiero, come l’ha scritta Cervantes. Dall’altra narra la sua storia, di come, cioè, ha costruito lo spettacolo.

In sintesi: Don Chisciotte gli serve non soltanto per parlare dei sogni e del nostro bisogno dei sognatori falliti. Ma anche, e soprattutto, per parlare del suo rapporto con il teatro. Che è un rapporto viscerale, indistruttibile, quasi drammatico. E questo è il limite di d’Elia e un po’ di tutto il suo teatro: bravissimo, impeccabile, efficace, sembra sempre prendersi troppo sul serio. E così vanifica un po’ l’effetto Cervantes, ovvero quella necessaria ironia che rende la follia poetica, ma anche umana. Terry Gilliam ci riesce. D’Elia non tanto. E, forse, a smorzare una necessaria presa di distanza da se stesso, dalle sue frasi a effetto e dalle sue idee contribuisce, come già nella sua versione di Moby Dick, una “colonna sonora” sbagliata: onnipresente, spesso banale, incalzante, hollywoodiana nell’approccio trionfale e retorico.

Chissà chi gli sceglie canzoni e musiche, ma di musica non ha il palato fino. Peccato. Da vedere, comunque.

Lo spettacolo è in scena
Teatro Leonardo

Via Ampère 1 – Milano
fino al 2 dicembre 2018
visto il 27 novembre alle 20,30

Don Chisciotte
da Miguel de Cervantes
progetto e regia Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia
scenografia Chiara Salvucci
costumi Rossana Parise
assistente alla regia Federica D’Angelo
luci Christian Laface
fonica Edoardo Ridolfi
organizzazione Caterina Mariani
produzione Compagnia Corrado d’Elia
(durata: un’ora)